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IL BICCHIERE È MEZZO PIENO O MEZZO VUOTO? ORCEL FAI CONTI – IL TAR HA ACCOLTO IN PARTE IL RICORSO DI UNICREDIT CONTRO L’USO DEL GOLDEN POWER DA PARTE DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE BPM. UNA DECISIONE A METÀ, QUASI A NON VOLER SCONTENTARE NESSUNO – ORCEL DEVE CAPIRE COME MUOVERSI, SE RICORRERE COMUNQUE AL CONSIGLIO DI STATO. E SE ANDARE AVANTI NELLA SUA OFFERTA, TENENDO CONTO DEGLI EFFETTI DELLE RESTRIZIONI ANCORA IN PIEDI (SPECIE LA CESSAZIONE DELLE ATTIVITÀ IN RUSSIA) – INTANTO A PALAZZO CHIGI NON SEMBRANO PREOCCUPARSI DEL FATTO CHE BANCO BPM POTREBBE FINIRE DAVVERO SOTTO IL CONTROLLO STRANIERO: LA FRANCESE CRÉDIT AGRICOLE HA CHIESTO L’AUTORIZZAZIONE ALLA BCE PER SUPERARE LA SOGLIA DEL 20% DI PIAZZA MEDA...
Estratto dell’articolo di Luca Sebastiani per “Domani”
La partita è aperta. Il Tar del Lazio, infatti, aveva tempo fino al 16 luglio per comunicare la propria decisione sul ricorso di Unicredit contro l’uso del golden power da parte del governo in merito all’ops su Banco Bpm. Ma lo ha fatto ieri.
Ed è una decisione a metà, quasi a non voler scontentare nessuno. Se da una parte pende più a favore di Unicredit, visto che il suo ricorso è stato accolto parzialmente, dall’altra l’impianto del decreto di Palazzo Chigi sul golden power rimane praticamente intatto.
I rilievi del Tar
Il tribunale amministrativo, in sostanza, ha smontato solo alcuni punti specifici all’interno delle condizioni imposte con il decreto del golden power. I rilievi del Tar hanno riguardato l’imposizione di non ridurre «per un periodo di cinque anni il rapporto impieghi/depositi praticato da Banco Bpm e Unicredit in Italia, con l’obiettivo di incrementare gli impieghi verso famiglie e Pmi nazionali». Secondo il tribunale, in questo paletto, il problema è il riferimento temporale dei cinque anni.
Non è ragionevole, si legge nella sentenza e nelle motivazioni, «l’assunto che la fissazione di un termine quinquennale sia proporzionata al fine di “mitigare i rischi per la sicurezza nazionale” che potrebbero verificarsi qualora Unicredit, a seguito del perfezionamento dell'operazione, decida di applicare immediatamente anche a Banco Bpm il più basso rapporto depositi/impieghi praticato in Italia da Unicredit».
giorgia meloni e giancarlo giorgetti - question time alla camera
Il secondo punto accolto, invece, riguarda la condizione imposta dal governo del mantenimento del livello del portafoglio di project finance di Unicredit e di Bpm. Includendo anche Unicredit, «viene a configurarsi l’esercizio di un diretto intervento statale sulla politica aziendale di Unicredit». In sostanza il governo non può decidere in questa misura la politica interna della banca di piazza Gae Aulenti.
Sulle altre questioni del golden power, invece, il Tar non interviene: sia sulla richiesta di «mantenere il peso attuale degli investimenti di Anima in titoli di emittenti italiani» sia sulla necessità per Unicredit di lasciare le proprie attività finanziarie in Russia nel giro di nove mesi. Li ritiene paletti legittimi.
SEDE DI BANCO BPM A PIAZZA MEDA - MILANO
Dal ministero dell’Economia, poco dopo la pubblicazione della sentenza, hanno subito fatto trapelare la propria soddisfazione, accogliendo «con favore» la decisione del Tar «che conferma in larga parte la legittimità e dunque l’impianto del golden power, in particolare nei suoi punti qualificanti», cioè l’uscita dalla Russia e la questione dei titoli in Anima. Altro punto sottolineato dalle fonti del Mef è il riconoscimento della «sicurezza economica come elemento di sicurezza nazionale». Insomma, per il governo è un risultato ottimo.
Simile reazione da parte di Banco Bpm, che si è premurato di difendere l’esecutivo, sottolineando il fatto che la sentenza riconosce «il corretto operato del governo» e «la sostanziale legittimità delle prescrizioni del Dpcm». [...]
Proprio perché è una sentenza che non scontenta veramente nessuno, anche Unicredit ha dichiarato tramite un portavoce di accoglierla con favore, visto che ha ritenuto «illegittimo l'uso del Golden Power», «richiedendo l'emissione di un nuovo decreto».
L’istituto guidato da Andrea Orcel deve capire come muoversi, se ricorrere comunque al Consiglio di Stato. Cosa che potrebbe fare all’inverso anche la presidenza del Consiglio dei ministri. E poi se andare avanti nella sua ops, tenendo conto degli effetti delle restrizioni ancora in piedi, specie la cessazione delle attività in Russia.
La contraddizione
Forse con un nuovo dpcm, ma il governo sicuramente premerà ancora per ostacolare l’operazione di Unicredit, ritenuta non abbastanza italiana come banca. A Palazzo Chigi, però, non sembrano preoccuparsi del fatto che Banco Bpm potrebbe veramente finire sotto il controllo di un istituto straniero.
La francese Crédit Agricole, infatti, con un comunicato ha fatto sapere che chiederà l’autorizzazione alla Banca centrale europea per superare la soglia del 20 per cento del capitale di Piazza Meda, pur sottolineando di non volerne al momento «acquisire né esercitare il controllo». La possibilità rimane comunque.
Una contraddizione del governo messa in luce anche dalle opposizioni. Benedetto Della Vedova, deputato di +Europa, ha attaccato la quota Lega dell’esecutivo e la natura politica dell’utilizzo del golden power: «Salvini e Giorgetti, convertiti sulla via di Parigi voltano le spalle a Milano». [...]
unicredit in russia
giorgia meloni e giancarlo giorgetti 7
andrea orcel (1)
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