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Giorgio Meletti per il "Fatto quotidiano"
La storia è complicata ma bisogna sforzarsi di capirla, perché mostra come il potere economico si riorganizza, nel segno dello Stato. La Banca d'Italia ha assorbito l'Isvap: adesso quindi vigila sulle banche come sempre ma anche sulle assicurazioni. Siccome Bankitalia è il secondo azionista delle Assicurazioni Generali (prima compagnia italiana, una delle poche vere multinazionali del Paese), deve cedere - causa conflitto d'interessi - quel 4,47 per cento delle azioni del cosiddetto Leone di Trieste.
Le Generali, centro di potere immenso dall'alto delle centinaia di miliardi di patrimonio che gestiscono, sono controllate di fatto da Mediobanca con il 13,47 per cento delle azioni. Un equilibrio instabile, con i tempi che corrono il "sistema" teme che la compagnia triestina possa essere addirittura scalata da capitali stranieri. Dunque a chi dare quel pacchetto Bankitalia, prezioso per garantire "gli equilibri"?
Ecco pronta la Cassa Depositi e Prestiti. Ieri Bankitalia ha deciso di conferire al Fondo Strategico Italiano, controllato da Cdp, il pacchetto Generali, in cambio di azioni del Fondo stesso: un conferimento, insomma, con il quale Bankitalia diventerà socio al 20 per cento del Fondo. Il Fondo Strategico Italiano provvederà poi a vendere le azioni, nell'arco di due o tre anni : con calma, vigilando sull'equilibrio dell'assetto di controllo delle Generali.
Il numero uno di Unicredit, Federico Ghizzoni, ha commentato: "Mi sento molto tranquillo. à un investimento di medio termine". Unicredit apparentemente non c'entra niente con le Generali, però è il primo azionista di Mediobanca che è il primo azionista di Generali. Ghizzoni si sente tranquillo perché un contenitore amico, il Fondo Strategico della Cassa Depositi e Prestiti si fa carico di garantire la blindatura del controllo di Generali.
à quella che si chiama "operazione di sistema": gli equilibri del potere economico che prevalgono sulle leggi dell'economia e sui precetti del libero mercato. Il Fondo Strategico dichiara che quando prende quote azionarie di minoranza persegue un ruolo attivo nella gestione e pretende di stare nel consiglio d'amministrazione. Stavolta si impegna a un ruolo del tutto passivo come era quello di Bankitalia.
Così Ghizzoni e compagni possono stare tranquilli. Infatti il polmone finanziario di queste "operazioni di sistema" è il denaro pubblico, che viene ribattezzato privato. Il presidente della Cassa Depositi e Prestiti è l'ex deputato di vari partiti ed ex ministro Franco Bassanini, giurista 72enne. In una recente intervista ha detto che la Cdp è "una spa che opera con risorse private". Le risorse private sono i 240 miliardi del risparmio postale. Bassanini dice che Cdp non è il nuovo Iri perché usa denaro privato e non fa salvataggi.
Però CDP a oggi possiede il pacchetto di controllo dell'Eni, di Terna (rete elettrica) e di Snam (rete gas) e si prepara a investire anche nella rete fissa di Telecom Italia. Tra le più recenti operazioni l'investimento in Hera (municipalizzata bolognese) e un finanziamento di 760 milioni per la costruzione della nuova autostrada Brescia-Bergamo-Milano. Sul sito della Brebemi c'è scritto che l'opera sarà realizzata "in completo autofinanziamento".
Però per finanziare la brillante operazione non sono andati in una banca normale ma alla Cassa Depositi e Prestiti. Che è privata quando rivendica libertà d'azione, pubblica quando deve "farsi carico" dell'interesse generale. L'Iri è morto, Mediobanca non si sente tanto bene, ma con Cdp il sistema politico, in un clima di generale accordo, ha ha realizzato la nuova "banca di sistema". Con i soldi dei privati, nel senso di privati cittadini.
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