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RENZI IL BULLETTO VIVE AL DI SOPRA DI OGNI REGOLA E PENSAVA CHE LA FEDERCALCIO FOSSE IL SUO CAMPO DA CALCETTO: ERA PRONTO A “INTERVENIRE” PER FAR FUORI TAVECCHIO DOPO LA SUA GAFFE RAZZISTA! - IN FIGC QUALCUNO PROPONE “LARGHE INTESE”

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1 - IL GOVERNO ERA PRONTO A INTERVENIRE MALAGÒ A RENZI: “NON SI PUÒ FARE...”

F.Bi. per “La Repubblica”

 

Matteo Renzi voleva intervenire per impedire a Carlo Tavecchio di diventare presidente della Federcalcio. È successo a Palazzo Chigi, in occasione della premiazione dei campioni della scherma.: il premier, alla presenza dei sottosegretari Delrio e Lotti, ha chiesto a Giovanni Malagò: «Devo fare qualcosa?».

 

Pronta la replica del presidente del Coni: «No, non puoi». E gli ha spiegato che in caso di ingerenza del governo, Sepp Blatter avrebbe subito sospeso la Figc, e magari l'avrebbe fatto anche volentieri visti i suoi rapporti con l'Italia. E così Renzi ha dovuto rassegnarsi, pur avendo una posizione contraria a Tavecchio, e non solo per la gaffe di una settimana fa.

 

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Tanto che il presidente del consiglio, giovedì, ha poi spiegato: «Se dicessi una parola sul candidato alla presidenza della Figc, Carlo Tavecchio, l'Italia sarebbe squalificata dalle competizioni». Ha ribadito quindi il suo non intervento, spiegando poi con una battuta: «Se intervenissi, potrei far squalificare dalla Champions Juventus, Roma e Napoli...». Non solo, anche la Nazionale italiana non potrebbe più giocare le competizioni internazionali.

 

2 - CONDANNATI A TAVECCHIO

Andrea Arzilli per il “Corriere della Sera”

 

Sintesi, tavolo e «accordicchio». Ciascuna delle componenti federali porta la sua particolare definizione di compromesso con la speranza di azzeccare la parola chiave per risolvere il rebus Figc entro l’11 agosto, l’election day. Il numero 1 dei Dilettanti Carlo Tavecchio ha ancora i numeri dalla sua parte nonostante lo scivolone sulla buccia di banana (l’ormai nota gaffe «Opti Pobà») che gli ha fatto e gli sta facendo perdere l’appoggio di una bella fetta di serie A, top club compresi.

 

claudio lotito e carlo tavecchioclaudio lotito e carlo tavecchio

«Le sue frasi non possono avere un commento, sono di una inadeguatezza assoluta — ha ribadito ieri John Elkann, presidente della Fiat che, per altro, è uno tra i più importanti sponsor della nazionale azzurra —. In generale il mondo dello sport italiano e internazionale ha dimostrato che per certe cariche bisogna tenere un certo comportamento».

 

Mentre Demetrio Albertini, che i numeri non ce li ha, aspetta che succeda qualcosa, che le bordate della Juventus continuino ad aprire la breccia (ancora troppo stretta) per la sua elezione o che, magari, uno degli organismi internazionali del calcio (Fifa o Uefa) sfoderi una persuasione sempre meno morale e sempre più pratica sulla Federcalcio per eliminare il competitor diretto.

 

«Approfondiremo questo tipo di problema ed entro il fine settimana risponderemo — ha chiarito ieri Abete in relazione alla richiesta della Fifa di andare in fondo alla vicenda —. Le situazioni emerse sono di estrema chiarezza, non si tratta di fare indagini. Rappresenteremo alla Fifa quello che è il quadro normativo vigente e quali sono i ruoli e le funzioni dei vari organi all’interno della federazione».

 

carlo tavecchio giancarlo abetecarlo tavecchio giancarlo abete

Su una cosa, però, la convergenza è totale, nessuno vuole un commissario. Ed è per questo che ieri, nell’ultimo Consiglio federale dell’era Giancarlo Abete, si è provato a parlare, spesso e volentieri addirittura urlando. E non dello scranno più importante, cioè quello del presidente che, al momento, col puntello delle quattro Leghe sembra inesorabilmente destinato a Tavecchio. Ma dei due posti da vice: la partita si gioca lì, sulle «cambiali da pagare», evocate non a caso dal presidente del Coni Malagò.

DEMETRIO ALBERTINI SERATA SANPATRIGNANO DEMETRIO ALBERTINI SERATA SANPATRIGNANO

 

Così ognuno fa valere il proprio peso (leggi percentuale) cercando di assicurarsi uno dei due posti al sole. Un orecchio è sordo al compromesso mentre l’altro ci sente benissimo e aspetta la formula giusta per far uscire un’intesa che, ora come ora, è sempre piuttosto lontana. Macalli, Legapro, e Albertini vice? No, Lotito, «deus ex machina» di Tavecchio presidente non ci sta. Albertini presidente con Macalli e Lotito vice? Impossibile, Tavecchio dovrebbe chiamarsi fuori, cosa che ha dichiarato di non voler fare assolutamente. Abodi vice il compromesso giusto? Servirebbe un mezzo passo indietro da parte di molti, è difficile.

 

In ogni caso le varie combinazioni innescano altrettanti scontri. «Visto il clima penso sia molto difficile poter governare nei prossimi due anni, siamo tutti in libertà provvisoria. Noi comunque ribadiamo il nostro pieno sostegno a Tavecchio», le parole del presidente della Lega Pro Mario Macalli, 17% dei voti, quasi a ribadire l’imprescindibilità della sua presenza nell’organigramma federale.

demetrio albertinidemetrio albertini

 

«Siamo concentrati sulla nostra candidatura, quella di Demetrio Albertini, ed è normale che si cerchi di esaltarlo — le parole di Damiano Tommasi, presidente dell’Assocalciatori —. Sappiamo che purtroppo c’è una vicenda di cui non si può non tener conto, e che nei prossimi giorni potrebbe portare a cambiamenti di situazione. Vogliamo far passare la linea che Demetrio può essere un buon presidente federale. Gli elettori potrebbero cambiare idea...». Il che è una speranza, incentivata dai tanti club che tra A e B hanno annunciato di voler ritirare l’appoggio a Tavecchio ma smorzata dalla possibilità che le urne finiscano preda dei franchi tiratori.

 

giovanni malagogiovanni malago

Infatti c’è già chi insiste per arrivare all’appuntamento elettorale già con un accordo blindato: «C’è la speranza, anche se in ritardo e non per colpa nostra, di sederci a un tavolo e fissare 5-6 punti seri e comprensibili per l’opinione pubblica — ha detto Renzo Ulivieri, il capo degli allenatori —. Diventerebbe una legislatura di passaggio per questi due anni. Piuttosto che un inciucio, forse sarebbe meglio uno scontro anche durissimo, per poi ripartire. La gente non capirebbe un “accordicchio”». E un compromesso?