FLASH – LA DISPERATA CACCIA AI VOTI PER ELEGGERE SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA RAI FA UN’ALTRA…
- FCA: SALVINI, FUSIONE CON RENAULT UTILE PER ITALIA E EUROPA
(ANSA) - Il progetto di una fusione tra Fca e Renault "mi sembra operazione utile per Italia e per l'Europa per avere un gigante dell'auto. Se tutti rispettano gli impegni presi mi sembra giusto si vada in questa direzione". Lo ha detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini a Rtl 102.5.
- MAGGIO 2014, MARCHIONNE: ''PORTEREMO FCA A 7,5 MILIONI DI VETTURE L'ANNO PER IL 2018''
…MA NEL 2018 NE HA VENDUTI 4,8 MILIONI!
https://www.cnbc.com/2019/05/27/fiat-chrysler-submits-proposal-for-a-merger-with-renault.html
- PERCHÉ FCA ED ELKANN HANNO BISOGNO DELLA FUSIONE CON RENAULT
Gianni Gallina per www.lettera43.it
Non è dato sapere se e quanto John Elkann, nella duplice veste di imprenditore ed editore, sia intimamente portato a essere coinvolto in bolle mediatiche. Una cosa appare chiara: il 43enne presidente di Exor, Fca Group, Ferrari tiene alla famiglia.
In primis a quella degli azionisti delle aziende da lui presiedute tra i quali spiccano i super prolifici discendenti del fondatore della Fiat e la moglie Clara Boselli i quali sono, in massima parte, cedole-Exor-dipendenti. Il 2019 sarà ricordato per il ritorno al dividendo di Fca dopo un digiuno durato una decade e per quello, molto criticato, partorito dalla vendita di Magneti Marelli.
SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN
Se la versione latina del merger of equals annunciata dal gruppo anglo-olandese Fca e il francese Renault verrà consumata, gli stessi azionisti faranno un’altra scorpacciata di dividendi. Dal costoso quartier generale bonsai di Londra, Fca ha diffuso un comunicato che recita: «Prima che l’operazione sia completata, per attenuare la disparità dei valori sul mercato azionario, gli azionisti di Fca riceverebbero anche un dividendo di 2,5 miliardi di euro. Inoltre, prima del completamento dell’operazione, sarebbero distribuite agli azionisti di Fca le azioni Comau oppure un dividendo aggiuntivo di 250 milioni di euro se lo spin-off di Comau non dovesse avere corso».
QUELLE MULTE A SEI ZERI DA EVITARE
Mentre gli azionisti di molte case automobilistiche avvertono diete se non digiuni perché vengono privilegiati investimenti in nuovi prodotti e tecnologie, Elkann continua a elargire euro generati da un costruttore che vanta un lungo elenco di marchi con la gamma di prodotti più vetusta. Ma c’è di più: è costretto a pagare centinaia di milioni di euro alla casa automobilistica americana Tesla per evitare di ricevere delle multe a sei zeri per la violazione delle nuove norme sulle emissioni nell’Unione europea.
La merger of equals ora all’esame degli amministratori del Groupe Renault rappresenta finalmente la realizzazione di un sogno accarezzato da Umberto Agnelli fin dal 1973 e sempre osteggiato dal fratello Gianni? Chi lo ha conosciuto bene sostiene che Umberto rimase molto colpito da un libro scritto da Emma Rothschild col titolo Paradise Lost: The Decline of the Auto-Industrial Age.
L’allora 25enne nipote di Lord Victor Rothschild, imparentato con la celebre famiglia di banchieri, decretò un futuro molto sconnesso per l’industria dell’auto nei Paesi sviluppati. Si badi bene, il saggio uscì alla vigilia della prima crisi petrolifera. Una decade dopo, Umberto trovò ulteriore conforto nella sua idea di abbandonare l’auto quando dal Mit (Massachusetts Institute of Technology) arrivarono le risultanze di uno studio su The Future of the Automobile. Ma Gianni Agnelli non voleva confermare il detto «la prima generazione crea, la seconda mantiene, la terza distrugge».
UNA FUSIONE CHE CELEBRA LA BRAVURA DI MARCHIONNE
Per bisogno e disperazione, John Elkann, al di là del copione cui si deve attenere, cioè ripetere a pappagallo che la famiglia Agnelli e Fiat sono una cosa sola, si dice abbia un approccio laico. Non bisogna poi sottovalutare che il più importante e costoso investimento nel quale ha trascinato Exor, ovvero l’acquisto della società di riassicurazione PartnerRe, è avaro di soddisfazioni. Una volta distribuiti i dividendi ventilati nella lettera al Groupe Renault, si possono finalmente prendere le distanze dall’auto. Con il plauso dei clan che si raccolgono sotto Exor che da decenni tifano per l’abbandono delle quattro ruote.
La proposta fusione di Fca con Renault celebra la bravura di Sergio Marchionne mentre sancisce il fallimento della sua troppo lunga permanenza al vertice. John Elkann si può presentare al tavolo di un negoziato perché i conti di Fca sono formalmente a posto come sostengono le agenzie di rating. Marchionne uomo di finanza è stato inimitabile. Elkann si deve presentare al tavolo del negoziato perché il gruppo da lui presieduto per molti anni ha fallito gran parte degli obiettivi che il suo Ceo aveva sbandierato nella lunga serie di piani industriali presentati da ambo i lati dell’Atlantico.
Compreso quello clamoroso dei 7 milioni di veicoli che dovevano essere venduti a fine 2018. Target impossibile anche perché i veicoli nuovi lanciati sotto la gestione di Marchionne saranno ricordati o come fallimenti (per esempio Dodge Dart, Chrysler 200, Viper) o perché non hanno sottratto vendite alla concorrenza. Inoltre, i mercati internazionali non riconoscono a Jeep, Alfa Romeo e Maserati lo status di marchi premium.
UNO DEI DUE PARTNER DEVE ACCETTARE LA GUIDA DELL'ALTRO
Una delle domande clou è: può funzionare una fusione 50-50? Sì, se il vertice di uno dei due partner riconosce la guida all’altro e non accetta deroghe. Chi fu coinvolto nella cosiddetta “alleanza Fiat-Gm” racconta che al Lingotto non c’era unità d’intenti. Naturalmente il presidente Paolo Fresco avrebbe voluto che quella che, di fatto, era una vendita differita di Fiat a Gm (differita a dopo la scomparsa di Gianni Agnelli) fosse un successo. Ma era una voce isolata.
Fca e Renault escono da esperienze molto simili avendo entrambi avuto amministratori delegati supereroi, accentratori che si sono circondati da collaboratori sostanzialmente mediocri. Prova ne sia che difficilmente aziende concorrenti o leader in altri campi hanno assunto alti dirigenti di Fca e Renault. Sarà interessante vedere come John Elkann, che non ha mai gestito un’azienda, si comporterà.
- FIAT SI FA AVANTI, RENAULT APRE LA BORSA FESTEGGIA L' ALLEANZA
Marigia Mangano per ''Il Sole 24 Ore''
Fca getta le basi per creare il primo gruppo automobilistico al mondo.
Ieri la casa italo americana ha ufficialmente presentato la proposta di fusione al gruppo Renault, con l' obiettivo di allargare il progetto a Nissan e Mitsubishi che insieme alla casa francese sono già parte della grande alleanza. Il processo partirà con una fusione vera e propria tra Fca e Renault che genererà 5 miliardi di sinergie stimate all' anno. Solo questo primo step sarà sufficiente a costruire il terzo gruppo al mondo con 8,7 milioni di auto all' anno.
Ma se, come auspica la stessa Fca e il suo amministratore delegato Mike Manley, l' asse Fca Renault sarà esteso al partner nipponico, il nuovo gruppo balzerebbe al primo posto con 15,6 milioni di vetture vendute, in netto distacco da Toyota e Volkswagen. In Borsa l' accordo è stato promosso a pieni voti con Fca in rialzo del 7,98% e Renault in progresso del 12%.
Fusione alla pari
L' intesa allo studio, presentata dal gruppo Fca prima dell' apertura dei mercati e che ha visto Goldman Sachs advisor della casa italo americana e Lazard al fianco del primo socio Exor, è stata esaminata a stretto giro dal consiglio di amministrazione di Renault. La casa francese, il cui board si è riunito ieri mattina a Parigi, ha fatto sapere che studierà «con interesse» la proposta amichevole di Fca e che una comunicazione sarà fornita al momento opportuno.
Segnali di apertura sono arrivati anche dalla politica con il governo francese, socio al 15% di Renault con il 28,6% dei diritti di voto, che attraverso la portavoce Sibeth Ndiaye ha fatto filtrare un atteggiamento «favorevole» verso le nozze, che promuoverebbero «la sovranità economica» dell' Europa dove «abbiamo bisogno di giganti».
L' operazione sarà tecnicamente realizzata con una fusione vera e propria tra i due costruttori automobilisti sotto una capogruppo olandese, detenuta per il 50% dagli azionisti di Fca e per il 50% dai soci Renault. Vista la disparità di capitalizzazione attuale, in favore di Fiat Chrysler (circa 18 contro i 15 miliardi di Renault alla chiusura di venerdì scorso), per procedere a una fusione alla pari si prevede un dividendo straordinario di 2,5 miliardi per gli azionisti di Fca, cui si aggiungerebbero 250 milioni se il Lingotto decidesse di vendere anche Comau.
In questo modo si ristabilirebbero i pesi, più favorevoli in Borsa alla casa italo americana. In prospettiva la struttura dell' azionariato, secondo le prime analisi sul mercato, post-fusione dovrebbe vedere Exor al primo posto del gruppo con il 13% del capitale, davanti al Governo francese e a Nissan, che avranno il 7% ciascuna. In questo quadro, non sarebbero trasferiti i diritti di doppio voto che oggi regolano la governance di Fca e di Renault, ma in futuro entrerebbero in vigore sistemi premiali per gli azionisti di lungo corso.
Sul fronte della governance, l' accordo prevede che nella nuova società olandese, che dovrebbe esser quotata a Milano, Parigi e a Wall Street, il cda sarebbe inizialmente composto da 11 membri con una maggioranza di consiglieri indipendenti e con un numero uguale di consiglieri, 4 ciascuna, in rappresentanza di Fca e Renault e uno designato da Nissan. Tutti da verificare gli equilibri al vertice, con l' ipotesi circolata di un ruolo esecutivo affidato a Jean-Dominique Senard, attuale presidente di Renault, e una presidenza italiana che sarebbe rappresentata da Elkann.
Sinergie per 5 miliardi
Sul fronte industriale, spiega la nota diffusa ieri, la fusione «non comporterà chiusure di stabilimenti» e sarà capace di realizzare oltre 5 miliardi stimati di sinergie run rate annuali in aggiunta in aggiunta a quelli che Renault già consegue grazie all' Alleanza con Nissan e Mitsubishi. E questo grazie a economie negli acquisti, nella ricerca e sviluppo e per la produzione di famiglie di motori in comune. Una combinazione considerata quasi perfetta dagli addetti ai lavori e che sarebbe capace di esprimere tutto il suo valore se questa alleanza dovesse allargarsi al Giappone.
Al momento Nissan resta sullo sfondo della fusione che sarà esaminata nel corso del board dell' alleanza di domani, ma i richiami al partner nipponico sono costanti nella nota dell' annuncio di Fca che si dice «impaziente di lavorare per creare ulteriori modi per creare valore». Così come il suo amministratore delegato Manley: «Noi crediamo che i benefici che matureranno da una fusione di Groupe Renault ed Fca si estenderanno anche ai partner dell' alleanza, Mitsubishi e Nissan, e non vediamo l' ora di coinvolgerli in opportunità ancora più grandi e reciprocamente vantaggiose», ha scritto in una lettera inviata ai dipendenti dopo l' annuncio della proposta.
Secondo Manley Fca ha trovato in Renault un «partner affine che vede il futuro come noi», ha detto il Ceo predicando calma e spiegando che se l' operazione andrà avanti «potrebbe richiedere più di un anno».
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