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Andrea Scanzi per il “Fatto quotidiano”
Col consueto atteggiamento da camerata, Sinisa Mihajlovic aveva così tuonato prima delle quattro partite “facili” con Carpi, Verona, Frosinone e Bologna: “Se firmerei per 10 punti? Assolutamente no”. Ha fatto bene, perché poi di punti non ne ha raccolti 10 ma 5: la metà esatta. Bravissimo. Asserire che la colpa dell’ennesima stagione ridicola del Milan sia solo di Mihajlovic sarebbe tanto ingiusto quanto delittuoso. Il Milan 2015/16 è una squadra da sesto/ottavo posto.
BERLUSCONI MIHAJLOVIC GALLIANI
Punto. Il primo colpevole era e resta il Condor Galliani, con le sue “geniali” operazioni di mercato con gli amici Preziosi e Raiola che anche quest’anno hanno regalato perle autentiche, tipo lo strapagato Bertolacci o il ritorno dei semi-bolliti Balotelli e Boateng.
Roba forte, a cui si aggiungono la farsa della trattativa con Mister Bee, la vicenda “nuovo stadio”, la faida interna con Barbara Berlusconi e il rinnovo contrattuale di Montolivo: un capitano veloce come Pacman e pugnace come Don Abbondio, leader così carismatico che quando prova a dire ai suoi di andare a salutare la curva a fine partita non gli dà retta neanche Calabria. Certo non è colpa di Mihajlovic se Abate si ferma dopo un uno-due sbagliato con Bacca, lasciando strada aperta a Giaccherini per lo 0-1 del Bologna.
Mentre è già colpa sua l’idea di mettere nella ripresa Cerci dopo aver detto per due settimane che voleva venderlo, con il risultato che quel Cerci – di per sé evanescente – sbagli pietosamente un gol già fatto. Mihajlovic rischia di essere ricordato giusto per il riuscito azzardo Donnarumma e qualche battuta salace su Berlusconi. Già: e Berlusconi? In questo disastro continuo, pare silente e impotente.
Chissà se, ogni tanto, non ripensi anche lui a quando in primavera stava per prendere Che Gue Sarri e non il Camerata Miha. Inzaghi aveva ampiamente fallito e l’allora allenatore dell’Empoli sembrava l’uomo giusto. Forse lo sarebbe stato e avrebbe fatto bene come a Napoli, o forse sarebbe stato travolto pure lui dall’ambiente.
Chissà. Di sicuro, alla fine, Berlusconi bocciò Sarri. Lo fece adducendo tre motivazioni fortissime. La prima: mette sempre la tuta. La seconda: fuma troppo. La terza: è comunista (proprio al Fatto, un anno fa, Sarri raccontò di non amare Renzi e di stimare Landini). Per questi motivi, va da sé granitici, Berlusconi e il fido (forse) Galliani scelsero un allenatore con la cravatta, senza vizio del fumo e allegramente fascistello. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Complimenti.
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