Antonio Riello per Dagospia
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A Sud Ovest di Londra, non lontano dal borgo di Chiswick e sulla strada per Richmond, il viaggiatore si imbatte nei Reali Giardini Botanici di Kew, meglio noti comunemente come "Kew Gardens".
Immaginate un florido parco molto esteso con all'interno imponenti serre vittoriane in ghisa e vetro. Insomma un magnifico orto botanico che trova la sua origine già in età Georgiana.
Oggi è un luogo di ricerche scientifiche e amene passeggiate; ma fu anche molto di più: qui l'economia coloniale e la botanica geopolitica del Regno Unito si sono a lungo intrecciate.
Infatti gli esperimenti per selezionare e ri-ambientare preziose piante esotiche come quelle del tè, del caffè, del cacao, dell'albero della gomma (oltre che di spezie varie), sono avvenuti proprio in questi padiglioni.
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Nathaniel B. Ward, alla metà del XIX Secolo, ha inventato proprio per i Kew Gardens il "Wardian case" (una speciale cassa in legno con manici, piena di terra) che consentiva a piante e piccoli alberi, raccolti in giro per il mondo, di essere trasportati qui via nave e di arrivare a destinazione in buone condizioni. Cambiando, un po' alla volta, l'ecologia del pianeta.
Uno degli edifici del complesso, la Shirley Sherwood Gallery, ospita dal 20 Ottobre una mostra dell'artista Matt Collishaw (nato nel 1966 a Nottingham). Formatosi al Goldsmiths College è un amico storico di Damien Hirst ed è noto nell'ambiente artistico londinese anche per la sua caratteristica voce da baritono nonchè per essere stato a lungo il fidanzato di Tracey Emin.
Produce soprattutto video-installazioni, la sua cifra è un azzeccato equilibrio di diverse tecnologie ottiche condite da una notevole capacità narrativa. Eclettiche ed ingegnose installazioni/invenzioni che richiamano suggestioni umanistiche di carattere Neo-Barocco e, il più delle volte, riescono a suscitare genuina "Meraviglia" in chi le osserva.
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Le sue opere più note sono forse le "nature morte contemporanee" ispirate alla grande tradizione fiamminga, in particolare a quella della riproduzione/ritratto di forme vegetali. Collishaw è un artista che comunque ama misurarsi con istituzioni di grande tradizione (nel 2010 il Victoria & Albert di Londra gli commissionò un importante lavoro per la caratteristica cupola del Museo) e probabilmente non ha sempre avuto tutta la considerazione che merita.
La mostra ai Kew si apre con un mix di storiche illustrazioni botaniche (ci sono pure alcuni acquerelli di Albrecht Dürer), sofisticata tecnologia digitale e un particolare interesse per le atmosfere vittoriane (si percepiscono chiaramente attitudini di stampo "SteamPunk").
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Collishaw ha elegantemente animato alcune celebri immagini botaniche trasformandole in uno spettacolo inaspettato e seducente. Il tradizionale erbario muta in un'entità spiritata e incontrollabile. La sicurezza positivista della Scienza ottocentesca diventa ansia da "non-controllo": la Natura insomma viene (correttamente) proposta come qualcosa di indomabile.
Le piante dell'installazione "Petrichor" non solo sono misteriosamente vive ma fanno quello che vogliono, come animali selvatici inquietanti (forse pericolosi) e assolutamente non addomesticabili.
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"Even to End" è una video installazione ispirata dal Wardian case. L'installazione "The Centrifugal Soul" invece recupera un altro marchingegno vittoriano: lo "Zootropio" (in pratica una serie di immagini fisse montate su una struttura circolare che gira vorticosamente dando l'illusione del movimento).
Di nuovo un brillante equilibrio tra tradizione e invenzioni digitali, contrappuntato da luci e colori ammalianti. La bellezza viene celebrata come una cosa fugace, preziosa ed instabile.
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"Heterosis" combina algoritmi genetici con la tecnologia degli NFT in un carosello di inquietanti mutazioni. Infine "Albion" è un fantastico (e decisamente pessimista) ologramma animato incentrato su una famosissima antica quercia che si trova nella foresto di Sherwood (quella di Robin Hood).
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Una colonna sonora (l'Adagio per Archi di Samuel Barber) accompagna solennemente i visitatori nei vari locali. La sostenibilità e il rapporto Umanità/Natura (temi forse fin troppo alla moda e quindi, per quanto importanti, piuttosto inflazionati) sono finalmente qui trattati in modo visionario e poetico, senza indulgere in noiosi - ovvi - cliché da "attivista di professione", come accade in certe mostre dove ormai l'unica cosa da vedere (?) sono i triti discorsoni di qualche curatore o di qualche artista. Il lavoro di Collishaw ha indubbiamente sostanza (e assoluto impegno) ma sa appunto condividere con il pubblico anche una notevole immaginazione emotiva.
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Waldemar Januszczak - comunque spesso molto critico circa le "diavolerie tecnologiche contemporanee" - sulle colonne del "The Times" definisce questa mostra come una delle migliori del 2023. E ha ragione: zero retorica + la migliore tradizione britannica per la flora rivisitata con critica intelligenza.
PS. "Petrichor" è un termine che significa il tipico odore della pioggia quando bagna l'erba dei prati
PETRICHOR
by Mat Collishaw
ROYAL BOTANIC GARDENS
Kew, Richmond, TW9 3AE
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fino al 7 Aprile 2024
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