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    GIALLO, ROSSO E VERDONE: “IL PERSONAGGIO DI FURIO NON PIACQUE A SERGIO LEONE MA DIVERTI’ FALCÃO, CHE MI CHIAMO' PER CHIEDERMI IL NUMERO DI UN’ATTRICE. IO…’ – LA SVOLTA DI 'BOROTALCO', LA ROMA, TOTTI E LA MAGLIA AUTOGRAFATA DI CR7: "NON L’HO MAI LAVATA” – L’EX DS GIALLOROSSO WALTER SABATINI: “VERDONE? HO SEMPRE TEMUTO I SUOI GIUDIZI SULLA ROMA. LI GIUDICAVO ATTENDIBILI”- E DI VAIO RIVELA CHE… - VIDEO


     
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    Giallo, Rosso e Verdone. “Con il personaggio di Furio si divertì pure Paulo Roberto Falcão che non capiva una parola di italiano. Il giorno dopo aver visto in anteprima ‘Bianco, Rosso e Verdone’ mi chiamò per chiedermi il numero di un’attrice. Io non glielo ho dato”.

     

    Dal cinema alla musica fino al calcio, Carlo Verdone si racconta su Youtube in un incontro con i ragazzi del settore giovanile del Bologna. “Sergio Leone non amava Furio. Organizzò una proiezione privata con Sordi, Monica Vitti e Falcão, da poco arrivato a Roma. Alla fine Sordi mi abbracciò e mi fece i complimenti per Furio, e così anche la Vitti. Leone masticò amaro: “Boh, se je piace a loro…”.

     

    verdone furio verdone furio

    L’attore-regista romano rivela come diventò tifoso della Roma. “Fu grazie a un mio compagno di banco che fece un bel disegno di un centravanti giallorosso e me lo regalò con la promessa che sarei diventato romanista”. La prima partita in curva sud: “Fu un Roma-Napoli, gol di Manfredini”. Le figurine Panini: “Non trovavo mai quella di Pascutti. Un giorno lo incontro in un ristorante. Lui mi confessa di essere un mio ammiratore’. E io: ‘Mi hai fatto buttare un sacco di soldi’. “Il mio sogno era diventare calciatore. Poi sono diventato un “pedinatore di italiani”: “Sono curioso. Continuo a essere timido, riservato, mi piace guardare la gente, ascoltare storie. Racconto la realtà...”

     

    A 28 anni, il primo film. “Quello che mi ha dato più soddisfazione è stato ‘Borotalco’. “Mi sono sentito male dalla felicità. Avevo avuto successo con ‘Un sacco bello’. Poi dopo ‘Bianco, Rosso e Verdone’ i produttori mi mollarono perché mi identificavano con i “personaggi’ e non credevano che avessi un futuro come attore. Sono rimasto diversi mesi senza lavorare. Ritornai all’università pensando che quello del cinema fosse un mondo di matti.

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    Dopo 3 mesi arriva una telefonata di Mario Vittorio Cecchi Gori. Mi disse: ‘Credo a te come attore’. Con ‘Borotalco’ venne fuori un film veramente bello che raccontava anche i colorati anni ’80. Io e lo sceneggiatore la sera della prima ci mettemmo in un angolo a vedere le persone che uscivano dal cinema. Me la stava facendo sotto, mi giocavo la carriera. Uno passò e disse: Mi so’ ammazzate dalle risate, quanto è forte sto film.... Me lo vado a rivedere domani”. Quel film vinse 5 David di Donatello e io presi il volo’.

     

    La prova d’autore alla regia resta ‘Compagni di Scuola’. “Un film che non morirà mai. Rappresenta non i vizi dei tempi ma degli uomini”.  E poi “Viaggi di Nozze: “Tutti erano scettici sul fatto che tornassi a fare i personaggi. Andò benissimo. Fu un’altra grande emozione”.

     

    Ai giovani che vogliono tentare la strada del cinema lancia un avvertimento: “Fare una carriera come la mia è molto difficile. Il cinema richiede tantissimi sacrifici, si va incontro a molteplici umiliazioni, bisogna avere grande passione e mettere in conto che si può soffrire molto. Oggi devi fare grandi incassi. È tutto business. Un mondo spietato, competitivo. A un ragazzo direi: ‘pensaci dieci volte’. È un lavoro che ti può far male. Oggi per fare qualcosa di diverso e originale, è veramente dura...”

     

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    ‘Si vive una volta sola’ è in stand-by: “L’ho fermato 2 giorni prima dell’esplosione del coronavirus. Avevo fatto un tour di promozione al nord incontrando migliaia di persone. Ho toccato 20mila mani, non so come abbia fatto a non prendermi il virus…Ora dobbiamo stabilire come far uscire il film, forse su Amazon o su Sky, dipende dal produttore. Per tornare al cinema dobbiamo attendere che la pandemia sia azzerata”.

     

    Nel frattempo Verdone non si annoia. "Sto scrivendo un libro e mi confronto con gli sceneggiatori per il nuovo film. E poi ascolto musica". I giovani si divertono con Dua Lipa? Io li spingerei a riascoltare qualcosa dei primi Beatles. Parte tutto da loro". Tra gli italiani, sceglie Vasco, il Venditti dei suoi primi album, De Gregori, Dalla. "I talent? Non so se facciano bene ai ragazzi. Danno grande popolarità nell’immediato ma gli artisti che escono da lì si consumano presto”.

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    Irrompe Walter Sabatini, ex ds giallorosso, oggi al Bologna: “Verdone è un mio idolo. Ho sempre temuto i suoi giudizi sulla Roma. Li giudicavo attendibili”. Il capo-scouting dei rossoblù Marco Di Vaio confessa: “Sono cresciuto con i film di Verdone e le canzoni di Venditti. Io sono laziale ma due romanisti mi hanno accompagnato tutta la vita…”.

     

    Difficile trovare "poesia" in questo calcio, ora che non c'è più Totti: "Calciatori così non li avremo più", sospira Verdone che poi mostra con orgoglio una maglia autografata di CR7: “E’ quella della finale di Champions vinta con il Manchester United. Non l’ho mai lavata”. L'ammissione: “Non saprei fare un film corale sul calcio o sullo sport. Meglio raccontare la storia di un allenatore o di un singolo atleta". Mihajlovic? "Un allenatore perfetto per il Bologna, ha dato molte motivazioni, l’ha messa bene in campo. Ha continuato nonostante le cure ad essere presente. Lo terrei a lungo…”. Il mio maestro di vita? "Mio padre. Era un intellettuale ma mi portava a giocare a calcio al Circo Massimo, alla Galleria Nazionale d’Arte moderna, al cinema e allo stadio. Mi ha insegnato a coltivare le passioni…”

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