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SALVINI,UNICREDIT STRANIERA,SI GUARDI COMPOSIZIONE AZIONARIA
(ANSA) - "Questo dice la composizione azionaria". Così il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, a margine del convegno sul Ponte sullo Stretto a chi gli chiedeva perché considera Unicredit una banca straniera. Comunque "non ce l'ho con nessuno, basta che non si metta in discussione il terzo polo bancario che sta nascendo", ha sottolineato il vicepremier.
FI, MOVIMENTI BANCHE SEGNALE POSITIVO IN UN MERCATO LIBERO
(ANSA) - "Negli ultimi vent'anni il nostro sistema bancario è passato dall'essere considerato "con i piedi d'argilla" a protagonista sul mercato europeo, superando molti competitor. Questo è un segnale positivo in un mercato libero e aperto pertanto i recenti movimenti non devono sorprendere eccessivamente".
Così Paolo Barelli, presidente dei deputati di Forza Italia, ai microfoni di Radio Anch'io, che fra gli esempi cita anche quello di "Unicredit e dell'acquisizione con un'Ops su Bpm per un valore di 10 miliardi attraverso uno scambio di azioni". "Non si tratta di operazioni sotto il controllo diretto della Banca d'Italia. È infatti la Bce a vigilare e controllare tali operazioni, garantendo che siano conformi alle normative europee e non solo a quelle italiane", aggiunge.
"Negli ultimi tempi - sottolinea Barelli - abbiamo assistito a operazioni di grande dinamismo: BPM sta scalando la SGR Anima, un importante gestore di fondi e servizi finanziari con quote significative nel sistema bancario. Inoltre, BPM, insieme a Luxottica e al gruppo Caltagirone, è coinvolta nell'acquisto di una quota del Monte dei Paschi di Siena direttamente dal MEF.
Parallelamente, Unicredit ha lanciato l'acquisizione con un'OPS su BPM per un valore di 10 miliardi attraverso uno scambio di azioni. È un movimento in ambito finanziario che considero molto dinamico. Va sottolineato che non si tratta di operazioni sotto il controllo diretto della Banca d'Italia, poiché parliamo di istituti di rilevanza non solo nazionale ma anche europea", conclude.
BANCHE: BAGNAI (LEGA), 'NOSTRA PDL PER ADEGUAMENTO GOVERNANCE BANKITALIA'
GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI E ANTONIO TAJANI A GENOVA
(Adnkronos) - "La Lega sta depositando alla Camera una propria proposta di legge, già depositata in Senato nella legislatura precedente, sull'adeguamento della governance di Banca d'Italia ai migliori standard europei. Come dimostrano le esperienze degli altri Stati membri un coinvolgimento del parlamento è indispensabile per evitare una pericolosa autoreferenzialità della vigilanza". Lo dichiara il deputato della Lega, vicepresidente della commissione Finanze e responsabile del dipartimento Economia del Partito, Alberto Bagnai.
LE REGOLE DEL MERCATO
Estratto dell’articolo di Francesco Manacorda per “la Repubblica”
matteo salvini giorgia meloni antonio tajani atreju
È lo scontro di due mondi. Da una parte quello della finanza, che si risveglia in Italia dopo anni di apparente letargo e muove anche su uno scenario globale, dove Unicredit viaggia frenetico come un Pac Man bancario che prova a inghiottire pezzo dopo pezzo prede e potenziali concorrenti. Un mondo che punta prima di tutto a soddisfare i propri azionisti, in testa i grandi fondi, e che non dovrebbe mai dimenticare che il ruolo delle banche è innanzitutto quello di sostenere e finanziarie l’economia reale.
Dall’altra parte il piccolo mondo antico, un Eden sempre evocato e spesso solo immaginato, dei sovranisti al governo: dove l’appartenenza è valore assoluto e totalizzante e i muri – sempre più muri - servono a tenere lontano quel nuovo che rappresenta di per sé un pericolo.
È per questo che l’offerta annunciata ieri da Unicredit per scambiare sue azioni con quelle del Banco Bpm agita l’esecutivo e fa andare fuori giri la Lega, che di questo governo è la componente più genuinamente reazionaria.
[…] Quando dieci giorni fa il Banco Bpm si è mosso per acquistare una quota del Monte dei Paschi di Siena, eterna incompiuta del nostro sistema bancario, e al suo fianco si sono schierati con altre partecipazioni Francesco Gaetano Caltagirone e la Delfin degli eredi Del Vecchio – due forze finanziarie non esattamente ostili al governo – in molti hanno visto concretizzarsi il “terzo polo” bancario, che avrebbe dovuto aumentare la concorrenza nel sistema creditizio, strappandolo al duopolio di Intesa Sanpaolo e Unicredit.
E quindi celebrazioni anticipate, scenari futuristici, soddisfazione malcelata ai piani alti dei ministeri per il fatto che un tradizionale feudo creditizio della sinistra, entrasse invece in una costellazione destrorsa.
Adesso, di fronte alla mossa di Orcel che scompiglia quei piani, reazioni che vanno dal silenzio – non assenso – della premier Giorgia Meloni, ai toni sopra le righe del leader leghista Matteo Salvini, che parla di Unicredit come di una banca «non italiana», all’evocazione del “golden power”, cioè dei poteri speciali del governo che possono bloccare o modificare un’operazione, da parte di Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia e anch’esso leghista.
matteo salvini giancarlo giorgetti
C’è insomma, uno scontro aperto a quel livello di potere che sta tra politica e finanza. Magari con l’obiettivo del governo […] di indirizzare sempre di più il terzo polo bancario verso quella clientela di piccolissime imprese e di partite Iva che sono parte fondamentale del suo elettorato.
Ma quel che torna, qui, sono le visuali differenti. Orcel, numero uno di Unicredit è stato chiamato tre anni fa a quell’incarico dai soci anche e soprattutto per la sua esperienza da banchiere d’affari nell’immaginare e creare combinazioni tra istituti diversi in nome di quello che il mantra dei mercati chiama la “creazione di valore”, o detto brutalmente i dividendi degli azionisti, spesso grandi fondi internazionali.
LE BIG SEVEN - LE SETTE BANCHE EUROPEE PIU GRANDI PER CAPITALIZZAZIONE
E al timone della seconda banca italiana ha fatto e sta facendo il suo lavoro. L’operazione lanciata due mesi fa per fondere Unicredit con la tedesca Commerzbank, pur ieri derubricata dallo stesso Orcel a semplice investimento finanziario in attesa di capire se la gelida accoglienza tedesca cambierà o meno, ha come orizzonte un panorama europeo in cui la più grande delle banche, la britannica Hsbc (forse non a caso fuori dalla moneta unica) capitalizza 150 miliardi di euro, mentre la Jp Morgan Chase, prima fra le statunitensi, vale in Borsa oltre 700 miliardi, più del quadruplo. Unicredit in confronto è piccola, ne capitalizza 60; l’ipotetico terzo polo con Bpm, Mps e la società di risparmio gestito Anima arriverebbe a 20 miliardi.
È la forza dei numeri, che per Orcel […] significa che crescere di dimensioni non è un’opzione, ma un obbligo, anche se la strada per la Germania […] si è fatta più ardua. Ed è uno scenario dove la nascita di un terzo polo in Italia, oltre a complicare i piani di Unicredit che si vedrebbe distaccare definitivamente da Intesa Sanpaolo sul mercato nazionale, significa poco o nulla per il rafforzamento dei nostri istituti in un quadro che si allarga oltre i confini.
giorgia meloni antonio tajani matteo salvini
Non è un tema che si risolverà oggi, quello del rapporto tra forze di mercato ormai sovrannazionali, ancor più che internazionali, e forze politiche che non alzano invece gli occhi dal cortile di casa. E non è certo il liberismo senza regole e senza indirizzo, se non quello della massimizzazione del profitto, la ricetta per portare a una prosperità economica distribuita senza abissali differenze. Ma se il mercato va regolato servono arbitri e non tifosi che urlano in curva. E un sovranismo finanziario alle vongole non sarà certo quello che attrarrà in Italia quei capitali stranieri che Giorgia Meloni vuole trovare.
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