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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Paolo Manazza per "CorrierEconomia - Corriere della Sera"
Fame d’arte. Si potrebbe intitolare così una recente ricerca compiuta dall’Aipb (l’Associazione italiana private banking) sull’attenzione che i clienti italiani più ricchi hanno mostrato, nel corso degli ultimi anni, verso gli acquisti d’arte. Quasi la metà (il 47%) delle famiglie intervistate possiede opere. E l’83% dichiara di essere interessato a ricevere, su questo particolare segmento, un servizio dall’istituto bancario.
Il focus traccia un orizzonte sulla trasformazione delle abitudini consulenziali relative al complicato universo degli investimenti nel bello. Mentre il ricorso a mercanti/gallerie e alle case d’asta resta immutato (52% per i primi e 21% per le seconde), è cresciuto invece il rapporto con esperti indipendenti (dal 38% al 43%), compagnie assicurative (dal 2% al 10%), commercialisti (dal 2% al 5%) e, ben appunto, banche (dal 5% all’8%).
La fotografia del collezionista appare per nulla scontata, se non per il fatto che vive prevalentemente in grandi città. Per il resto non esistono grandi differenze tra uomini (41%) e donne (38%), età (sino a 40 anni il 40%; oltre il 41%) e istruzione (con laurea il 44%, senza il 38%).
Quantità
La dimensione del patrimonio totale incide invece in modo diretto sulla scelta di differenziare una parte del denaro investito in beni reali. Anche se, c’è da notare, che le percentuali di interesse verso acquisti d’arte sono cresciute esponenzialmente rispetto a un decennio fa.
il triplo elvis di warhol venduto per 65 milioni di euro 1
Oggi chi ha in gestione sino a un milione di euro dichiara per il 32,6% di possedere opere. Una percentuale che sale al 55,5% per chi ha riserve di oltre un milione e al 58,6% per i paperoni con oltre cinque milioni. La ricerca cristallizza bene i bisogni alla radice del collezionismo. L’aspetto puramente speculativo (ossia «l’acquisto di opere volto alla conservazione e possibilmente all’incremento del patrimonio personale») è soltanto uno degli elementi scatenanti.
Ma resta, comunque e sempre, coniugato ad altri tre fattori. Il bisogno emozionale, ossia un’esigenza legata alla sfera intima di ciascun individuo. Il bisogno di testimonianza, ovvero il risvolto pubblico di grandi collezionisti e di istituzioni che attraverso la scelta di opere acquistate testimoniano se stessi. E infine il bisogno di status-symbol ossia la necessità che alcune persone hanno di comprare arte per essere qualificati e riconosciuti come uomini di cultura dal gusto raffinato. E’ evidente che a seconda del peso di questi tre fattori cambia l’orientamento.
il triplo elvis di warhol venduto per 65 milioni di euro 2
Negli ultimi anni, a livello internazionale, l’ampia crescita di attenzione verso l’arte contemporanea è riuscita spesso a fondere questi tre bisogni. Nel senso che la ricerca di emozioni unita a uno studio estetico, con miglioramento della propria sensibilità percettiva, ha permesso di orientarsi verso scelte e scoperte di autori o nuovi talenti in grado nel tempo di accrescere anche la visibilità della propria collezione.
Certo, la passione verso i cosiddetti Old Master ossia la pittura antica, mostra sempre un alto indice di stabilità nei valori. E, di conseguenza, risultati migliori nelle performance difensive del patrimonio investito. Mentre i segmenti dell’arte moderna e contemporanea appaiono più rischiosi sotto questo profilo.
Evoluzione
Lucio Fontana - Natura (terracotta, 1959-60)
Se un tempo tra i servizi più richiesti agli istituti bancari vi erano quelli legati alla consulenza nella trasmissione generazionale di patrimoni d’arte, oggi la situazione appare modificata. Al primo posto restano i servizi peritali legati all’assicurazione. Quelli inerenti la ricerca e il rilascio di perizie sono passati dal 33% all’attuale 45%. Stessa percentuale di crescita per l’assistenza diretta su acquisti e vendite. Mentre la valutazione estimativa è passata dal 31% al 39%.
Un forte plus per gli istituti consiste nel fatto che, nella maggior parte dei casi, il servizio di art advisory è fornito gratuitamente nell’ambito della consulenza globale. Ad esclusione delle spese vive di interventi gestione e manutenzione (le fee delle fondazioni per le autentiche, le spese di restauro, trasporto, assicurazione).
Lucio Fontana - Torso Italico (1930-31)
Normalmente, all’interno del wealth management, l’attività di art banking è gestita da una persona dedicata di estrazione bancaria. Che si avvale, per oltre la metà dei casi in cui il servizio è fornito, di strutture specializzate in outsourcing. Attualmente sono circa il 44% gli istituti che non offrono questo servizio, mentre ben il 13% lo ha in fase di allestimento.
La crescita di interesse delle banche verso l’art advisory è proporzionalmente legata all’aumento di interesse generale verso l’arte. E soprattutto alla forte tendenza (39% degli intervistati) a considerare con estremo interesse la propria banca come interlocutore nei servizi necessari alla gestione ed incremento del proprio patrimonio artistico.
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