DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell’articolo di Valerio Cappelli per www.corriere.it
Ma chi è davvero Teodor Currentzis, di professione direttore d’orchestra? Nessuno è divisivo come lui. Lo definiscono mago, superstar, clown furbo, sciamano, arrogante mistificatore. Lui si definisce «un missionario». Dice: «Non voglio sopravvivere ma cercare un altro mondo». Sabato 12 ottobre a Parma, al Festival Verdi, con la sua teatralità fatta di anfibi ai piedi, pantaloni stretti avvitati, gambe divaricate, con la sua orchestra MusicAeterna che fa suonare laddove è possibile in piedi, dirige un programma centrato sulla Quinta Sinfonia di Sostakovic.
Deve molto a Putin, che finanziò la sua precedente orchestra. Ma è un argomento tabù con questo musicista greco, 52 anni, che riflette il suo esasperato narcisismo nella solitudine del podio, circondato dal suo team-harem di yeswomen, giovani assistenti belle come sirene. […]
Un direttore «rivoluzionario» come lei, che rapporto ha con la tradizione?
«La protesta in sé non è arte. Se desideri lavorarvi in modo nuovo, rinunciando a quello che è stato fatto prima di te, devi offrire un’alternativa, qualcosa che possa attrarre la gente. Se il tuo sforzo creativo si limita a un’operazione di facciata rispetto alla tradizione, è inutile. E’ facile distruggere, difficile costruire. Mi chiamano enfant terribile, musicista oltraggioso».
E dunque?
«Io spero che si capisca che nulla in me è motivato dal desiderio di distruggere alcunché. […]».
Quanto è stato influenzato dalla tradizione, anche nel rompere con essa?
«La tecnica direttoriale è recente, ha 200 anni. Io sono fedele alla partitura, nota per nota. Tuttavia, seguo allo stesso modo lo spirito originale. Non c’è bisogno di riprodurre fedelmente come la musica poteva essere suonata al tempo in cui è stata scritta. Tuttavia dobbiamo chiederci su che tipo di suono il compositore poteva contare, e cosa poteva ascoltare nella sua immaginazione, che è come un fiore a cui dobbiamo dare l’acqua tutti i giorni. Questa è ciò che chiamo interpretazione».
[…] Perché li fa suonare in piedi?
«Così esprimiamo il potere spirituale della musica, e lo facciamo anche usando il corpo, ponendolo nella giusta tenzione per catturare tutto il potere e l’energia delle note. Si devono convincere della mia idea, a volte con loro non muovo le braccia ma il pensiero, e l’orchestra mi segue, e non si tratta di telepatia.
Un giorno, accanto alla tecnica, si studierà la psicologia nel rapporto tra podio e orchestra. Ascoltandoci, si capisce la differenza se un’orchestra suona seduta o in piedi. Vivere dentro la musica dà la possibilità di un’avventura dell’anima. Dirigere è condividere il mio mondo interiore, uscendo dalla solitudine del podio». […]
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