Alessandra Benignetti per il Giornale
MAXISEQUESTRO NOMADI
È un vero e proprio tesoro, quello sequestrato nelle prime ore di stamattina, dal personale della D.I.A. e del Comando Provinciale Carabinieri di Roma, con l'ausilio della Guardia di Finanza, a cinque famiglie nomadi di etnia Sinti. Adesso sono tutti accusati di aver costituito "una associazione a delinquere" attiva non solo nella provincia di Roma, ma anche in località turistiche in Italia e all’estero
Ventitré immobili, tra cui nove ville di lusso, con parco, piscina e campi da calcetto. E ancora, terreni agricoli, ditte individuali, società, veicoli e conti correnti. Beni per un valore complessivo di oltre 30 milioni di euro. Un piccolo impero, che i cinque capi famiglia oggetto del provvedimento, come si legge nel comunicato diffuso da Dia e Carabinieri, avevano accumulato tra Cerveteri e Ladispoli, in provincia di Roma.
MAXISEQUESTRO NOMADI
I cinque uomini nei confronti dei quali è stata emessa la misura del Tribunale di Roma, appartengono a tre ceppi familiari che, successivamente, si sono fusi in un unico gruppo, stanziatosi, a partire dagli anni ’80, proprio a Cerveteri. “Accomunate da stretti vincoli familiari e gravate da numerosi precedenti penali”, le famiglie di etnia Sinti oggetto del provvedimento, secondo quanto riferiscono le forze dell’ordine, avevano “dato vita ad un’associazione per delinquere attiva sia nel Lazio che in note località turistiche del territorio nazionale e estero”.
MAXISEQUESTRO NOMADI
Le indagini nei confronti dei cinque capi famiglia sono partite nel 2016 dal Centro Operativo della Dia di Roma, per individuare possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nell'hinterland capitolino. La Dia e i Carabinieri, nel corso delle indagini, hanno, quindi, accertato la “pericolosità sociale” dei soggetti interessati dalle indagini, come pure gli “evidenti profili di sperequazione tra il patrimonio posseduto e i redditi dichiarati dagli stessi”.
MAXISEQUESTRO A 5 FAMIGLIE NOMADI
Il sequestro milionario nei confronti dei cinque capi famiglia di etnia Sinti, che risultavano, inoltre, tutti sconosciuti al fisco, ha preso il via all’alba nel territorio compreso fra Cerveteri e Ladispoli, nella provincia di Roma.