MARIO DRAGHI
Emanuele Buzzi per il "Corriere della Sera"
Due riunioni separate, distinte, per non irritare i senatori che in questi giorni hanno fatto pressione per non vedere la loro voce annacquata in una assemblea congiunta. E molte, moltissime telefonate (quelle verso gli incerti sul voto fiducia a Draghi e quelle tra i big del Movimento per monitorare la situazione). Alla fine, però, il dissenso interno ai 5 Stelle in Aula dovrebbe uscire ridimensionato.
GRILLO DI MAIO CASALEGGIO
A poche ore dal voto, il fronte del no si riduce - secondo le indiscrezioni - a una decina di senatori e altrettanti deputati (o poco più). Molti ancora gli incerti, ma è probabile che una buona parte scelga di assentarsi al momento del voto evitando una spaccatura dalle conseguenze ancora imprevedibili.
La giornata inizia con Vito Crimi che ribadisce la linea M5S e al Fattoquotidiano.it dichiara: «L' astensione? Non c' è un punto di equilibrio, i nostri iscritti hanno votato una cosa molto chiara e a quella dobbiamo attenerci». Un no secco, quindi, a una mediazione. I pontieri del Movimento intanto lavorano sottotraccia per ridurre il dissenso e chiudere le porte alla scissione del gruppo. Beppe Grillo è in stretto contatto con i big, a partire da Luigi Di Maio.
nunzia catalfo
C'è stata una telefonata tra i due per rassicurarsi sulla tenuta dei 5 Stelle alla prova dell'Aula. Roberto Fico prova a gettare acqua sul fuoco: «Qui non stiamo facendo nessuna alleanza con Forza Italia o con la Lega, proprio nessuna. E non abbiamo firmato cambiali in bianco. Non è una questione di alleanze, ma di capire qual è oggi l'interesse pubblico». I vertici si dicono «fiduciosi che i no saranno una ventina in tutto».
Tra gli indecisi (che sono ancora dieci al Senato e quindici - qualcuno dice anche venti - alla Camera), però, ci potrebbe essere qualche nome di peso. C' è chi sostiene che tra gli incerti ci possa essere anche la ministra del Lavoro uscente, Nunzia Catalfo.
Voci non confermate, anche se la senatrice, «madre» del reddito di cittadinanza, è da giorni chiusa nel riserbo.
beppe grillo luigi di maio
Ma il dibattito nel Movimento rischia di allargarsi anche alle alleanze del futuro, proprio nel giorno della nascita dell'intergruppo con Pd e Leu. «Il M5S rimanga postideologico - dice Riccardo Fraccaro -. A maggior ragione in un governo che godrà di una così ampia e variegata maggioranza è imperativo rimanere ancorati ai nostri temi piuttosto che affidarsi ad alleanze a prescindere».
«Il Draghi Day» sarà in ogni caso una giornata storica per il Movimento: è atteso infatti l'esito della votazione su Rousseau che dovrebbe dare il via libera alla nascita dell' organo collegiale. All' ora di pranzo saranno resi noti i risultati e c'è già chi pensa alla campagna elettorale interna che verrà. In teoria, sostengono i ben informati, si dovrebbe votare per scegliere i componenti intorno a metà marzo, ma il pallino è in mano a Crimi. E c'è chi ironizza: «A metà marzo sì, ma di che anno?». Altri elementi che di sicuro non servono a rendere il clima distensivo all'interno del Movimento.
riccardo fraccaro
In serata, davanti ai parlamentari, Crimi ribadisce la linea dura: «Qualunque voto diverso dal sì sarà considerato in dissenso». Un aut aut per indurre qualche ripensamento dell'ultima ora. «Non sarà una fiducia in bianco ma vigileremo e combatteremo sulle cose che non andranno bene», dice Crimi. E prosegue con un paletto stavolta all' indirizzo dell'esecutivo: «I nostri risultati non devono essere messi in discussione: dalla giustizia alle politiche sociali, passando per l'ambiente». Di fronte all' aut aut i no non arretrano: «Mancano i presupposti normativi per sbatterci fuori, non ci lasciamo intimidire».
vito crimi 2