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CALTA CACCIA I SOLDI! – I FONDI CHIEDONO ALLA CALTAGIRONE EDITORE DI ALZARE IL PREZZO PER L’OPA FINALIZZATA AL DELISTING – IL TITOLO VIAGGIA ABBONDANTEMENTE SOPRA IL PREZZO FISSATO – E SI RIVOLGONO ALLA CONSOB
Sara Bennewitz per La Repubblica
Il prezzo dell' offerta promossa dalla famiglia Caltagirone sulla Caltagirone Editore è da rivedere. Lo dicono alcuni investitori padroni del 4,4% della società, e lo dice il mercato dato che il titolo è sempre stato sopra i valori dell' Opa volontaria. Lo scorso 9 giugno, Chiara Finanziaria (società veicolo che fa capo alla famiglia Caltagirone) ha offerto un euro per azione per il 32% del capitale che è flottante sul mercato. Ma ieri a Piazza Affari il titolo ne valeva 1,2. Alcuni fondi azionisti, invece, ritengono che il titolo varrebbe almeno 3,85 euro. Per questo hanno scritto a Consob e Borsa spa, denunciando «il tentato esproprio ai danni delle minoranze» e chiedendo un intervento delle autorità.
Stando ai bilanci della Caltagirone Editore, infatti, tra le azioni proprie (2,3 milioni di titoli), la liquidità (134 milioni di euro) e le partecipazioni immediatamente liquidabili come la quota in Generali (altri 83 milioni), solo la cassa del gruppo vale il doppio di quanto offerto, somma a cui si devono aggiungere gli immobili (60 milioni di euro) e l' attività editoriale.
Secondo l' analisi dei fondi, le testate possedute, tra cui Il Messaggero, Il mattino, Il Gazzettino, il Quotidiano di Puglia e il Corriere Adriatico, hanno un valore nel bilancio 2016 che è esattamente il doppio rispetto alla valutazione offerta da Chiara Finanziaria.
GABRIELE BASILICO FOTOGRAFA CATTELAN IN PIAZZA AFFARI
Qualcuno fa notare che ormai il gruppo è assimilabile a una holding, e in quanto tale è normale applicargli uno sconto rispetto al valore dei suoi asset, ma qualcun altro ricorda che quando nel 2000 Caltagirone Editore venne collocata in Borsa, i proventi dell' Ipo sarebbero dovuti servire a finanziare gli investimenti nell' editoria, invece furono investiti anche in partecipazioni finanziarie, come quella in Generali, che nulla hanno a che vedere con il core business. «Come investitori di minoranza, tra cui alcuni dai tempi dell' Ipo a 18 euro - si legge nella missiva - chiediamo aiuto e protezione a Consob e Borsa Italiana».
Peraltro tutte le ultime operazioni di riassetto da parte della famiglia Caltagirone, come quella su Vianini Lavori, lanciata nel 2015 e quella di Vianini Industria del 2016, sono state contestate dagli azionisti di minoranza. Conclusa l' Opa sulla Vianini Lavori a 6,8 euro, è arrivato un dividendo straordinario di 7,3 euro ai soci che non avevano aderito.
In quell' occasione, ricordano i fondi azionisti di Caltagirone Editore, gli advisor «erano la stessa Leonardo & Co e il professor Enrico Laghi», chiamati ora ad esprimersi dalla società e dai consiglieri indipendenti della stessa, sulla congruità dell' Opa di 1 euro. Quanto alla Vianini Industria, che si è fusa con l' immobiliare Domus, oltre alla causa intentata da alcuni ex soci, è in corso un procedimento sanzionatorio da parte della Consob.
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