1. QUEL PROCESSO A UNA POLTRONA
Giovanni Valentini per il “Fatto Quotidiano” (stralci)
SEMPRINI
È cominciata dunque con un "buco" la nuova trasmissione di approfondimento del martedì sera su Rai3, intitolata Politics e sottotitolata senza grande fantasia "Tutto è politica". Un esordio quanto mai infelice: sia per l' assenza annunciata del pentastellato Luigi Di Maio, con quell' imbarazzante poltrona vuota esibita come un trofeo di caccia; sia per il ritmo che il "conducente", l' ex di Sky Gianluca Semprini, non ha saputo imprimere al suo programma. Tant' è che gli ascolti sono risultati assai modesti (un milione 306 mila spettatori, con uno share del 5,5%), insinuando il timore che si passi così dalla formula del talk show a quella del talk flop.
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SEMPRINI
Di Maio avrà avuto anche le sue ragioni per disdire all' ultimo momento un invito che aveva già accettato, ma s' è prestato in questo modo a una strumentalizzazione che non appartiene alle funzioni e alle responsabilità del servizio pubblico. E per quanto si sia affrettato a comunicare via sms in diretta la disponibilità a partecipare alla trasmissione la prossima settimana, farà bene a scegliere magari un' altra tribuna televisiva per spiegare quanto prima l' incresciosa situazione di Roma - com' è suo dovere - agli elettori grillini e a tutti gli altri telespettatori.
semprini e daria bignardi
Al posto di Di Maio, la redazione di Politics non è riuscita a reclutare né un sostituto né qualcun altro che potesse rappresentare le posizioni del M5S , violando perciò la regola fondamentale del contraddittorio.
Ne è scaturito un processo a senso unico, con l' imputato contumace e la difesa assente. In compenso, il "conducente" non ha trovato di meglio che interloquire in una seduta spiritica con i direttori di due giornali-fantasma, come Il Foglio (il quotidiano pseudo-liberale più finanziato dallo Stato) e il settimanale L' Espresso, ridotto ormai a un allegato domenicale di Repubblica: abbiamo assistito così alla consueta rissa verbale, in cui gli ospiti parlano insieme e non si capisce più niente. Tanto bla-bla, pochi servizi, poche immagini e soprattutto poche idee.
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Sì, "tutto è politica": tranne Politics, verrebbe da aggiungere. Con le poltrone vuote, forse si può fare spettacolo, non informazione. La Politica, quella con la "P" maiuscola, richiede capacità di analisi ed esige il confronto. Altrimenti, rischia di diventare solo propaganda.
Riccardo Bocca per http://bocca.blogautore.espresso.repubblica.it/
Martedì sera su Raitre, a "Politics, tutto è politica", si è finalmente capito cosa intendesse Daria Bignardi presentando Gianluca Semprini come un purosangue, un fuoriclasse, un uomo fatto non di carne e ossa ma di pura televisione.
Non si riferiva alla scioltezza e gradevolezza con cui l'ex volto di Sky sa presentarsi in video, rendendo tutto fluido oltre che tecnicamente credibile.
carlo cracco e riccardo bocca
La grande e involontaria dote del conduttor Semprini, dentro il suo nuovo spazio, è quella di anestetizzare l'informazione, rimodulando il senso di un programma di approfondimento in una chiacchierosa escursione tra i fatti.
Non è questione di dettagli o valutazione di stile.
Qui si parla di un tema cardine del servizio pubblico, ossia il dovere di contribuire alla decriptazione degli eventi.
La tv di Semprini - senza ricorrere a categorie grezze, e a volte pure abusate, come conformismo e autocensura -, cestina la complessità del reale e la sua analisi carismatica come un'ideologia superflua, sostituendola con un tappeto di domande standard.
Sembra insomma di assistere a un percorso di conoscenza, vista la pioggia di interrogativi rivolti agli ospiti, e invece ci si limita a ruminare il presente.
GIOVANNI VALENTINI
Non conta troppo che all'esordio Di Maio sia svanito nel nulla, e che dunque il pubblico non l'abbia intervistato in studio e via social.
Il paradosso è che al posto del vecchio talk sia stata configurata la somma - zoppicante a tratti, nella sua apprezzabile brevità, sul fronte del ritmo - di infiniti altri talk:
"Otto e mezzo" nell'apertura con il confronto tra i direttori Cerno e Cerasa, poi "Presadiretta" con l'inchiesta sui rifiuti romani, quindi un assaggio di Sky con il confronto a cronometro tra il ministro Martina e il resuscitato Tremonti, fino al dolore de "La vita in diretta" con l'intervista alla povera madre terremotata e la chiusura in stile "Virus" a colpi di faccia a faccia con il sindaco di Amatrice.
E questo sarebbe il killer della tv novecentesca, e il miglior frutto possibile di quel miracolo di ipocrisia chiamato racconto, narrazione o ancora peggio storytelling? Si scuotano, gli autori di "Politics", e cerchino almeno di addobbare la casa semprinica con qualche sprazzo di imprevedibilità: che non fa sistema, però aiuta a illudersi che il giornalismo sia ancora vivo.