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“UNICREDIT RILANCI L'OPS O RINUNCI. QUESTA SITUAZIONE DI INCERTEZZA È POCO RAGIONEVOLE” - L’AD DI BPM, IL FILO-LEGA CASTAGNA, TRA LE INCERTEZZE, HA CITATO GLI “ELEMENTI DI RISCHIO” LEGATI AL GOLDEN POWER APPLICATO DAL GOVERNO - L’ESITO DELLA PARTITA E' COMUNQUE SEGNATO: IL CRÉDIT AGRICOLE, CHE DETIENE IL 19,8% DI BPM, E' CONTRARIO - DOPO IL BUCO NELL'ACQUA IN GENERALI E IL FLOP SU BPM, PROTETTA DAL MEF, A ORCEL E' RIMASTA SOLO LA SCALATA A COMMERZBANK, MA COL GOVERNO "GERMANICO" DI MERZ SARA' DURISSIMA...
Carlotta Scozzari per la Repubblica - Estratti
Giuseppe Castagna - PRIMA DELLA SCALA 2024
In un risiko bancario sempre più complicato e imprevedibile, Banco Bpm chiede a Unicredit di dire chiaramente cosa intende fare dell’offerta pubblica di scambio (Ops) sulla ex Popolare milanese.
L’Ops è in corso a Piazza Affari per chiudersi il 23 giugno, ma il numero uno di Unicredit Andrea Orcel ha preso tempo fino alla fine del prossimo mese per decidere se procedere o meno. Per il presidente di Banco Bpm Massimo Tononi, «tre delle condizioni di efficacia dell’offerta non si sono realizzate né si realizzeranno: c’è stato un aumento di prezzo per l’acquisizione di Anima, non è stato concesso lo sconto sul capitale del danish compromise e il governo ha applicato il golden power ». Perciò Unicredit deve «decidere se rinunciare alle condizioni o all’offerta» che in ogni caso «non è adeguata dal punto di vista finanziario. Questa situazione di incertezza è poco apprezzabile e ragionevole».
GIUSEPPE CASTAGNA MASSIMO TONONI
Ieri, al termine dell’assemblea dei soci che ha approvato quasi all’unanimità dei presenti il bilancio del 2024 e i dividendi, la stessa richiesta di Tononi è giunta dall’amministratore delegato di Banco Bpm Giuseppe Castagna. Quest’ultimo, tra le incertezze, ha citato anche gli «ulteriori elementi di rischio » legati al golden power . Tra i paletti fissati dal provvedimento ci sono quelli sui titoli italiani di Anima, che compra e vende azioni e obbligazioni come una delle principali attività.
Per Castagna è logico che gli stessi limiti non siano stati imposti a lui al momento dell’offerta sulla società del risparmio gestito: «Noi siamo una banca che lavora solo sull’Italia, che spinge il più possibile i fondi verso i titoli e gli investimenti italiani in un mercato borsistico abbastanza debole. Nessuno si pone la domanda se Anima in una banca al 100% in Italia continui a investire in Italia. Evidentemente non si pensa lo stesso dell’altra banca, che ha il 65% delle attività sull’estero ».
E ancora: «Serve un po’ di senso logico nel pensare che una banca italiana che fa solo lavoro in Italia sia una cosa», mentre altra cosa è «una banca dispiegata a livello internazionale con interessi non al 100% coincidenti con quelli del nostro Paese». Sempre quanto ad Anima, l’ad di Banco Bpm ha spiegato che, complici i vincoli imposti dall’Ops, non punta a salire oltre il 90% per ora, posto che «l’integrazione è comunque possibile».
Importante nel determinare l’esito della partita tra Unicredit e Banco Bpm sarà la decisione di Crédit Agricole, al 19,8% di Piazza Meda.
«Siamo fiduciosi del percorso fatto sin qui» con i soci francesi, ha affermato Castagna. Che è anche tornato sul tema degli esuberi, sottolineando che, sulla base delle sinergie annunciate, la forza lavoro di Banco Bpm potrebbe essere «decapitata di un terzo» con l’arrivo di Unicredit.
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