
DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E…
Foto di Mezzelani - GMT
Luca Valdiserri per il "Corriere della Sera - Roma"
Non siamo ancora ai livelli dell'Inter del fu Gasperini, ma i risultati della Roma di Luis Enrique gli sono terribilmente vicini.
Due punti in tre partite di campionato, sconfitta con il Cagliari e pareggio con il Siena all'Olimpico, gol segnati con il contagocce, gol presi con regolarità , crollo della squadra nel finale di gara (ieri come contro lo Slovan Bratislava), Totti che ormai fa più il mediano che la punta, Lamela che sta per diventare un caso con possibile denuncia della Federcalcio argentina alla Fifa per averlo fatto giocare da infortunato il Mondiale Under 20.
Tutto va contro l'allenatore asturiano, che non farà la fine di Gasperini perché la Roma, anche per ragioni di immagine, deve difendere il suo allenatore e il suo progetto. Però la classifica parla chiaro e il fatto che ieri il Siena abbia strameritato il pareggio (in realtà meritava di vincere, lo ha ammesso anche Luis Enrique) è ancora più grave dei risultati.
Solo l'ironia può salvare la tifoseria giallorossa, che in un mese di calcio ha già visto l'eliminazione dalla Europa League e il crollo in campionato a meno cinque dalle prime. à lì che nasce il «chiticaca», geniale romanizzazione del tiqui-taca del Barcellona (copyright del blogger Kansas City 1927), che per ora è solo una parola. Un inganno.
Fare processi sommari sarebbe sbagliato, ma chiudere gli occhi di fronte alla realtà lo è altrettanto. La Roma non sa difendere neppure vantaggi immeritati. Il Siena ha avuto il triplo delle occasioni da gol e non vale nemmeno l'alibi della «squadra avversaria venuta soltanto a difendersi».
Sannino ha preparato benissimo la gara e la sua squadra, già nel primo tempo, ha sfiorato due volte il gol. Nella ripresa ha costretto prima Kjaer a un clamoroso salvataggio sulla riga (Gonzalez appoggia di testa a colpo sicuro e il danese salva di coscia) e poi ha pareggiato nel finale con Vitiello, un ventottenne che ha passato la carriera sui campi di B, dopo che Brienza aveva colpito il palo.
Eppure il gol che aveva portato la Roma in vantaggio, per la prima volta da quando è iniziato il campionato, avrebbe dovuto aprire le menti giallorosse. à un cambio di gioco di De Rossi che manda José Angel in un «uno contro uno» sulla fascia, palla dentro per Borriello che anticipa Vitiello e mette in mezzo un missile che Osvaldo deve solo appoggiare in rete.
Peccato che la Roma replicherà la giocata pochissime volte, tutta presa da un possesso palla sterile al quale il Siena contrappone velocità e profondità delle giocate. Nel primo tempo corre più rischi Lobont che il collega Brkic, nel secondo tempo sono ancora dei toscani le occasioni più nitide e alla Roma non giovano neppure gli spazi che il Siena (nel finale con tre punte) deve lasciare per cercare il recupero.
Thomas DiBenedetto, per l'ennesima volta, ha assistito in tribuna a una grande delusione. Il progetto è una bella parola, ma, come aveva detto Luis Enrique nella conferenza stampa pre-partita, quello che contano sono i risultati. E la Roma è una squadra che non sa vincere, sgretolando così anche l'ottimismo di un pubblico che anche ieri ha fatto staccare quasi 35.000 biglietti per inseguire un'illusione che, almeno per adesso ma chissà per quanto, è stata fatta passare per rivoluzione culturale.
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