DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA…
Stefania Parmeggiani per “La Repubblica”
La guerra sul prezzo dei libri che da mesi contrappone Amazon al gruppo editoriale Hachette è arrivata a un punto di svolta: novecento scrittori, tra cui John Grisham e Stephen King, hanno firmato una lettera aperta con cui chiedono al più grande negozio online di libri cartacei ed elettronici di fare un passo indietro. Che la smetta di prendere in ostaggio saggi e romanzi, boicottando le vendite dell’editore francese controllato da Lagardère.
La lettera, senza precedenti, segue di pochi giorni la precisazione di Amazon sulle condizioni contrattuali che la oppongono al big dell’editoria, in America il quarto per volumi di ricavi: per i lettori vuole una riduzione dei prezzi degli ebook e per sé il 30 per cento dei ricavi complessivi. Che all’editore non stia bene, poco importa: «Se lo può permettere».
Piuttosto, «la smetta di utilizzare gli scrittori come scudi umani». Una metafora di cattivo gusto, che non ha fermato Douglas Preston, l’autore a cui si deve la nascita del gruppo “Scrittori Uniti”, dal pubblicare online la lettera e dall’annunciarne l’uscita, domenica prossima, a tutta pagina sul New York Times.
MAGAZZINO AMAZON IN INGHILTERRA
In calce le 900 firme tra cui nomi autorevoli come i romanzieri Jonathan Lethem e Donna Tartt, scrittori di saggistica come Lawrence Wright, Cheryl Strayed e Robert Caro, ma anche giovani autori che, come fa notare Preston, «hanno tutto da perdere», ma, nonostante questo, «hanno avuto il coraggio di scendere in campo».
Un passo indietro. Dall’inizio dell’anno Hachette, che possiede Little, Brown, Grand Central Publishing, e altri importanti marchi, si oppone alle condizioni sui ricavi proposte da Amazon. La quale a maggio ha deciso di forzare la mano, utilizzando la sua posizione dominante sul mercato: non accetta pre-ordini su alcuni libri e ebook di Hachette, rifiuta sconti, consiglia ai potenziali lettori libri di altre case editrici e accumula settimane di ritardo nella consegna dei titoli. Di fatto scoraggia gli acquisti, danneggiando gli stessi scrittori.
«La maggior parte di noi non pubblica da Hachette — dicono i firmatari — ma siamo convinti che nessun libraio dovrebbe bloccare la vendita dei libri o in altro modo impedire e scoraggiare i clienti nell’ordinare e ricevere i titoli che vogliono». Parlano di rappresaglia selettiva e sottolineano che, rivalendosi sugli scrittori, alla fine Amazon contraddica se stessa: «Non è certo la società al mondo più vicina agli interessi del cliente».
Fanno notare di avere contribuito con i loro romanzi agli incassi milionari di Jeff Bezos: «Molti di noi nel corso degli anni hanno concorso a titolo gratuito al successo del gruppo». Citano promozioni congiunte di opere, recensioni, interventi sui blog, pubblicità reciproca, sostegno, cooperazione... E si chiedono se sia questo il modo di trattare un business partner. O degli amici.
«Senza prendere posizione sulla controversia contrattuale tra Hachette e Amazon», chiedono a Bezos di farla finita: «Nessuno di noi, né i lettori né gli autori, hanno dei benefici se i libri vengono presi in ostaggio». Per questo si rivolgono ai lettori affinché scrivano una mail a Bezos in persona: centinaia, migliaia di lettere potrebbero convincere l’amministratore delegato a cambiare strategia.
Stephen King ha ricevuto trenta no per Carrie
Contro Amazon ieri si sono schierati anche Google e Barnes & Noble. Il motore di ricerca e la catena americana di librerie hanno siglato una partnership per contrastare il colosso dell’e-commerce su uno dei suoi terreni più proficui: le consegne in giornata. Gli acquirenti di Manhattan, Los Angeles e San Francisco potranno ordinare e ricevere nel giro di qualche ora i testi in vendita da Barnes & Noble attraverso una flotta di corrieri. La sfida
è tutta aperta.
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