DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA…
Roberto De Ponti per il "Corriere della Sera"
Premessa necessaria: Messi, Neymar e Suarez (quando non morde) non sono poi da buttare, piazzati uno di fianco all’altro nella linea d’attacco del Barcellona valgono all’incirca una Finanziaria o, più prosaicamente, autotreni di gol. Però il Real Madrid che l’altra sera ha sconfitto il Siviglia con la tranquillità dei fortissimi, due reti di Cristiano Ronaldo per il diciassettesimo trofeo internazionale conquistato (e l’autodefinizione milanista di club più titolato d’Europa comincia a vacillare), è davvero un’altra cosa.
Real Madrid Gareth BaleCarlo Ancelotti e Mariann Barrena McClay
È una fantastica collezione di figurine, di grande valore e di ancor più grandi prospettive: 26,1 anni l’età media, e a invecchiare il gruppo sono i 33 anni del capitano Iker Casillas, portiere sempre meno indispensabile, i 32 di Xabi Alonso e i 31 di Arbeloa, incidentalmente in tribuna per la finale di Supercoppa.
È questa la squadra più forte del mondo? La formazione superstar che in collaborazione con il Manchester United, pur in versione vacanze, riesce a radunare 109.318 tifosi americani nel Michigan Stadium? Il gruppo che ha conquistato la Decima (Coppa dei Campioni) e che, per non farsi mancare niente, si è regalata il miglior portiere (Keylor Navas), il miglior centrocampista (Toni Kroos) e il miglior attaccante (James Rodriguez) del Mondiale?
La risposta pare scontata, visto che questo ben di Dio si aggiunge a quanto già c’era lo scorso anno, ovvero un Pallone d’oro portoghese da cento gol a stagione e un fenomeno gallese da cento milioni di euro di valutazione. E a un allenatore che sembra fatto apposta per gestire una squadra di Globetrotter: Carlo Ancelotti nemmeno ha dovuto alzare il sopracciglio, seduto in panchina a Cardiff, per sollevare una coppa vissuta come tranquilla routine.
Il Carletto è abituato ad avere a che fare con campioni in quantità industriale, e con la sua calma paciosa non ci ha messo né uno né due a spedire in tribuna un Sami Khedira, colonna portante della nazionale tedesca ma colpevole di non aver ancor firmato il rinnovo del contratto con il Real: amico, il posto per te in squadra ci sarà, ma intanto accomodati lassù a vedere la partita, tanto di gente buona in campo ne andrà comunque. Se poi troveremo da piazzarti sul mercato, ce ne faremo una ragione.
Khedira a bordo campo era in ottima compagnia. Con lui Xabi Alonso, costretto in borghese da una squalifica che l’ha innervosito al punto tale da non fargli stringere la mano a Platini, ma pronto a rientrare. L’infortunato Jesé, considerato in Spagna il prossimo fenomeno dell’attacco. Arbeloa, che a Madrid non trova spazio ma per il quale Rafa Benitez farebbe di tutto pur di portarlo a Napoli.
hugo campagnaros calcia il pallone contro il compagno di squadra angel di maria
E in panchina Navas, la stella argentina Di Maria, il centrale difensivo della Francia Varane, e ancora Nacho Fernandez, Isco, Illarramendi e Marcelo. Magari non è da questi particolari che si giudica una squadra, ma a dire il vero pure sì: al fischio d’inizio Ancelotti ha tenuto a riposo qualcosa come 211 milioni di valutazione, euro più euro meno. E si sa, la forza di una squadra non è data (tanto) dagli undici che scendono in campo, ma dal valore degli undici che sono pronti a subentrare. Undici che, in qualsiasi altra squadra del pianeta (escluso forse il Barcellona, appunto), sarebbero titolari inamovibili.
Eccoli, i nuovi mostri, quelli che non molleranno mai Cristiano Ronaldo grazie a una clausola rescissoria da un miliardo di euro (oh yeah), quelli che hanno acquistato Gareth Bale pagandolo più che a peso d’oro, 100 milioni per 74 chilogrammi d’atleta, e ripagandoselo di solo merchandising (oh yeah). Quelli che sono piacevolmente condannati a vincere tutto. Poi magari capiterà ancora un Atletico Madrid che con un decimo del budget rimetterà la testa avanti, ma questo è un altro discorso.
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