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TRUCI A SAN SIRO – DOPO LA DECISIONE DELLA UEFA DI NON ASSEGNARE LA FINALE DELLA CHAMPIONS LEAGUE DEL 2027 A MILANO, LA RUSSA ACCUSA: “UNA FIGURACCIA, COLPA DI UNA GIUNTA COMUNALE INADEGUATA" – IL SINDACO SALA REPLICA: “MI SONO ROTTO LE SCATOLE DI QUESTI CATTIVI MAESTRI, LA RUSSA EVITI DI SPECULARE” – ‘GNAZIO RILANCIA L’IDEA DI UN NUOVO STADIO VICINO IL MEAZZA E PUNGE SALA:IO NON L’HO MAI NOMINATO E LUI TIRA LA PALLA FUORI CAMPO. IL COMUNE DOVEVA DIRE SUBITO: IL MEAZZA NON VA ABBATTUTO”

1 - SALA: LA RUSSA ACCUSA SU SAN SIRO? CATTIVO MAESTRO, EVITI DI SPECULARE

M. Gian. per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

beppe sala

Si sono beccati in più di un’occasione. Dall’assegnazione dei posti nel palco reale alla Prima della Scala, alla cerimonia in ricordo di Sergio Ramelli. Ma alla fine, il presidente del Senato, Ignazio La Russa e il sindaco di Milano Beppe Sala hanno sempre trovato il modo di riprendere il filo del dialogo.

 

Tranne su un argomento: il destino di San Siro. A riaccendere il fuoco della polemica è stata la decisione della Uefa di non assegnare la finale della Champions League del 2027 a Milano perché il Comune, proprietario dello stadio, non è in grado di garantire che per quella data il Meazza non sia un cantiere a pieno regime. Incertezza che deriva dal fatto che Milan e Inter non hanno ancora deciso se puntare a un nuovo impianto fuori Milano, o realizzare un Meazza bis accanto alla Scala del calcio che a quel punto sarebbe in parte abbattuta.

 

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«Una figuraccia» secondo La Russa che martedì ha affondato il colpo. «La responsabilità è tutta di una giunta comunale inadeguata. In attesa di capire se a sinistra si arriverà mai a un “campo largo”, ci saremmo aspettati nel frattempo una maggiore difesa del “campo di San Siro” e di decisioni che andassero nell’interesse della città. Milano non meritava questa disfatta».

 

La replica di Sala non si è limitata al merito della querelle, ma va più in là e punta il dito contro La Russa reo di non attenersi al suo ruolo istituzionale. «Essere così speculativi su una questione che riguarda la città — ha detto ieri il sindaco — è improprio per chi fa il presidente del Senato». Se non fosse chiaro il concetto, Sala lo ribadisce dopo qualche secondo: «In questa vicenda sono diventati tutti fenomeni.

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L’ultimo è, mi permetto di dirlo nel rispetto del suo ruolo istituzionale, il presidente del Senato che io ho sentito parlare di tutto e di più». Sala si riferisce a un vecchio pallino di La Russa, grande tifoso interista, ossia la possibilità di far coesistere due stadi uno accanto all’altro, senza dover demolire San Siro. «Il presidente del Senato, è venuto da me portando la sua idea di due stadi, mi risulta che è andato a parlare con le due squadre ma non ha ottenuto nulla — continua Sala —. Abbia il coraggio di dire che ci ha provato anche lui e non ci è riuscito al posto di caricare tutta la colpa sul sindaco.

 

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Però credo che non ce l’avrà e che continuerà a permettersi, nel suo ruolo istituzionale, questi giochetti che non gli rendono onore». La conclusione è da addio definitivo: «Io mi sono un po’ rotto le scatole di questi cattivi maestri che sanno tutto loro e che io vorrei vedere all’opera, alla prova dei fatti».

 

(...)

 

 

2 – LA RUSSA

Maurizio Giannattasio per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

Presidente Ignazio La Russa, il sindaco Sala la accusa di speculare su San Siro e di venire meno al suo ruolo istituzionale.

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«Trovo strano che Sala non si sia accorto che per un atto di pura cortesia istituzionale non ho mai nominato il sindaco, ma sempre la giunta, dando quindi la colpa non a lui ma all’eterogeneità di chi lo appoggia e che gli rende impossibile prendere decisioni. È un complimento implicito non dovuto. Se fosse stato attento avrebbe dovuto ringraziarmi».

 

Lei ha parlato di figuraccia. Difficile pensare a un complimento.

«Non volevo certo fare complimenti ma ripeto che Sala volutamente non l’ho citato. La sua colpa semmai è di aver accettato di fare il sindaco con questa maggioranza: con gli ambientalisti e similari che tirano da una parte e gli altri che tirano dall’altra. In questo caso, l’unica strategia è tirare la palla fuori dal campo e dare la colpa al bieco uomo di destra che invece con lui è sempre stato corretto».

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Più che bieco, sostiene che lei sia un cattivo maestro.

«Detto da uno che sa benissimo che nell’album di famiglia i “cattivi maestri” sono quelli che, proprio a sinistra, hanno predicato e insegnato il terrorismo, mi sembra un clamoroso autogol».

 

Entriamo nel merito. Di chi è la colpa di avere perso la finale della Champions League? Del Comune o delle squadre che ancora non hanno deciso dove andare e cosa fare?

«Credo, da eletto a Milano, di avere il diritto di poter dire che al Comune sarebbe bastato chiarire subito a Milan e Inter che San Siro non andava abbattuto in nessun caso.

Esattamente come, insieme a me, la pensa la maggioranza dei milanesi. Nel mondo quando si parla di Milano, si pensa al Duomo, alla Scala e a San Siro. Tutto il resto viene dopo. Ecco perché mi sono permesso di interloquire già nel 2019.

LA RUSSA SCHLEIN

 

E cosa ha pensato?

«Il piano dettagliato di club e Comune che ho studiato a fondo prevedeva la costruzione di un nuovo impianto nell’area dello stadio e l’abbattimento di San Siro. Alla voce demolizione, il costo era di 50 milioni di euro a carico delle società. Oggi probabilmente sarebbero 60 o 70 a causa degli aumenti delle lavorazioni».

 

Quindi?

«Quindi se non demolisci San Siro, risparmi una cifra che va dai 50 ai 70 milioni di euro, a cui puoi aggiungere gli utili di uno stadio che restando in piedi puoi tranquillamente affittare sia per i concerti sia per altri eventi. Con questi risparmi puoi garantire la manutenzione ordinaria dell’impianto per almeno 10, 15 anni. Inoltre, l’utilizzo di San Siro avrebbe consentito alle squadre che ne restavano concessionarie di avere due impianti senza spendere un euro. Anzi guadagnandoci.

 

(...) In ogni caso, toccava al Comune dire: San Siro non si tocca. Prendere o lasciare».

 

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(...)

 

Due stadi attaccati. Che senso ha?

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«Vuole la lista? In Inghilterra, a Liverpool, due stadi a distanza di 900 metri. In Spagna due stadi a distanza di 50 metri, in Serbia di 800, in Argentina di 300 metri. Vuole che continui? Perché da noi no?».

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