DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Mario Sconcerti per corriere.it
L’Inter normalizza la sua Champions e si avvia al turno successivo, come è giusto per qualità con tutti gli avversari. Con lo Sheriff è stata una partita non facile, ma sempre chiara. Il gol non è mai stato un’opzione, solo una conseguenza attesa. Lo Sheriff ha fatto i suoi punti europei andando all’avventura. Contro l’Inter ha fatto calcoli e ha scelto di chiudersi.
L’Inter ha giocato bene prima e dopo i gol, a ritmi bassi ma giusti, cercando la qualità dell’esperienza, quella che serve contro avversari non modesti ma ingenui e intimoriti prima ancora di entrare in campo. La storia dello Sheriff in Champions è finita quando è finita la sua sorpresa. Dovendo giocare da squadra di mestiere, è andata scomparendo. È stata buona l’insistenza dell’Inter, mai in affanno in mezzo a un catenaccio che portava via tante energie ai moldavi.
Non sempre la differenza tecnica porta la partita sulla riva giusta, ma l’Inter è un’ottima squadra e lo Sheriff ha un calcio sospeso tra l’antico e il naif. Ha giocato bene Vidal, così così Dimarco, a sprazzi Lautaro e Dzeko, come è giusto per gli attaccanti in mezzo a un bosco fitto di uomini. Gli effetti sono due: il primo è una qualificazione che è difficile adesso non vedere vicina, sono scomparsi gli avversari. Il secondo è che arriva al derby una bella Inter, matura, pronta, eccitata.
Sul Milan bisogna ricordare che il girone era pessimo. Ma non può esserci una differenza così netta tra campionato e Champions. Questa distanza del Milan dai buoni risultati, così costante, così automatica e generica, è ormai troppa, non ha niente di tecnico, segna solo un confine che va scoperto e superato. Il Milan non ha avuto fortuna nella somma delle partite, dai gol improvvisi di Liverpool al rigore contro l’Atletico.
Ma c’è qualcosa di più profondo e non può essere che mentale. Sembra la sindrome del cucciolo che non si fida a lasciare la tana, una piccola paura di volare, ma non è più naturale, è diventato un limite. Il Porto è una buona squadra collaudata, ma non vale il Milan sulle due partite. C’è stata invece una differenza di temperamento, come se il Milan non sentisse l’obbligo della Champions e fosse pieno dei suoi risultati in campionato, il suo vero dovere.
Non avrà comunque conseguenze sul derby, se vincerà o perderà non sarà per questa delusione. È molto avanti all’Inter, la responsabilità di vincere sarà degli altri. La Champions di entrambi sarà dimenticata.
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