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“VITA DA CARLO” - ALDO GRASSO SULLA SERIE DI VERDONE SU AMAZON: "FORSE SERVIVA PIÙ CORAGGIO PER USCIRE DALLE STRETTOIE DELL'AUTORITRATTO, E DELL'ELEGIA PER ROMA, E AFFIDARSI ALLE REGOLE DELLA SITCOM. UNA MAGGIOR STRINGATEZZA. MA TANTO C'È LUI, VERDONE, CON TUTTA LA SUA PROROMPENTE PERSONALITÀ ARTISTICA". LA SCENA CON HABER UBRIACO E IL CAMEO DI ROBERTO D’AGOSTINO – VIDEO
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"
La serie «Vita da Carlo» è una delle opere più personali di Carlo Verdone (dieci puntate su Amazon Prime Video). Per quel che si sa di lui, qui Verdone si mette a nudo, sorridendo delle sue manie: l'ipocondria che lo porta ad amare una farmacista, il cambio continuo del numero di cellulare, il tentativo di uscire dai suoi soliti personaggi e fare un film d'autore (un suo sceneggiatore lo incoraggia verso un film «alla Murnau»),
il rapporto con Aurelio De Laurentis (camuffato nelle vesti del produttore Ovidio), la spudoratezza dell'autoironia (la scena con Haber ubriaco che lo accusa di menefreghismo) e dell'ironia (il talk show con Massimo Ferrero, detto «viperetta» e il rapporto con il Pd). C'è persino un cameo di Roberto D'Agostino.
Scritta con Nicola Guaglianone, Menotti, Pasquale Plastino, Ciro Zecca, e Luca Mastrogiovanni, la serie «Vita da Carlo» rappresenta anche il tentativo di dare una svolta alla crisi del cinema, di contrastare i guai pandemici tentando nuove strade, di confrontarsi con nuove modalità espressive, di mescolare vita privata e fantasticherie. Il signor Carlo appare come un uomo generoso e disponibile a scattare selfie per strada, a firmare autografi, a confortare l'amico del cuore Max Tortora (che fatalmente viene confuso con Christian De Sica), mentre la vita privata è scandita da ritmi sempre uguali e dalle sue ossessioni.
Ma tutto prende una piega surreale quando gli arriva la proposta di candidarsi a sindaco di Roma: la politica come soluzione dei problemi personali. La scrittura di «Vita da Carlo» è molto controllata: forse serviva più coraggio per uscire dalle strettoie dell'autoritratto, e dell'elegia per Roma, e affidarsi alle regole della sitcom. Una maggior stringatezza, inoltre, avrebbe esaltato il ritmo ed evitato qualche lungaggine. Ma tanto c'è lui, Verdone, con tutta la sua prorompente personalità artistica.
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