Simone Porrovecchio per “il Venerdì di Repubblica”
traffico di animali selvatici
Il recente avvistamento di un gruppo di canguri che vagava per le strade del distretto di Jalpaiguri, nello stato indiano del Bengala occidentale, è un caso eclatante, ma non isolato. L'ultimo rapporto sull'India di Traffic, l'organizzazione internazionale che controlla il commercio di animali a rischio di estinzione, fornisce numeri allarmanti su quella che ha ormai i contorni di un'emergenza nazionale.
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Secondo i dati raccolti dai ricercatori, tra il 2012 e il 2020 sono stati oltre 70.000 i casi registrati di specie a rischio di estinzione sequestrate dalle autorità in 18 aeroporti indiani. I principali Paesi di provenienza degli animali sono Brasile, Malesia, Singapore, Thailandia, Papua Nuova Guinea, Australia, Nuova Zelanda e alcuni Stati dell'Africa subsahariana e orientale, dove vengono messi in gabbia e spediti in India su navi mercantili o per via aerea.
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«L'India è tra i primi dieci Paesi in termini di utilizzo di voli per il traffico di animali selvatici», sottolinea Atul Bagai, direttore dell'ufficio amministrativo dell'Unep per India, il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente. Gli esemplari che vengono scoperti e sequestrati dai funzionari doganali indiani vengono rimpatriati, ma se il loro Paese di origine non è chiaro, o non li accetta, vengono messi in quarantena e poi inviati agli zoo o ai parchi naturali più vicini.
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IN BOTTIGLIA E NEI CARTONI
Secondo i dati analizzati nel rapporto di Traffic l'aeroporto ad aver visto il maggior numero di casi di sequestro è quello di Chennai, nello stato di Tamil Nadu nel Sud Est del Paese, dove vengono scoperti sempre più spesso pangolini raggomitolati nei bagagli a mano, seguito dall'aeroporto internazionale Chhatrapati Shivaji di Mumbai e dall'aeroporto Indira Gandhi di Nuova Delhi.
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Un altro hotspot di questo commercio è l'isolato stato Nord-Orientale di Mizoram, lungo il confine con il Myanmar, dove quest' anno sono già stati sequestrati oltre 400 animali esotici, tra cui bradipi tridattili (Bradypus tridactylus), lorisidi, la famiglia di piccoli primati dell'Africa cetrale, scimmie tamarini (Cebidi), alcune delle quali dalle dimensioni di uno scoiattolo sono state trovate imballate in pacchi da stiva, i gibboni dalle guance gialle (Nomascus gabriellae) e addirittura oranghi (Pongo pygmaeus) messi dentro dei cartoni rigidi e imbarcati.
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Le specie autoctone sequestrate più frequentemente sono la tartaruga stellata indiana (Geochelone elegans), elencata come vulnerabile nella Lista rossa IUCN, seguita dalla tartaruga nera (Geoclemys hamiltonii). Tra le specie invece non autoctone l'animale più comunemente intercettato dai controlli è stato la tartaruga dalle orecchie rosse (Trachemys scripta elegans), seguita dalla tartaruga cinese (Mauremys reevesii).
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Complessivamente, è quanto emerge dal rapporto di Traffic India, i rettili sono il gruppo più cospicuo (46 per cento), quasi sempre ritrovati pigiati in scatole di plastica e bottiglie, seguiti dai mammiferi (18 per cento), e dalle specie marine (10 per cento). L'India è sia destinazione, sia via di transito. Ricerche di Wwf India e altre organizzazioni mostrano che numerosi prodotti, tra cui peli di mangusta, pelli di serpente, gusci di tartaruga e bile d'orso, non hanno una domanda diretta in India.
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Ciò significa che gli animali vengono portati in India per essere uccisi e le loro parti lavorate e poi esportate. Il prodotto più frequentemente sequestrato negli aeroporti indiani è l'ambra grigia, una sostanza cerosa che proviene dall'apparato digerente del capodoglio e viene usata dall'industria cosmetica come collante.
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Secondo i dati raccolti sull'India dagli esperti dell'Unione mondiale per la conservazione della natura, il 90 per cento delle specie sequestrate nel Paese negli ultimi dieci anni sono classificate come minacciate nella Lista Rossa Iucn o elencate come in pericolo dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (Cites).
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«Questo mercato è tragicamente redditizio e di facile acceso, poiché non esiste una legge che disciplini il possesso, il commercio e l'allevamento di animali esotici nel Paese», spiega Tito Joseph, responsabile del programma di difesa delle specie minacciate, Wildlife Protection Society of India. I trafficanti sfruttano una scappatoia offerta dalla legge indiana sulla conservazione della fauna, la Wildlife Protection Act del 1978, che protegge le specie autoctone ma, di fatto, tralascia le specie esotiche. L'animale una volta entrato in India può essere commerciato liberamente.
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Saket Badola, direttore di Traffic India, afferma che «il grande numero delle specie esotiche introdotte illegalmente in India è da attribuire al numero crescente di indiani con un reddito tale da permettere l'acquisto di animali considerati prestigiosi, e all'influenza dei social media, dove esporsi con specie esotiche è uno status symbol».
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Nel giugno 2020, il ministero indiano dell'ambiente ha offerto l'amnistia agli indiani in possesso di specie esotiche senza documentazione. Dodici mesi dopo più di 32 mila cittadini avevano dichiarato il possesso illegale di animali; inclusi canguri, iguane e lemuri, ha reso noto IndiaSpend, un'organizzazione di ricerca giornalistica.
DOGANIERI ADDESTRATI
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«Sono d'accordo, c'è una lacuna nella legge che sarà colmata molto presto. Ma uno dei motivi per cui ci sono stati più sequestri è anche perché le istituzioni sono diventate più consapevoli del problema», afferma H. V. Girisha, vicedirettore del Wildlife Crime Control Bureau, ufficio del ministero dell'ambiente.
Il governo indiano prova a correre ai ripari con un disegno di legge che prevede pene molto più severe e controlli più stringenti, aumentando anche il numero di specie protette. Intanto Traffic India e Wwf hanno avviato programmi di addestramento per i funzionari doganali nei principali aeroporti del Paese. Obiettivo, smascherare i trucchi sempre più audaci messi in atto dai contrabbandieri per nascondere gli animali.