DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
1. DAGOREPORT
Interfax per Dagospia
L’amorale della favola potrebbe essere: "Tu cacci, quindi controlli! Se a Telecom i soci francesi possono licenziare chi vogliono (vedi Cattaneo), quando vogliono e come vogliono, vuole dire che controllano pienamente la società. Ma badate bene: se verrà dimostrato che Bollore' controlla la Telecom, sarà Berlusconi ad averne i principali vantaggi: il prezzo migliore per Mediaset deriverà dai soldi incassati dallo scorporo della rete di Telecom, imposta dallo Stato, cioè dall'accordo politico Berlusconi/Governo e pagata da Open Fiber/CDP.
L'unico rischio per tutto ciò è solo la vittoria dei grillini alle politiche del 2018. Quindi o fanno l'operazione prima delle elezioni (ed è possibile) o sperano in un Governo di ampia coalizione.
2. E VIVENDI AVVERTE PALAZZO CHIGI "INACCETTABILE UN VETO SU TELECOM"
Aldo Fontanarosa per “la Repubblica”
I francesi di Vivendi temono che il governo italiano possa alzare, addirittura, il cartellino rosso. Hanno paura che Palazzo Chigi - forte dei super poteri scritti nella legge 56 del 2012, quella sul "golden power" si spinga fino a vietare loro la conquista di Telecom Italia.
GIUSEPPE RECCHI - ARNAUD DE PUYFONTAINE - FLAVIO CATTANEO
Quella legge prevede, in linea teorica, che il governo italiano possa bloccare un' acquisizione di un' azienda quando questa è attiva - come Telecom Italia - in settori di importanza strategica. Vedi, comunicazioni e difesa. Ma quello che finora sembrava uno scenario ipotetico - con Palazzo Chigi che addirittura impedisce l' assalto francese - adesso è un' eventualità possibile. Al punto che Vivendi, in una comunicazione formale al nostro governo, mette le mani avanti avvertendo: questo specifico caso, cioè il nostro ruolo crescente in Telecom Italia, «non è suscettibile di fondare l' esercizio di un vostro potere di veto».
La comunicazione di Vivendi a Palazzo Chigi è un complesso documento tecnico che affida le ragioni del gigante francese dei media - ora primo azionista in Telecom Italia al 23,94% - a due esperti di grido come il giudice emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese e il professor Andrea Zoppini (entro il 23 agosto sarà integrato da altre memorie).
Il documento - prime indiscrezioni ieri mattina sul Sole, ora nelle disponibilità di un senatore di maggioranza - affronta in una chiave tutta giuridica la defenestrazione dell' ormai ex ad di Telecom Italia, Flavio Cattaneo.
Il governo - con l' unità di crisi che dovrà applicare la legge sul "golden power" - ha chiesto conto a Vivendi di questa mossa. Attenzione: i francesi erano del tutto liberi di licenziare Cattaneo. Ma una simile prova di forza - secondo Palazzo Chigi - è la pistola fumante. Può dimostrare cioè il controllo di fatto (francese) su Telecom Italia.
PIERSILVIO BERLUSCONI BOLLORE'
Cassese e Zoppini, i due consulenti di Vivendi, invece tengono il punto negando questa interpretazione: «Né l' attribuzione di deleghe al presidente esecutivo de Puyfontaine - scrivono - né la nomina del dottor Genish a direttore operativo di Telecom Italia», né l' allontanamento di Cattaneo significano che Vivendi ha il comando nella società delle tlc.
Questo valzer di manager e poteri, per i francesi rientra nel perimetro della semplice «direzione e coordinamento». Eccolo, ancora una volta, lo scudo che Vivendi erge in sua difesa: noi stiamo soltanto suggerendo una rotta di marcia a Telecom Italia, che sarà coordinata con le consorelle francesi tipo Canal+ Group, senza che questo configuri un dominio sulla società.
I consulenti di Vivendi scrivono che gli atti di Telecom Italia - quelli adottati in era francese - «hanno un rilievo esclusivamente interno e non rientrano in nessuna delle categorie » che giustificano l' esercizio del "golden power". I due consulenti elencano, subito dopo, tutto quello che Vivendi non ha fatto. Vivendi non ha fuso Telecom Italia con un' altra azienda. Non ne ha trasferito «la sede sociale all' estero».
Non ha cambiato «il suo oggetto sociale». Non ha toccato dei rami di azienda né li ha assegnati «a titolo di garanzia» in qualche operazione industriale o finanziaria. Vivendi non ha neanche cambiato le regole dello statuto aziendale che stabiliscono quali azioni generano il diritto di voto, quali altre non hanno diritto di voto, quali permettono di votare solo su particolari argomenti.
Alla fine di questo lungo elenco, Vivendi spiega che non ha fatto alcuna notifica a Palazzo Chigi sul controllo in Telecom Italia, perché questo controllo non è mai stato acquisito. Quindi l' avvertimento: non potete esercitare, contro di noi, «alcun potere di veto».
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