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LA ZAMPATA DI MANDZUKIC E POI LO SLALOM ASSATANATO DI DYBALA. TUTTO L’ORO DEL MONDO. SESTA VITTORIA CONSECUTIVA, NAPOLI E FIORENTINA NEL MIRINO E ROMA SCAVALCATA. IMPRESA CHE, SOLO A IMMAGINARLA UN MESE FA, SIGNIFICAVA ESSERSI CALATO UN ACIDO

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Giancarlo Dotto (Rabdoman) per Dagospia

 

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La zampata di Mandzukic e poi lo slalom assatanato di Dybala. Tutto l’oro del mondo. Sesta vittoria consecutiva, Napoli e Fiorentina nel mirino e Roma scavalcata. Impresa che, solo a immaginarla un mese fa, significava essersi calato un acido.

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Soprattutto, l’Inter non scappa più di tanto. Classica impresa da conio bianconero. Vincere quando è necessario, anche senza essere belli, perché essere belli non è necessario. “Conta solo vincere”, lo diceva Boniperti più di trent’anni fa.

 

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Concetto incorporato da chiunque si tinge di bianconero, convertiti da non si sa da quale acqua battesimale. Cambiano i dirigenti, cambiano i giocatori. Arrivano qui che sono gente qualunque e si trasformano in belve sanguinarie. Ricordate l’Allegri tremulo e paciocco in rossonero? Oggi è il manifesto dell’arroganza. Ha imparato pure ad alzare i decibel del suo vocione manzo. Ufficiale, la Juventus è la più credibile rivale dell’Inter. Altro che campionato consegnato alle risorgenti fregole dell’Italia centromeridionale!|

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Inter e Juventus, il segreto di Pulcinella. Sberleffo vivente e calciante alle masturbazioni teoretiche. Metti insieme un ottimo portiere, una difesa di ferro e un buttadentro, meglio due di lusso. Handanovic e Buffon. Miranda e Murillo, Chiellini, Bonucci e Barzagli. Icardi e il meraviglioso Dybala (dimenticare Tevez, sembrava un sacrilegio). Se non lui, Mandzukic e Morata.

 

Juve e Fiore s’affacciavano elettrizzate allo Stadium, sapendo un sacco di cose. Che Napoli e Roma si sono divise la miseria di un punticino a testa. E che l’Inter non deve scappare più di tanto. Vincere è indispensabile per restare incollati alle terga sempre meno profumate di Mancini. Si mette subito bene per i viola.

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Tre minuti e quel camion di Chiellini stende il sempre più convincente e alato Bernardeschi. Ilicic i rigori li segna anche bendato. Buffon è una specie di Dio, ma non su questo genere di cose che partono dal dischetto d’area. Dura solo tre minuti l’illusione Fiore.

 

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Brutalizzata da una sin troppo comoda zuccata di Cuadrado e si capisce qui tutta la rabbia di Sousa. Telefonato il cross di Evra, telefonatissima la testatina del colombiano. Si teme la disfatta viola, ma non è così. Partita che finisce irretita nel corpo di un match tra due squadre solide e tatticamente equilibrate. 

 

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Ritmi bassi nella ripresa. Lampi di classe di Dybala, lampi di anima di un Pogba sempre troppo intermittente (notizia, i tifosi lo fischiano all’ennesima palla persa), che però quando va, ha piede da fuoriclasse. Come la palla che indovina per Dybala. Tatarusanu fa quel che può, non quanto basta per impedire la botta di Mandzukic. Il resto è Dybala show. Il resto è tutto quello che abbiamo visto mille volte. La Juventus che pressa feroce sul 3 a 1 in ogni zolla del campo.