Estratto dell’articolo di Jacopo Iacoboni per “la Stampa”
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«Mai un regime totalitario è stato così forte come prima del crollo. Credetemi, ci sono persone molto più rispettabili dietro le sbarre che nel partito «Distruggi la Russia» (un sarcasmo sul nome di United Russia, il partito di Putin, ndr). È improbabile che io arrivi alla libertà condizionale: i cambiamenti ci raggiungeranno prima». Insomma, crollerete prima voi di me.
Chi parla così è Maria Ponomarenko, la giornalista che raccontò, assai semplicemente, che l'attacco al teatro di Mariupol era stato un bombardamento russo, e che era stato un massacro. Ieri è stata condannata in Russia a sei anni di galera e cinque anni di interdizione da qualunque attività giornalistica e digitale.
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Secondo il tribunale distrettuale Leninsky di Barnaul, Ponomarenko è colpevole di aver scritto un post sul canale Telegram «No Censorship» sui residenti di Mariupol morti durante il bombardamento russo del teatro cittadino. Cose semplicissime, ma evidentemente di un coraggio inaudito in Russia adesso.
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Ponomarenko, secondo quanto riferisce Novaya Gazeta, si era tagliata le vene nel centro di detenzione preventiva a settembre. Secondo RusNews, soffre di claustrofobia e le è stato diagnosticato un disturbo della personalità. In sostanza, l'hanno fatta ammalare, o hanno inventato tout court che fosse pazza, e spedita in un centro di detenzione psichiatrica. Uno dei canoni più cupi degli universi concentrazionari.
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