DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Francesco P. Giordano per “Libero Quotidiano”
Proprio alle porte di Halloween. Max Allegri ha scelto il momento peggiore per perdere la verginità in campionato: si sa che di questi tempi si vedono streghe dappertutto. E allora, all’indomani del ko contro il Genoa, buona parte del popolo juventino è sull’orlo di una crisi di nervi: l’umore è nero, nerissimo, c’è chi inizia a sudare freddo, le vedove di Conte ripescano i fazzolettoni da tragedia greca.
E poi c’è lui, Massimiliano Allegri: la gente bianconera non ha mai imparato ad apprezzarlo, perché troppo innamorata di un predecessore che non solo incarnava la juventinità fino al midollo, ma che ha anche riportato successi e sorrisi a distanza di anni.
Eppure, Allegri condivide con l’ultimo Conte lo stesso ruolino di marcia dopo nove giornate di campionato: 22 punti, frutto di sette vittorie, un pareggio e una sconfitta. Ha segnato un gol in meno (16 contro 17),ma si è comportata meglio in difesa (quattro reti subite a dieci). Soprattutto, l’anno scorso,di questi tempi, la Juve era seconda, a pari merito con il Napoli, con cinque punti di ritardo dalla Roma.
Oggi i giallorossi, già battuti in campionato, sono appaiati in classifica: eppure fanno più paura di dodici mesi fa. Perché non c’è più lui, Conte, figura ingombrante il cui fantasma aleggia con una certa insistenza dalle parti di Vinovo. Allegri deve abituare squadra, società e tifosi al suo modo di fare calcio: scordatevi il passato, le sue verticalizzazioni, i suoi ritmi infernali. C’è un’altra Juve, con un’altra identità, comunque in grado di dominare.
Lo dicono pure i numeri: in campionato, la Vecchia Signora ha una media di 6,1 tiri a partita, grossomodo la stessa dello scorso anno. In generale, tira di più (19,2conclusionia gara contro le 15,8 dell’ultimo Conte). Segno che la capacità di arrivare sotto porta c’è, la qualità anche, resta da recuperare quel filino di cattiveria che ai bianconeri in passato non era mai mancata. Ora bisogna ripartire immediatamente.
Dopo un settembre da percorso netto, è arrivato un ottobre balbettante: su sei partite tra campionato e Champions, solo due vittorie,quindi un pareggio e tre sconfitte, maturate tutte in trasferta. Che sta diventando un problema: l’ultimo successo esterno della Juve è datato 27 settembre, 3-0 a Bergamo contro l’Atalanta.
Ecco perché la gara di Empoli di domani è l’appuntamento ideale per riprendere la marcia fuori casa: dimenticare subito il passo falso di Genova, sfatare il tabù del segno 2 e prepararsi al meglio in vista dell’Olympiacos, che martedì arriva a Torino. Già, la Champions: nulla sarà perdonato ad Allegri, se non riuscirà a superare la fase a gironi.
Conte era stato profetico sulle difficoltà dei bianconeri in Europa, per via di una certa timidezza che ieri Buffon ha ammesso rispondendo ai tifosi su Twitter: «I cattivi risultati dipendono da una questione di sicurezza. In Italia l’abbiamo, in Europa dobbiamo ancora trovarla».
Salvo poi mettere le cose in chiaro: «Puntiamo ai quarti di Champions. E possiamo rivincere lo scudetto». Ieri a Vinovo si sono presentati il presidente Agnelli e il dg Marotta. Nessuna tirata d’orecchie a squadra e allenatore, ma il messaggio è chiaro: il momento è cruciale, in Italia e soprattutto in Europa. Scacciare le streghe, anche nel giorno di Halloween, si può.
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