Maurizio Porro per il “Corriere della Sera”
WOODY ALLEN 7
Con un gesto di affetto verso il nostro cinema che gli fa onore, Woody Allen è in gran segreto per poche ore al Gritti, dov'è ospite dal 1981, nella sua Venezia, dove si è sposato e non al Lido, dove anche i direttori sono all' oscuro. Ha fatto un salto a sostenere la causa del documentario Acqua e zucchero su Carlo Di Palma, il suo direttore della fotografia preferito, che la compagna Adriana Chiesa ha preparato per 10 anni rovistando nei ricordi e intervistando grandi registi: Loach, Wenders, Bertolucci, Michalkov, Taviani; e quelli rimpianti come Rosi, Lizzani, Scola.
CAFÉ SOCIETY DI WOODY ALLEN
Woody se ne sta in hotel rilassato, casual, un poco imbiancato dal tempo e ogni sorriso ipoteca un poco di malinconia: un giorno e mezzo di vacanza con Soon Yi e sono già pronti a partire per Londra. «Finito l'incontro provo il clarinetto, fra poco a New York ho un debutto di stagione», dice. Il documentario, diretto da Fariborz Kamkari (il 6 settembre al Lido) è un certosino lavoro che chiama in causa tutto il cinema italiano.
Come è nato l'incontro con Di Palma?
CAFÉ SOCIETY DI WOODY ALLEN
«Fui folgorato dal suo lavoro con Antonioni per Blow up e Deserto rosso , l' invenzione del colore e della luce, perché lui aveva la pittura nel cuore, amava nei musei rivedere i capolavori. Siamo stati legati da 15 anni di amicizia e quando veniva in America stavamo insieme sempre, a pranzo e a cena. Un rapporto semplice, così come era molto naturale nel lavoro, aveva tutto dentro».
Nella storia di un uomo c'è tutto il cinema italiano che ha contato.
«È quel cinema che da ragazzo vedevo ogni settimana con stupore, quando i film europei arrivavano in America nel circuito d'essai. Non solo Fellini, De Sica e Visconti, anche Germi, Monicelli, le grandi commedie che ogni tanto rompevano la rivoluzione neorealista. Ora non si vedono più i film europei, grave perdita».
La sua instancabile carriera, Woody?
CAFÉ SOCIETY DI WOODY ALLEN
«In Italia esce ora Café Society girato in digitale con Vittorio Storaro, altro maestro.
Inizio fra poco una nuova storia a Coney Island Anni 50 con Kate Winslet e Justin Timberlake. Ma è il cinema che è stanco, vola basso, la tv ha fatto scendere la media del gusto e incassano da noi alcune pessime commedie comiche, mentre si spendono miliardi per il regno fantastico».
woody allen zelig
Non le piace il presente?
«È sicuramente più divertente e gradevole il passato».
Tornato a girare in patria?
«Perché la storia è quella, ma ripartirei subito per l' Italia. A Roma, le passeggiate, i ristoranti, la gente, una meraviglia».
Venezia come l'ha trovata?
«Sempre unica al mondo, ma bisogna preservarla dalla tragedia della civilizzazione».
Critica la tv, ma ha girato anche una serie per Amazon, in onda dal 30 settembre.
«Sì, Crisis in Six Scenes , una cosa per far ridere e divertire, non profonda: sei episodi di mezz'ora per raccontare la storia di una famiglia Anni 60 sconvolta da un ospite. Ho tenuto conto che si potrà vedere su computer e telefonino».
woody allen
Perché ha paura di Trump presidente?
«No, non andrà mai al potere un uomo così né in America né altrove, non ha speranze».
Del nuovo cinema italiano cosa ha visto?
«La grande bellezza di Sorrentino e l' ho trovato magnifico. Ovviamente ci ho riconosciuto Fellini: come La dolce vita, sono due straordinari ritratti d'epoca. L' influenza di un maestro è positiva, succede in tutte le arti, per me sono stati basilari Fellini, Bergman e Truffaut, come molti americani tipo Altman e Scorsese. Siamo tutti sulle spalle dei grandi maestri europei».
Lei fa un film dopo l' altro, mai problemi economici?
«Ormai lavoro come in famiglia. I miei film costano poco per l' America, al massimo 18 milioni di dollari, quindi anche se perdono, perdono poco, ma se va bene guadagnano molto. Insomma non rischiamo».
woody allen sul set
Perché il cinema americano di oggi svicola e non racconta la vita vera del Paese?
«Ci sarebbero registi pronti a farlo, ma oggi da noi è la finanza che controlla il cinema e puoi avere tutti i talenti creativi che vuoi ma è il budget che decide, mentre i produttori spendono una fortuna per vincere l' Oscar ed oggi anche i Golden Globe. Ma la rivoluzione vera nel guardare la vita sullo schermo l' avete fatta voi italiani».
Chi è l' ultima star italiana?
«In America è Roberto Benigni, straordinario. Non so mai cosa aspettarmi da lui, ha enorme talento e intelligenza».
E lei tra i nostri attori chi ha in mente?
«Le due icone di sempre sono Magnani e Mastroianni, poi la Loren che è sexy ma nella Ciociara anche brava e poi ci sono De Niro e Pacino che sono nella radice italiani».
woody allen e moglie soon yi
A quasi 81 anni ama di più il dramma o l'umorismo?
«Li ho sempre amati entrambi perché hanno dato un grande contributo allo spirito umano. Ma oggi come oggi mi pare che convenga di più divertire».