
DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA…
Giovanni Pons per “la Repubblica”
GIOVANNI BAZOLI SI RIPOSA FOTO LAPRESSE
La governance di Intesa Sanpaolo è in continua evoluzione ma tutto si muove lentamente e si dosa con il bilancino. Ieri si è saputo che è stata istituita una Commissione, presieduta dal presidente del Consiglio di Sorveglianza Giovanni Bazoli, per studiare eventuali modifiche al sistema duale istituito nel 2007 all’epoca della fusione tra le banche di Milano e Torino.
Le consultazioni tra i diversi azionisti, in particolare le Fondazioni Cariplo, di Padova e Rovigo e Compagnia Sanpaolo, hanno portato alla determinazione che il sistema duale o viene “modificato” o viene “superato”. Ma tutto ciò non avverrà prima del 2016 e la nuova governance vedrà la luce con il rinnovo dei consigli previsto con l’assemblea di maggio.
Bazoli la consegnerà ai suoi successori visto che ragionevolmente non si ricandiderà per un ulteriore mandato. Sempre ieri, è stato adottato il nuovo statuto della banca, scritto su indicazione della Banca d’Italia. Per la prima volta vengono messi nero su bianco i nuovi poteri attribuiti al Cds in materia di partecipazioni strategiche, quelle relative al business della banca. In pratica se il ceo Carlo Messina in futuro vorrà vendere gli asset principali su cui poggia l’attività bancaria, la decisione finale dovrà essere presa dal Cds dove siedono i rappresentanti dei soci, cioè delle Fondazioni.
Mentre avrà mano libera sulle partecipazioni non strategiche come Telco-Telecom, Alitalia e Rcs per cui il piano d’impresa prevede la dismissione entro il 2017. La prima è in dirittura d’arrivo: dopo le autorizzazioni alla scissione di Telco si potranno vendere le azioni anche sul mercato. Sul vettore aereo appena salvato dalle banche con l’aiuto esterno di Ethiad si cercherà invece di aspettare fino al 2017, quando sono previsti i primi utili dalla cura di risanamento. Mentre per il 4,1% posseduto da Intesa Sanpaolo in Rcs il mercato si aspetta che Bazoli ne trovi una sistemazione al di fuori della banca ma che lasci invariata la capacità del banchiere di incidere sui destini dell’editore.
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