Francesco Grignetti per “La Stampa”
FRANCO GABRIELLI ADOLFO URSO
Con una veloce informativa al Copasir, il governo nella persona del sottosegretario Franco Gabrielli ha archiviato la questione dei finanziamenti russi in appena un'ora e mezza. In fondo, c'era poco da dire: nel famoso report americano che ha fatto tenere il fiato sospeso alla politica italiana per qualche giorno, non ci sono riferimenti ad alcun nostro partito o leader. Molte illazioni per nulla, si potrebbe dire.
E infatti il presidente di questo speciale Comitato parlamentare che vigila sulla sicurezza della Repubblica, il senatore Adolfo Urso, FdI, si permette una battuta tranciante: «Mi pare di poter dire che il caso è chiuso, e non si sarebbe dovuto neanche aprire. Purtroppo siamo nel corso di una campagna elettorale in cui si pensa a denigrare l'avversario».
franco gabrielli entrando in audizione al copasir
Se le presunte corruzioni non toccano il nostro Paese, resta la questione dei rapporti politici o comunque di una certa condiscendenza verso Mosca. E comunque la storia si è lasciata dietro uno spiacevole alone di sospetto che gli americani stessi hanno accreditato, facendo capire che comunque il lavoro d'intelligence non finisce qui. Se lo scopo finale dell'operazione era una sorta di «altolà» verso chi ha cedimenti verso i russi, a questo punto sono tutti avvisati.
Il sottosegretario Gabrielli, sulla base di due rapporti commissionati al Dis e all'Aise, ha spiegato ai parlamentari che il rapporto americano consta di due parti: un cablogramma, divulgabile (e infatti depositato presso il nostro ministero degli Esteri), inviato a una pletora di ambasciate affinché i più diversi governi siano sensibilizzati dai metodi russi, dove si illustra la loro consuetudine di corrompere per ampliare la sfera di influenza; e poi un allegato di circa 300 pagine, che invece rimane segreto, con la storia dei 300 milioni di euro utilizzati per corrompere 24 leader politici nei diversi continenti, negli anni dal 2014 a oggi.
FRANCO GABRIELLI ADOLFO URSO
L'allegato è lavoro di intelligence e pertanto resterà riservato. Il testo di accompagnamento è invece più di carattere politico, e stigmatizza i tentennamenti verso Mosca, i cedimenti alla loro retorica, la diffusione di disinformazione e fake news. In pratica, si richiama la guerra informativa permanente che la Russia fa alle democrazie occidentali. Questo è quanto Gabrielli ha detto alle 9 del mattino. Ed è più chiaro, dunque, a che cosa si riferiva successivamente Mario Draghi nella conferenza stampa, quando ha ricordato agli italiani che «dalla Russia c'è un'opera sistematica di corruzione».
Franco Gabrielli entrando in audizione al Copasir
A pochi giorni dal voto, però, questo cablo in Italia ha creato un maremoto. Secondo indiscrezioni, gli stessi americani avrebbero riconosciuto che la vicenda non è stata gestita nel migliore dei modi. In conclusione non ci sono pistole fumanti con la prova di corruzioni. Non c'è alcun «alto tradimento». Soddisfatto il commento del leghista Paolo Arrigoni: «Il prefetto Gabrielli ha chiarito a sufficienza: non ci sono coinvolgimenti italiani nella vicenda. A sinistra e nelle solite redazioni, se ne facciano una ragione. La loro campagna denigratoria ad orologeria è una penosa sceneggiata».
salvini putin conte MATTEO SALVINI E PUTIN SALVINI PUTIN CONTE DI MAIO salvini putin SALVINI PUTIN FRANCO GABRIELLI ADOLFO URSO