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Daisy Carrington per “CNN”
Sepolta nella giungla della Repubblica Democratica del Congo, c’è una colonia segreta di artisti. La sua posizione è nota solo ai volontari che insegnano e ai nove artisti che, quando non sono impegnati a lavorare la terra, si dedicano alla scultura e al disegno.
a lezione in mezzo alla giungla
Renzo Martens, l’olandese a capo del progetto, ha una sua visione: «Mi auguro che diventerà il luogo più stravagante e brillante dell’arte contemporanea in Africa Centrale. E’ importante che queste persone partecipino al dibattito globale sulla povertà e sullo sviluppo, ma sono così povere che non possono farlo. Non hanno soldi per comprare un telefono e nemmeno per fare un corso di inglese. Non possono raccontarsi. Stiamo facendo in modo che la loro visione politica e la loro voce sia remunerata. Hanno bisogno di questo: guadagnare ed essere ascoltati».
institute for human activities
colonia artistica nella repubblica democratica del congo
Attualmente gli artisti residenti usano argilla recuperata dai letti dei fiumi per creare autoritratti. Le sculture poi vengono trasferite ad Amsterdam, dove, grazie alle stampanti 3D, vengono ricostruite sotto forma di busti di cioccolata. Girano per le mostre e per le fiere tra Berlino, Bruxelles e Colonia, i proventi delle vendite vanno direttamente agli artisti.
busti in cioccolata degli artisti del congo
Spiega Martens: «Il Congo esporta molto. Il cocco ad esempio, ma il cocco non parla. Il mondo dell’arte sfrutta molto questa zona, dai giornalisti che monetizzano vendendo immagini di povertà alle multinazionali come “Unilever”, che paga gli operai delle piantagioni 240 dollari l’anno e intanto sponsorizza prestigiose mostre in giro per il mondo». Alla “Tate Modern” di Londra, ad esempio.
la colonia artistica del congo
Inizialmente il quartier generale dell’“Institute for Human Activities” si trovava in una ex piantagione della “Unilever”, poi comprata dall’azienda canadese “Feronia”. Lo scorso anno l’istituto è stato sfrattato perché “il progetto distraeva i lavoratori”. Alcuni degli operai della “Feronia” continuano a fare gli scultori ma in segreto, per non essere licenziati. Ecco perché il luogo della colonia deve restare sconosciuto.
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