Estratto dell’articolo di Giordano Stabile per “la Stampa”
Ebrahim Raisi e Mohammed bin Salman
Mohammed bin Salman, come i suoi avi, è un uomo del deserto. Ma è un deserto fatto di enormi tende con aria condizionata, fuoristrada giganteschi, computer e megaschermi, e notti passate tra sfide ai videogiochi e film di fantascienza, fino alle prime luci dell'alba. È così che ha migliorato il suo inglese, zoppicante quando è stato proiettato nel potere mondiale, otto anni fa, con la salita al trono del padre. Non aveva ancora trent'anni, nato e cresciuto a Riad, dove ha anche frequentato l'università, con poche sortite all'estero.
La sua apertura verso il mondo è fatta soprattutto di immaginazione: un Metropolis con la spietatezza degli Hunger Games. Re Salman l'ha scelto come successore per questo: radici ben piantate, ambizioni senza limiti, neppure etici. Mbs ha pagato la mancanza di esperienza internazionale nei primi anni ma adesso ha imparato […] Ha 38 anni, è un principe ereditario, padrone di un Paese di 35 milioni di abitanti, seduto su un tesoro fatto di oro nero.
mohammed bin salman carlo e william
Ha un modello, l'uomo forte degli Emirati, Mohammed bin Zayed, detto Mbz, prima suo mentore e poi rivale. Ha un nemico molto simile a lui, Tamin bin Hamad Al-Thani, l'emiro del Qatar. Attorno a questi tre uomini gira il potere del Golfo, il potere arabo del Ventunesimo secolo. Mbs l'ha visto con i suoi occhi a Dubai, l'ex città di pescatori, poco petrolio, eppure al centro del mondo. Mbz gli spiegava che era in corso una rivoluzione pari a quella seguita alla scoperta dell'America da parte degli europei. Il baricentro del mondo si spostava verso Est, dal centro dell'Atlantico era passato al Mediterraneo orientale e stava per posizionarsi nel Golfo, a metà strada tra la Cina e l'Europa.
bin salman
[…] Servivano i capitali per costruire le infrastrutture ma dov'era il problema? Riad ha le più grandi riserve di greggio al mondo, facili da estrarre, ne produce 10 milioni di barili al giorno, pari a 300 miliardi di dollari all'anno. Un flusso senza fine, solo da indirizzare nel verso giusto. Mbs ha voglia di mettere in pratica la lezione. Troppa. Smania. Da ministro della Difesa, nel 2015, scatena l'offensiva contro i ribelli sciiti Houthi nello Yemen, un anno dopo quasi dichiara guerra all'Iran, con l'esecuzione dell'imam Nimr al-Nimr.
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Nel 2017 è principe ereditario, elimina il cugino Mohammed bin Nayef, sequestra e picchia il premier libanese Saad Hariri, rinchiude cento principi e uomini d'affari al Ritz-Carlton di Riad, per farsi dare 100 miliardi di dollari da investire nel suo sogno a occhi aperti, la Vision 2030. Impone l'embargo economico e il blocco al Qatar, colpevole di sostenere i Fratelli musulmani, suoi mortali nemici, quanto se non più degli iraniani. È un turbine che si conclude con l'uccisione dell'editorialista del Washington Post Jamal Khashoggi, il 2 ottobre del 2018.
Ebrahim Raisi e Mohammed bin Salman
L'establishment Usa gli si scatena contro, al G20 di Buenos Aires è isolato. Biden, appena arriva alla Casa Bianca, lo dichiara un "paria". La Vision 2030 però va avanti, la modernizzazione anche. Via l'abaya, il soprabito nero imposto alle donne, che ora possono guidare e andare in viaggio da sole. Via i visti per europei, americani, ricchi asiatici, per lanciare il turismo, con il sito di Al-Ula che diventa la «seconda Petra». E sport. Rally, Formula 1, tantissimo calcio. L'America è più lontana. La Russia di Putin no, con lo Zar stringe un patto per alzare il prezzo del petrolio, da 40 a 80 dollari, la soglia giusta, nasce l'Opec+.
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La Cina diventa il suo primo cliente. Mbs non ha più voglia di guerre. Non con Israele. Gli Emirati firmano gli Accordi di Abramo. Lui è tentato, ma un altro suo spin doctor, il ministro del petrolio Abdulaziz bin Salman Al Saud, l'inventore dell'Opec+, gli suggerisce di alzare la posta, e chiedere una soluzione per i palestinesi, in modo da mettersi alla guida dell'opinione pubblica araba moderata. Scelta saggia.
bin salman
Lo stesso Al-Saud lo spinge a far la pace anche con l'Iran, mediata dai cinesi. Mbs non vuole più guerre, ma due guerre lo aiutano a tornare al centro dei giochi internazionali. Da protagonista, altro che paria. L'invasione dell'Ucraina nel febbraio 2021 scatena una crisi energetica spaventosa e Biden è costretto a venire a Canossa, vale a dire a Gedda, e stringere la sua mano «insanguinata».
E poi arriva il 7 ottobre, l'orrendo massacro di Hamas, la distruzione di Gaza nella rappresaglia israeliana. Il segretario Antony Blinken chiama tutti gli alleati arabi, fa la spola tra le capitali, è costretto a fare anticamera a Riad. Il qatarino Al-Thani media per gli ostaggi ma senza Riad non ci sarà la ricostruzione, l'Egitto non può reggere la crisi, è il ministro degli Esteri saudita a guidare l'offensiva diplomatica arabo-musulmana, e può parlare con tutti, cinesi, russi, europei, americani. Il Qatar ha avuto il Mondiale 2022, Dubai l'Expo 2020, Mbs avrà quella 2030 e il Mondiale 2034. I petrodollari comprano tutto. Forse anche la pace in Medio Oriente.
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