Massimiliano Peggio per “la Stampa”
«Era nella botta, non capiva niente». In quella zona di periferia torinese, tra i balconi delle case polari di piazza della Vittoria, con i ghirigori Liberty sulle facciate, le pareti umide e scrostate da decenni, quasi tutti gli inquilini sanno che cos' è quella «botta». Ne parlano senza aggiungere altro, tutt' al più con un sospiro. E' il momento in cui il crack ti contamina il sangue e ti libera tutti i fantasmi dentro, dandoti una forza che fa paura.
FRANCESCO LO MANTO
Quella «botta» ha trasformato Francesco in un assassino: senza freni, ha scaricato una raffica di pugni su uomo che in piena notte, in una delle sue infinite notti insonni, seduto su una panchina, gli ha chiesto da fumare. Poi, maldestramente, ha cercato di strappargli di mano il pacchetto di sigarette. «Che fai? Adesso mi prendi anche il cellulare? Stai fermo» hanno sentito urlare Francesco, gli inquilini del suo palazzo, dalle camere da letto con le finestre aperte. Giù pugni, e ancora pugni.
Francesco Lo Manto, 20 anni, un lavoro appena rinnovato come magazziniere, è stato arrestato domenica all'alba dagli agenti della volanti della questura di Torino con l'accusa di omicidio. Per aver ucciso a mani nude un pensionato: Augusto Bernardi, 56 anni, qualche precedente con la giustizia, seguito dai servizi sociali, una vita solitaria.
TORINO - FRANCESCO LO MANTO E L OMICIDIO DI UN PENSIONATO
Francesco e Augusto non si conoscevano prima dell'altra notte. Ognuno con la propria storia malandata alla spalle, si sono incrociati in quella piazza, nella zona nord della città descritta spesso come la periferia operaia che non esiste più.
«Piazza della Vittoria, con il suo mercato e le case popolari è un borgo nel borgo», dice il vicino di casa di Francesco, lo stesso che si è svegliato alle 4,30 per dare al ragazzo un bicchiere d'acqua. Prima o dopo l'omicidio? «Non so, ero troppo addormentato per capirlo.
Non mi sembrava agitato, né sporco di sangue. Ha bevuto poi è salito a casa. Lui abita sopra di me». Come? Qualcuno suona in piena notte il campanello per chiedere un po' d'acqua ed è normale? «Beh, qui sì. Tutti nel palazzo hanno dei problemi, quando possiamo ci diamo una mano».
FRANCESCO LO MANTO
L'omicidio è avvenuto tra le 4,30 e le 5. L'alloggio del ragazzo è stato posto sotto sequestro. Sul tavolo della cucina la polizia ha trovato una pipetta con residui di crack. «Sì, ho fumato, non ero lucido» ha detto in questura, ammettendo tra le lacrime di aver ucciso un uomo. «Mi sono rovinato la vita».
Negli uffici della Squadra Mobile, di fronte al pm Patrizia Gambardella e assistito dal suo legale, l'avvocato Francesco Rotella, il giovane ha cercato di spiegare questa storia assurda. «Stavo fumando una sigaretta sul balcone di casa e quell'uomo, che non avevo mai visto prima, era seduto sulla panchina della piazza, ai piedi del palazzo».
L'alloggio, dove il ragazzo vive con la madre, il compagno della donna, e altri fratelli e sorelle, si trova al quinto piano. Lui era solo in casa, tutti i familiari erano via per una breve vacanza. La madre guida i furgoni e fa consegne, fa i salti mortali per mandare avanti la famiglia. «Quell'uomo - ha detto Francesco - mi ha chiesto una sigaretta e sono sceso a portagliela».
CRACK
Tra allucinazioni e verità, il ragazzo ha raccontato di essere sceso a torso nudo e in ciabatte. «Gli ho dato tre o quattro sigarette, ma lui ha cercato di prendermi il pacchetto. Così ho reagito. Poi forse voleva prendermi anche il cellulare e l'ho picchiato. Mentre lo picchiavo ho urlato verso il palazzo per chiedere alla gente di chiamare la polizia e un'ambulanza. Respirava ancora».
Mentre gli inquilini si svegliano e si affacciano ai balconi, Francesco prende da terra uno zaino nero del pensionato e lo getta al fondo della scale delle cantine. «Non sapevo cosa fare». Quando la prima volante raggiunge la piazza, lui si consegna senza fare resistenza. «Sono stato io». Poco dopo arriva anche l'ambulanza, ma per il pensionato non c'era più niente da fare. «Deceduto» sentenzia il medico. «Tutto questo per un pacchetto di sigarette?» chiede un altro soccorritore rivolgendosi al giovane seduto nell'auto della polizia. «Forse voleva rubarmelo» risponde lui. «Prima di andare in carcere posso prendermi le scarpe?»
crack DA FUMARE