
DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA…
Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"
Quella che sembrava una partita ormai chiusa, adesso è sempre più incerta. La fusione tra la Bpm e il Banco Popolare è piena di interrogativi. Chi continua a crederci è Giuseppe Castagna: l’amministratore delegato della PopMilano sta facendo i conti con la lunga lista di paletti presentata dalla Bce (che deve ancora formalmente esprimersi sul progetto di aggregazione).
La Vigilanza di Francoforte ha detto «no» alla Bpm spa autonoma per tre anni e ha detto «no» pure all’ipotesi di indicare Lodi e Verona come sedi decentrate; ancora un «no» secco è arrivato al cda a 19 membri che per la Bce sono troppi e ingiustificati. Resta assai incerto, poi, il nodo dell’aumento di capitale. Su questo aspetto Castagna studia tre distinti scenari.
LA SEDE DELLA BPM - BANCA POPOLARE DI MILANO - A PIAZZA MEDA A MILANO
1) La Bce chiede un rafforzamento patrimoniale tra 1,5 e 2 miliardi di euro subito; richiesta alla quale l’ad del Banco Popolare, Pier Francesco Saviotti, reagirebbe con le dimissioni che farebbero saltare il matrimonio; Verona resterebbe da sola e Milano pure. Un’ipotesi assai temuta in Banca d’Italia dove il vicedg, Fabio Panetta, e il capo degli sceriffi, Carmelo Barbagallo, spingono per l’alleanza che metterebbe in sicurezza i conti e, poi, porterebbe definitivamente il nuovo gruppo sotto la diretta supervisione della Bce.
2) La Bce chiede un aumento di capitale meno importante, tra i 500 milioni e un miliardo, magari da chiudere tra sette-otto mesi; anche questa opzione, tuttavia, renderebbe impraticabile l’aggregazione. 3) La Bce glissa sull’aumento di capitale e lascia, di fatto, la patata bollente a Castagna, vero dominus del progetto.
Anche in questo caso, però, dubbi a tappeto: come farà il banchiere napoletano a convincere l’assemblea a dire «sì» a un matrimonio che lascia Milano a bocca asciutta, considerando che la Bpm non sarebbe nemmeno autonoma, come immaginato nella versione originaria del piano? Quali garanzie alla dirigenza (che remerebbe contro), messa in secondo piano, visto che solo l’attuale capo del personale, Salvatore Poloni, sarebbe stato blindato con la poltrona di condirettore generale della nuova realtà?
Fonti ben informate sostengono che sull’aumento di capitale - così come sull’alleggerimento degli 8 miliardi complessivi di sofferenze - l’Eurotower potrebbe concedere tempo ai manager. Ciò non toglie che Castagna si caricherebbe sulle spalle enormi responsabilità e si troverebbe e sul groppone la grana dei crediti deteriorati veronesi. Dubbi anche fra i sindacati: l’operazione non li convince.
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