DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Ettore Livini per la Repubblica
PIERSILVIO BERLUSCONI BOLLORE'
La battaglia per Mediaset tra Vivendi e i Berlusconi è arrivata al bivio decisivo. I francesi sono saliti al 25,75% delle tv di Cologno e puntano decisi al 30%. Fininvest è arroccata al 38,26% e non può più comprare azioni. In campo sono entrati governo, autorità di controllo e magistratura. Cosa succederà ora? Chi può fare cosa? Ecco un vademecum su come potrà evolvere la situazione.
QUALI SARANNO LE PROSSIME MOSSE DI VINCENT BOLLORÉ?
VINCENT BOLLORE ARNAUD DE PUYFONTAINE
Vivendi potrebbe salire fino al 30% con un assegno totale di 1,6 miliardi. A quel punto ha davanti due strade. La prima è fermarsi, provando a convincere Fininvest a creare assieme «un polo dell’Europa del sud di media e comunicazione» e chiedendo magari posti in cda. Il ruolo di Arcore in questo polo (dove potrebbero confluire Canal+, Telecom Italia e magari pure Orange) rischia di essere marginale. L’alternativa è tirare diritto e lanciare un’Opa. I soldi in cassa ci sono, circa 2 miliardi. A quel punto - salvo sorprese - Mediaset diventerebbe francese e i Berlusconi perderebbero il controllo del loro impero, mettendosi in tasca come consolazione un assegno attorno ai 2 miliardi di euro.
COSA PUÒ FARE FININVEST?
CONFALONIERI PIERSILVIO BERLUSCONI
Fininvest ha le mani legate in Borsa e non può comprare altri titoli Mediaset fino ad aprile. Blindare il capitale cercando alleati è complicato, visto che qualsiasi sospetto di intesa con altri soci comporterebbe l’obbligo di lanciare un’Opa. In caso di blitz ulteriori dei francesi, Berlusconi potrebbe reagire con una contro-Opa. Ma le forze in campo paiono impari.
Il Biscione ha in cassa 300 milioni. In teoria può vendere per 1 miliardo il 20% di Mediolanum e incassare i soldi per l’addio al Milan. Soldi che però non dovrebbero bastare per arginare l’assalto di Parigi. Fininvest non a caso si è concentrata su un’altra strategia difensiva: ottenere da Consob o tribunali il congelamento dei diritti di voto di Bolloré.
berlusconi giacomini confalonieri valentini
Come? Dimostrando che ha rastrellato titoli Mediaset in modo illegale. I tempi però sono lunghi. Arcore, senza “aiuti” esterni, ha due alternative: accordarsi con Bollorè e rimanere soci di minoranza nel suo futuro impero dei media o vendere cara la pelle (e la propria partecipazione) prima di perdere Mediaset.
COSA RISCHIA MEDIASET IN QUESTA SITUAZIONE?
L’attività operativa delle tv è congelata per quanto riguarda le operazioni strategiche. Qualsiasi mossa difensiva (come ad esempio la cessione di Premium a Sky) verrebbe bloccata da Vivendi che con il 25% può fermare tutte le proposte di un’assemblea straordinaria. Cercare un Cavaliere bianco disposto ad aiutare Fininvest è impossibile perché nessuno entrerebbe in un’azienda dove è già presente in forze Vivendi.
COSA PUÒ FARE IL SISTEMA ITALIA PER MEDIASET?
Poco. L’Agcom ha tirato in ballo i limiti di legge a incroci tlc-tv ma aggirarli non sarebbe complesso per Vivendi. I tempi di tribunali e autorità di controllo sono lunghi, a meno che Fininvest non dimostri in maniera inoppugnabile che Bolloré ha manipolato il mercato.
Il governo non può usare la golden power (Vivendi è un’azienda Ue) e può al limite mettere qualche bastone tra le ruote alla scalata intervenendo sull’assetto del sistema televisivo o minacciando di ristatalizzare la rete di Telecom Italia. Ma il raider bretone è molto più veloce dei dibattiti romani.
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