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Alessandro Fulloni per corriere.it
«Ci pensavo da due anni. È stato un grande passo. I miei genitori erano molto positivi al riguardo. Io temevo soprattutto le reazioni dei corridori o delle squadre più grandi, forse mi avrebbero guardato in modo diverso. Ma non credo che andrà così». Justin Laevens, poco meno di vent’anni, è un giovane talento belga del ciclocross, quella specialità del ciclismo che si disputa solo d’inverno, tra sentieri sterrati, fango e neve. Le gare richiamano migliaia di tifosi che per incitare i loro campioni sfidano gelo e intemperie.
Domenica a Meulebeke, in quelle Fiandre dove il pedale è quasi una religione, si svolgeranno i campionati nazionali e Justin ha le carte giuste per salire sul podio. Per questo, per un pronostico, è stato intervistato da SportNu.Be, sito d’informazione sportiva tra i maggiori in Belgio. Piuttosto casualmente e con semplicità, nel corso della chiacchierata il corridore ha fatto coming out, riferendosi alla sua storia d’amore con un compagno.
È la prima volta che succede nel ciclismo, sport machista come pochi altri e che non ha mai brillato per la capacità di far uscire i propri segreti — in primis quelli del doping — fuori dal gruppo. Justin lo sa bene, ma forse proprio per questo ha ponderato la sua decisione. «Nel mondo dello sport è difficile uscire allo scoperto. Voglio essere un esempio per tutti coloro che sono ancora rintanati nel loro guscio», ha chiarito questo ragazzo, fiammingo come le più grandi leggende della storia del pedale, da Rik Van Looy a Freddy Maertens. Dopo l’intervista, su Instagram Justin ha postato questo messaggio: «Grazie per tutti i vostri bellissimi e positivi messaggi. Spero di essere un esempio per gli altri. Godetevi la vita e siate felici».
In altri sport sono diversi i campioni che hanno fatto coming out per vivere normalmente e liberamente la propria sessualità. Dal tuffatore Usa Greg Louganis (forse il più forte al mondo, quattro ori olimpici) alla tennista Martina Navratilova (nove volte vincitrice a Wimbledon) che raccontò di essere lesbica già nel 1981, quando — lei di nazionalità cecoslovacca — dopo avere defezionato stava per diventare cittadina statunitense e il Muro di Berlino era ancora in piedi. In Italia fu l’azzurra del volley Paola Egonu, due anni fa, a dire che «sì, ho una fidanzata».
A seguirla è stata Elena Linari, difensore della nazionale di calcio, che alla Gazzetta dello Sport raccontò: «Lo dissi a mia nonna piangendo e lei mi ha rispose: “ho tanta paura per te perché non siete tutelate”».
Laevens, che corre con l’AlphaMotorhomes-Doltcini e che da nove mesi è fidanzato con Idse, spera «che le mie parole possano dare il coraggio anche a chi ancora si nasconde». Lui, la qualificazione al campionato se l’è guadagnata inanellando da ottobre una serie di belle prestazioni. Domenica al via sarà assieme a fuoriclasse come Wout van Aert e Toon Aerts. Justin è fiducioso: «Sul percorso ci sarà molto fango, un vantaggio per me. È un onore pedalare tra questi campioni, ma è anche molto difficile farsi spazio in gara. Partirò dal fondo, poi vedremo...».
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