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Francesco Persili per “Dagospia”
Nole Djokovic non finisce mai. Dopo una battaglia di quasi tre ore nel catino infuocato di Miami il numero 1 batte Andy Murray (7-6;4-6; 6-0) e si aggiudica per la quinta volta il torneo della Florida. Sbriciola record su record il campione serbo che conquista per la terza volta la doppietta Indian Wells-Miami, il 51esimo titolo in 74 finali. Numeri da urlo se pensiamo che Nole è il primo tennista a centrare la tripla vittoria (Australian Open-Indian Wells-Miami) per la seconda volta in carriera. A rendere epica l’impresa le 141 settimane da numero uno in classifica (raggiunto Nadal).
«Sono entusiasta, per ottenere questi primati bisogna lavorare duro: cerco di godermi il momento. So che questo non durerà per sempre», spiega il “Djoker” dopo aver schiantato Murray nell’inferno di Key Biscayne. Di fisico, di nervi, ma soprattutto di testa. Impressiona la solidità del fuoriclasse serbo. Murray parte bene ma l’intensità e i cambi di ritmo del serbo tengono sul filo dell’equilibrio il primo set che Nole riesce a conquistare al tie-break.
Smorfie, pugnetti al cielo, scintille col pubblico dopo uno smash sbagliato: lo showman Djokovic prova a conquistare il centro della scena ma la gara è tiratissima. 3 pari, 4 pari: molti errori al servizio (colpa anche del sole), si allungano gli scambi, ogni punto è combattuto. Murray non molla e va a vincere il secondo set.
Il nervosismo di Nole raggiunge il suo apice quando strappa in malo modo un asciugamano al raccattapalle. È l’unico momento di cedimento nervoso. Nel terzo set lo strapotere mentale ed agonistico di Djokovic emerge in modo prepotente. Crollano le percentuali di prime palle di Murray che, pur vivendo a Miami, soffre il caldo torrido. La resistenza dello scozzese viene sbriciolata dai colpi e dalla forza di volontà di un atleta mostruoso che ora gioca al gatto col topo. Vola sul 5 a zero: palla corta e oplà scambio chiuso con un pallonetto prima dell’apoteosi finale.
«E’ stata dura, faceva molto caldo – racconta Djokovic – Murray mi faceva giocare scambi molto lunghi, ma sono entusiasta di questa vittoria». Per lo scozzese, che sabato prossimo sposerà la storica fidanzata Kim Sears, è la dodicesima sconfitta consecutiva contro uno degli altri Fab Four (Nadal, Federer e Djokovic) dalla sua vittoria a Wimbledon nel 2013. «Rispetto a un anno fa sono un giocatore migliore, mi sono allenato duramente – spiega Murray – non so se posso fare di più. Nole? Fa tutto bene ecco perché è il numero uno».
In realtà, può migliorare anche Djokovic, almeno a dar retta, al suo coach Boris Becker: «Federer ha tutto, Djokovic e Nadal devono ancora lavorare sul servizio e la volée se vogliono essere al suo livello. Nole non è facile da allenare: è un ragazzo molto sensibile, ha i suoi alti e bassi ma resta sempre molto concentrato».
Si vince con la testa, Djokovic ne è consapevole e si avvicina alla stagione della terra rossa con un obiettivo dichiarato: conquistare Parigi. Le sconfitte contro Nadal al Roland Garros non riuscirà mai a digerirle ma questo Djokovic in stato di grazia non si pone limiti: «In questo periodo sto giocando probabilmente il miglior tennis della mia carriera. Posso mantenere questo livello per tutta la stagione…».
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