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A MARSIGLIA NON SI VIVE DI SOLO SAPONE – RIELLO: QUARTIERI RINATI E MUSEI: COME E’ CAMBIATA LA PORTA DELLA FRANCIA SUL MEDITERRANEO – AL “MUCEM” LA SUPERMOSTRA "LA VITA DEI RIFIUTI" CON LA GRANDE INSTALLAZIONE DI NILS VÖLKER - CI SAREBBE DA FARE UN GIRETTO DA QUESTE PARTI SE SI VUOLE PENSARE SERIAMENTE ALLA RIQUALIFICAZIONE URBANA DI CERTE CITTÀ ITALIANE DEL SUD

Antonio Riello per Dagospia

 

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I numerosi viaggiatori italiani che amano la Provenza e la Camargue molto spesso evitano o ignorano Marsiglia, che pure si trova lungo il loro percorso. La spiegazione di solito è del tipo: “Non c’è niente di bello lì, non ne vale la pena ed è anche un posto pericoloso". In proposito pesano forse ancora le suggestioni cinematografiche di qualche decennio fa. Ormai solo puro cliché.

 

Questa grande città è di fatto la porta principale della Francia sul Mediterraneo, con tutte le opportunità e le preoccupazioni che questo comporta a tutti i livelli, certo anche di sicurezza ovviamente. E' la città francese che ha più disoccupati. La percentuale di immigrati dal Nord Africa è notevolissima. Ed è anche il luogo dove il Front National ha una forte e radicata presenza. Di sicuro però vale la pena di fermarsi e visitarla.

 

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E non solo per la leggendaria specialità locale, la Bouillabaisse. C’è gente che viene da Parigi apposta per mangiarla in quei quattro o cinque ristoranti che continuano a farla come si deve. E' una suntuosa zuppa di pesce completata da crostini e dalla sua immancabile gloriosa Rouille (una specie di maionese piccante).

 

O per il fatto che quest'anno Macron & Signora hanno deciso di passare proprio lì le loro vacanze estive.

 

Marsiglia è, in ogni caso, molto di più del colorato folklore del suo vecchio porto, il cui fascino comunque non è affatto indifferente. Quest'area è un caotico Souk che non si ferma praticamente mai, dove tutto diventa sorprendentemente spettacolo ed attrazione. Nel 2013 Marsiglia viene celebrata "Città della Cultura d' Europa" e vede arrivare investimenti colossali che, va riconosciuto, sono stati spesi presto e bene. La sua urbanistica e il suo aspetto nell'ultimo decennio sono stati profondamente rinnovati. Il malfamato quartiere dei docks portuali è stato completamente rivitalizzato e trasformato in una vitale ed elegante area di ritrovo (e shopping).

SIXTY VOLKER MUCEM MARSIGLIASIXTY VOLKER MUCEM MARSIGLIA

 

Tutto ri-costruito alla perfezione. Tutto (almeno sembra) anche funzionale e piuttosto sensato. Sono rimaste diverse attività artigianali di qualità. La gente gira, mangia, chiacchiera, beve e compra. Multietnica e contenta. Si è cercato di catalizzare una simbiosi tra tradizione ed innovazione. Ci sarebbe da fare un giretto da queste parti se si vuole pensare seriamente alla riqualificazione urbana di certe città italiane, soprattutto del Sud.

 

Il Mucem (Museo delle Civiltà d'Europa e del Mediterraneo) viene terminato appunto nel 2013. Edificio molto controverso. O piace molto o lo si detesta. E' stato progettato, anche con la collaborazione di Roland Carta, da Rudy Ricciotti (architetto dalla forte personalità che vive alla periferia della città ed è noto anche per la sua affermazione: "odio il minimalismo in architettura").

 

LIONEL SABATTE MUCEM MARSIGLIALIONEL SABATTE MUCEM MARSIGLIA

E' sostanzialmente un riuscitissimo ponte simbolico tra passato e futuro (chi scrive è evidentemente tra quelli a cui piace molto). Ingloba il vecchio forte portuale di Saint-Jean e lo collega a il nuovo edificio che a sua volta avvolto da una specie di rete in cemento che ricorda le tradizionali finestre a griglia, tipiche del Levante, dalle quali si può guardare facilmente verso l'esterno schermando nel contempo la forte luce del sole. Una superba terrazza sulla sommità accoglie i visitatori.

 

La vista da sola vale forse il viaggio. Da qui in lontananza, oltre l'ingresso della baia, si intravede tra l'altro, lo Chateau d’If, dove Dumas immagina sia stato incarcerato Edmond Dantes, l’eroe del “Conte di Montecristo” (un marsigliese anche lui). Al Mucem ci sono attualmente tre mostre. Una, permanente, illustra (piuttosto bene) la civiltà Mediterranea basata sulla triade grano-vino-olio d'oliva. Altre due sono temporanee. Una, di carattere storico, racconta di navigatori e commerci del Mare Nostrum.

 

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L'altra, "La vita dei rifiuti", è davvero una super-mostra dove informazione, documentazione e arte contemporanea si mescolano con grande e rara virtù. Le foto di Yves Inchierman sui mezzi di trasporto per l'immondizia del Cairo. Un geniale video realizzato da Franck Pourcel a Tirana, in Albania, dove si vede una mucca pascolare sul fondo di una discarica. La scultura a forma di leone di Lionel Sabattè fatta di masse di "sporco" raccolte con l'aspirapolvere. La grande installazione "SIXTY" di Nils Völker fatta di sessanta sacchi neri di plastica che si gonfiano e si sgonfiano ritmicamente. Sono solo alcune delle immagini che ben si imprimono nella memoria dopo aver visto la mostra.

ANTONIO RIELLOANTONIO RIELLO

 

Sempre nello stesso anno viene costruito poco distante il nuovo edificio che ospita il FRAC locale (Fonds Régional Art Contemporain, in pratica una rete di musei di arte contemporanea sparsi nelle varie regioni francesi). L'architetto giapponese Kengo Kuma, con suggestioni in stile origami, straccia e spezza l'idea classica di facciata architettonica realizzando un'architettura di particolare carattere e originalità. Da visitare assolutamente, dentro e fuori. Il Museo ospita attualmente una bella mostra di Pascal Pinaud e una serie di foto di Marie Bovo.

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A Marsiglia c'è anche, meno rilevante forse la sua architettura, il MAC (Musée d'Art Contemporain) con una esposizione sulla cultura Hip Hop e l'arte dei Graffiti. Interessante perchè viene mostrata una versione "gallica" del fenomeno (di solito per questi temi si pensa automaticamente al mondo britannico o statunitense). In termini di geografia culturale molto affascinante. Gli esisti artistici in quanto tali forse un po' meno intriganti. La stimolante musica che accompagna il percorso è assolutamente una bella sorpresa.

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Non da trascurare anche il popolare Musée Cantini con una rassegna sul vetro d'artista: "Une Maison de Verre". Non è una mostra casuale questa. Vicino a Marsiglia c'è la cittadina di Biot, che è una specie di Murano in salsa francese (nel senso delle fornaci per il vetro, non dei canali). Parecchi i big dell' Arte Contemporanea da Giuseppe Penone a James Lee Byars.

 

La natura che circonda le coste di Marsiglia è un altro tipo di inaspettata meraviglia. Ci sono intanto le famose e impervie Calanques (piccole incantevoli calette rocciose, di solito raggiungibili solo in barca). Alcune più frequentate e turistiche altre fortunatamente ancora abbastanza selvatiche. Pochi kilometri più in là appaiono alcune rinomate località dell'immaginario artistico del novecento. I luoghi e le storie dell'Avanguardia ancora capaci, per così dire, di produrre le nostre "Emozioni Culturali". Ad Est La Ciotat, celebrata da Georges Braque, che ci veniva spesso in vacanza. Verso Ovest invece L'Estaque raffigurata numerose volte sempre da Braque, ma anche da Paul Cezanne, Raul Dufy e André Derain.

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Alla periferia della città, tappa obbligatoria alla "Cité Radieuse" di Le Corbusier. Realizzata nel 1952 è il prototipo a cui si sono ispirati tantissimi architetti in termini di "Architettura Sociale". Un palazzone che è una città in miniatura. Con un albergo, negozi e perfino una agenzia immobiliare che affitta e vende gli appartamenti dell'edificio. Estremamente razionale (è uno dei monumenti fondanti del Razionalismo) ma anche un po' poetica: l'architetto, su alcune pareti di cemento dell'atrio, mette delle Capesante come se fossero dei fossili preistorici.  

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