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«TROPPE BALLE SUL CAV NEL FILM DI SORRENTINO»
Luca Giampieri per ''La Verità''
«Non trova che Toni Servillo sia stato imbruttito per interpretare Silvio Berlusconi? Sembra un film contro anche nella fisionomia». Si lascia andare a una frecciata di maniera, Mariano Apicella, commentando la rappresentazione dell' ex premier operata dal regista Paolo Sorrentino attraverso il suo attore feticcio nel film Loro. Un astuto buffetto di reazione all' indirizzo di una pellicola che, quasi con smacco calcolato, il musicista napoletano afferma di non avere visto.
LORO SORRENTINO BERLUSCONI APICELLA SERVILLO
«Non andrò al cinema», insiste l' ex posteggiatore (in gergo, colui che «parcheggia» al tavolo i clienti di un ristorante con la chitarra a tracolla), la cui vita cambiò col suono di una domanda giunta come il canto di una sirena da un ascensore dell' hotel Vesuvio, mentre accordava il suo strumento prima di una serata. «Lo sa che, una volta, facevo il suo mestiere?»: poche parole a effetto pronunciate dal leader di Forza Italia. Era il 27 maggio 2001. Il resto è storia della seconda Repubblica.
«Già uno che fa un film su Andreotti, poi uno su Berlusconi. Il prossimo chi sarà?
Craxi? A me il cinema deve stimolare».
Il fatto che ci sia anche lei non la stimola?
«Conosco l' attore che interpreta me, è bravo. Amo Toni Servillo, un onore per noi napoletani. Tutti grandi professionisti. Il punto è il film».
Su Facebook, ha scritto che è una «balla».
«Mi riferivo al fatto che il presidente non ha mai cantato Malafemmena. Io avrei adottato un repertorio francese, più vicino ai suoi gusti. E il fatto che lo accompagno soltanto, manco fossi il suo chitarrista Guardi che il più delle volte bisognava pregarlo per farlo cantare».
Dalla mente di Sorrentino esce il ritratto di un uomo che ha avuto tutto, ma è tormentato dalla solitudine, dal tradimento dei suoi sodali e da un matrimonio ridotto al lumicino.
«Che sia stato tradito da chi considerava un figlio, era cosa già nota. Riguardo al suo matrimonio, ho conosciuto la signora Veronica Lario, persona a modo e intelligente. Mi è dispiaciuto per la rottura: a prescindere dalle richieste economiche eccessive, è un fallimento».
Lei, invece, come sta?
«Abbastanza bene, grazie. Moralmente, un po' a terra».
È avvilito dal rinvio a giudizio?
«Le solite cose, caro mio. Ormai, l' Italia è un Paese messo male su tutti i fronti. Ho già detto ciò che avevo da dire. Quale corruzione dovrei ammettere? Per fare contento chi? Il caso Ruby risale al 2010 e io ero già a libro paga di Berlusconi dal 2001. È talmente chiaro. Mettono assieme gli stipendi di anni per fare una cifra sensazionale: 157.000 euro. Chi c... li ha mai visti tutti assieme?».
Guardandosi indietro, quel 27 maggio 2001 all' hotel Vesuvio è il giorno più importante della sua vita?
«Senza alcun dubbio. Per chi non lo sarebbe?».
Paragonabile al giorno in cui conobbe sua moglie?
«Anche. Se uno esce da un ventaglio d' amore, l' altro rappresenta una gratificazione enorme per la carriera. Perché chi sta vicino a Berlusconi un po' di televisione la farà, e io l' ho fatta. Mi sono fermato perché gli ostacoli non mancano mai».
Si riferisce a quella polemica all' Isola dei famosi?
«Mi crocifissero perché diedi del "ricchione" a Cristiano Malgioglio in modo giocoso, come si usa tra amici a Napoli. Volevano distruggermi. C' è chi ha insultato pubblicamente gli omosessuali ed è ancora lì. In Italia, non contano le cose che si dicono: conta chi le dice. Se si fosse trattato di Vittorio Sgarbi, non sarebbe successo nulla».
La conduttrice, Vladimir Luxuria, affondò il colpo dicendo che Malgioglio, a differenza sua, aveva scritto per Mina e Ornella Vanoni.
«Una stronzata. Io non scrivevo per Berlusconi, semmai il contrario: io cantavo».
È vero che facevate le 6 del mattino a scrivere canzoni?
«Come no. A Macherio, Arcore, in Sardegna. Dappertutto».
Chi crollava prima?
«Io. Quell' uomo ha una tempra rara. Nei suoi panni, sarei già fritto con tutti i problemi che ha. Sarà un caso che il rinvio a giudizio sia arrivato subito dopo la candidabilità?».
È contento per la riabilitazione?
«Ah, è una notizia magnifica. Certo, fosse arrivata prima delle elezioni».
Sarebbe andata diversamente?
«Chiaro. Se non c' è il presidente al comando, chi dobbiamo votare?».
Senta, cosa lo fece «innamorare» di lei?
«Lui disse il modo in cui suonavo e cantavo, un incastro che lo emozionava. Apprezzava che io conoscessi tutte le canzoni napoletane e le eseguissi a memoria, senza spartito»
Quando fu messo a contratto dal premier, una clausola stabiliva che doveva essere sempre a disposizione. La cosa non le è mai pesata?
«È raro che non abbia voglia di suonare. Purtroppo, in periodi come questi, al presidente passa la voglia di cantare e allora non ci si vede per un po', ma l' amicizia rimane. Almeno spero. Da parte mia sicuramente».
È tutt' ora a contratto?
«Certamente».
Quindi, le voci che parlavano di una frattura dopo l' invito di un' altra band alla cena di rifondazione di Forza Italia nel 2014? Solo gossip?
«Berlusconi sa che quando vuole sentirmi cantare, o vuole scrivere canzoni, gli basta alzare il telefono. Non ho l' esclusiva. Comunque, non era stato lui a invitare la band: ci sta sempre qualcuno che vuole farti fuori. Sapesse quante volte ci hanno provato».
E quella frase, «È finita un' epoca»? Un' invenzione dei giornali?
«Mi viene da ridere. L' unico che potrebbe dire una cosa simile è il presidente, non certo io. A meno che non vinca al Superenalotto».
Lo sa che vi somigliate?
«Forse perché con gli anni ho perso i capelli. Ho un po' la pettinatura come la sua, ma non vedo la somiglianza».
Anche lei ha l' assillo della calvizie, come il Cavaliere?
«Non direi. E neanche lui mi sembra così ossessionato. Però, se avessi la possibilità, un trapiantino lo farei».
Tempo fa, ha detto che Berlusconi è intonatissimo. Ma, tra i due, chi è più intonato?
«Non si può dire, la musica è un fatto soggettivo. E io non amo fare paragoni tra artisti».
Un' altra cosa che non ama è rivelare il valore del suo contratto. Buttiamo lì una cifra: 10.000 euro al mese?
«Scherza? Non li vedo nemmeno col binocolo».
Non mi dirà che guadagnava di più facendo il posteggiatore.
«Glielo garantisco. All' hotel Splendido di Portofino, prendevo 250.000 lire al giorno e ne facevo altrettante di mancia. C' erano clienti che si alzavano dal tavolo e mi infilavano nel taschino banconote da 50, 100, 200.000 lire».
Ha mai pensato che Berlusconi potrebbe aver visto in lei il suo alter ego musicale, ciò che sarebbe stato se tutto il resto non lo avesse distratto?
«È molto probabile. Lui amava la vita da chansonnier. Poi, come racconta spesso, arrivò suo papà, lo prese per un orecchio e lo portò a Milano. Io gli dico sempre: "Presidente, ringrazi Dio ché la venne a prendere suo padre!"».
Se potesse tornare indietro a quel 27 maggio 2001, considerati i problemi giudiziari che l' amicizia con Berlusconi le ha portato, rifarebbe la stessa scelta?
«Per quanto riguarda il presidente, la rifarei altre mille volte. Visto il Paese in cui viviamo, però, ci ragionerei sicuramente di più. Qui studiano la notte per distruggere il prossimo: sono pagati per quello».
Nel suo rapporto col presidente, pensa di avere più dato o ricevuto?
«Non ci ho mai riflettuto. Sarà il Padre eterno a deciderlo».
In una recente intervista, Adriano Galliani ha detto che, nonostante gli anni di vicinanza lavorativa e umana, dà ancora del lei a Berlusconi. È lo stesso per lei?
«Sì, e lui mi dà del tu, com' è giusto che sia. Mi fa sentire come se avessi la protezione di un padre».
silvio baldoria silvio berlusconi con smaila e jerry cala e mariano apicella
Qual è la più grande qualità del presidente?
«Quello che tocca diventa oro».
Compreso lei?
«Io no, perché il nostro rapporto è stato reso pubblico. Tanti sono raccomandati, ma nessuno lo sa».
Un difetto me lo dice?
«Battibeccavamo sulle canzoni, per via delle parole. Una cosa benevola, però».
Ha dichiarato di avere votato Berlusconi sin dalla sua discesa in campo perché è «l' unico politico che non è un politico».
«Non è un politico perché ha dei sentimenti. Coi politici è meglio non avere a che fare, sono l' antitesi della musica. Anni fa, al Vesuvio, un noto onorevole si innervosì quando mi avvicinai al tavolo, disse che non voleva essere disturbato. Ma se sai che qui c' è la musica, che cazzo ci vieni a fare? Solo per farti vedere in un hotel di lusso?».
Nessun politico che l' abbia colpita?
«Italiani no. Mi piace Vladimir Putin, il quale ha spesso ripetuto che in Italia stiamo inguaiati perché abbiamo dei politici che non servono a nulla. Con Tony Blair, una volta, cantammo un brano dei Beatles: si accompagnò da solo con la chitarra. Molto simpatico».
«Cantante italiano, divenuto noto per essere l' interprete delle canzoni scritte da Silvio Berlusconi»: è la definizione che Wikipedia dà di lei. Le va stretta?
«La capisco. Quando andavo in tv, non si parlava mai di me o delle mie canzoni: si parlava del presidente».
Nel 2011, un suo concerto al teatro degli Arcimboldi, a Milano, fu annullato per mancanza di prenotazioni. Ne soffrì?
«No, anche se fu una cattiveria. La realtà è che, a due settimane dallo spettacolo, avevo già venduto 990 biglietti. Avremmo fatto 1.200 persone agli Arcimboldi, cosa che per Mariano Apicella sarebbe stata un grande successo. Ma a qualcuno dava fastidio e fecero in modo di bloccare tutto».
Qualche rimorso, nella sua carriera di musicista, c' è?
«Ovviamente. Penso che se il presidente avesse utilizzato uno pseudonimo per le canzoni scritte con lui, avrei avuto una vita più leggera. Non mi fecero fare Sanremo perché ero suo amico. Anche avessi scritto la Boheme, avrebbero detto che era una schifezza».
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