Luigi Frasca per “il Tempo”
Nonostante la blasfemia non sia più reato, ma solamente un illecito amministrativo, chi scrive una bestemmia in un post pubblico su Facebook rischia una multa compresa tra 51 e 309 euro. La norma che inchioda chi pubblica parole offensive per la religione, è rappresentata dall' articolo 724 del codice penale.
«Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità (o i Simboli o le Persone venerati nella religione dello Stato) è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da cinquantuno euro a trecentonove euro. La stessa sanzione si applica a chi compie qualsiasi pubblica manifestazione oltraggiosa verso i defunti».
E visto che ormai quello che si scrive sul social network è come se fosse detto in pubblico, la sanzione può essere applicata anche laddove la bestemmia sia scritta su Facebook. Oltretutto da qualche anno il blog cattolico Pontifex ha iniziato a denunciare tutti i gruppi e le pagine Facebook che inneggiano alla blasfemia in modo incontrollato.
le discussioni si risolvono di persona non su facebook
Ma per quanto riguarda le sanzioni c' è anche un precedente che riguarda chi usa commenti pesanti o insulti nei confronti di altre persone e poi li pubblica su Face book. Stando a quanto deliberato da un giudice, infatti, gli insulti online potrebbero costare 100 euro per ogni giorno che rimangono online.
La vicenda è stata riportata a settembre scorso dal quotidiano «il Resto del Carlino», e riguarda una giovane parrucchiera che si è rivolta al giudice civile per ottenere la rimozione dal social network di alcuni insulti per una questione di lavoro. Visto che tutti gli inviti a rimuovere le offese erano stati ignorati, la soluzione l' ha trovata un avvocato di Reggio, Stefano Manfreda, che ha ottenuto in via d' urgenza dal giudice civile Chiara Zompì un' ordinanza innovativa: la rimozione immediata da Facebook dei post dal contenuto offensivo verso una sua cliente e, in caso di non ottemperanza, la multa di 100 euro al giorno per ogni giorno di ritardo.
papa francesco e il mate
Le querele per ingiuria e diffamazione fino ad ora hanno avuto un grosso ostacolo: non garantivano la soluzione del problema alla radice, ovvero la rimozione dell' offesa. E la nuova sentenza sembra fornire uno strumento efficace per aggirare lo scoglio. E se il provvedimento farà scuola anche in altri tribunali italiani tutti coloro che hanno l' abitudine di insultare utenti, aziende ed enti pubblici sui social network potrebbero ritrovarsi a dover pagare somme ingenti: facendo i conti, un insulto rimasto online per un mese potrebbe costare 3.000 euro, un anno intero addirittura 36.500 euro.
evo morales papa francesco
Intanto però anche Facebook è incorso ieri in un problema. A causa di un bug del sistema, diversi utenti sono stati dichiarati morti sul social networks, attraverso la funzione che trasforma il profilo in una pagina commemorativa. E tra questi anche il fondatore Mark Zuckerberg. «Si tratta di un terribile errore che abbiamo immediatamente risolto», ha commentato un portavoce della società. Per il momento, però, non è chiaro cosa abbia attivato il bug né quanti siano gli iscritti coinvolti.