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Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”
Nelle riunioni riservate lo sentono sempre più spesso far riferimento a quella formula, e cioè alla «maggioranza istituzionale» formata da «Pd e Forza Italia», che guarda caso anche Matteo Renzi ha citato ieri nella conferenza stampa del decreto «Sblocca Italia». E fin qui non è una novità. Ma quando venerdì notte Silvio Berlusconi ha preso la parola durante la cena con la cerchia ristretta — seduta attorno al tavolo grande del salone di Arcore — molti degli ospiti sono rimasti quasi a bocca aperta.
Perché non si tratta più di precisare che «la nostra linea è sostenere il percorso di riforme che stiamo portando avanti con Renzi». Anche perché questo tema, e basta dare un’occhiata a come la nave delle riforme di Pd e FI sta resistendo alle intemperie di Palazzo Madama, è evidente a tutti.
No, la questione è un’altra. E riguarda il rapporto tra l’ex Cavaliere e il presidente del Consiglio. Quando venerdì sera qualcuno dei commensali ha fatto un accenno ai «disastri del governo sull’economia» — tra i presenti c’erano Toti, Gelmini, Ghedini e altri — è stato lo stesso Berlusconi a intimare l’altolà. «Ragazzi, l’economia va malissimo. E nell’esecutivo c’è gente non di livello. Ma, vista la congiuntura europea, sarebbe un errore dare la colpa solo a Renzi e al governo...».
A quel punto, dalla tavolata, qualcun altro ha provato a riportare al centro dell’attenzione «gli errori che Renzi sta facendo sui dossier più importanti». E incredibilmente, per la seconda volta in pochi minuti, l’ex premier ha fatto scudo al leader pd. «Non possiamo attaccare frontalmente Renzi. Anche perché noi non siamo mica come la sinistra. E non abbiamo la bava alla bocca...».
Ai big di Forza Italia, insomma, è stata sufficiente la cena di venerdì sera a Villa San Martino per capire che Berlusconi — per quanto la evochi uno giorno sì e l’altro pure — sia forse il leader politico italiano più distante dalla voglia di elezioni anticipate. Non foss’altro perché ci ha pensato lui, poco prima del dolce, a fugare ogni tipo di dubbio ai presenti: «Dobbiamo portare a casa le riforme insieme a Renzi.
Ed evitare in qualsiasi modo che la legislatura naufraghi. Se tutto andasse male, ovviamente, prima del voto dobbiamo approvare la legge elettorale...». Che è la nuova versione dell’Italicum — soglia per evitare il ballottaggio innalzata al 40, quorum per partiti non coalizzati al 4 o al 5, preferenze sì ma non per i capilista — a cui il premier e l’ex Cavaliere metteranno il loro sigillo nell’incontro di inizio settimana.
RENZI NELLIMITAZIONE DI BERLUSCONI NELLA RECITA PARROCCHIALE DEL
Tra le carte coperte per «garantire la sopravvivenza alle riforme» c’è sempre quel «piano B» che Berlusconi — insieme a Verdini, Letta e Confalonieri — continua a custodire gelosamente. «Se Renzi entra in crisi, dobbiamo essere pronti a tutto». Anche, è il sottotesto, «a un sostegno temporaneo di Forza Italia alla maggioranza». Ormai nel partito se ne parla, a tutti i livelli. Basti pensare che ieri mattina, alla trasmissione di Raitre Agorà, il responsabile dell’ufficio elettorale forzista Ignazio Abrignani s’è lasciato scappare che «se su economia e Fisco Renzi volesse discutere con noi di altre proposte, saremmo senz’altro pronti a farlo».
RENZI E BERLUSCONI BATMAN E ROBIN
È il primo miglio di una strada che può essere lunghissima. O che potrebbe non cominciare mai. Nel frattempo, in vista di martedì, meglio confondere le acque. «Voto in primavera con un Berlusconi candidato», ha predetto ieri Maria Rosaria Rossi in un’intervista all’Huffington post. Poco dopo, rispettando alla lettera il canovaccio, un altro esponente della cerchia ristretta, e cioè Paolo Romani, s’è affrettato a guadagnare una telecamera di Skytg24 per dire che «no, sono molto più pessimista, non credo che ci sarà il voto in primavera». Il faccia a faccia Renzi-Berlusconi, quello sì. Ci sarà. Ed è sempre più vicino.
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