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Carlotta Scozzari per Dagospia
Nel giorno dell'assemblea in cui i giornalisti sono chiamati a votare i contratti di solidarietà chiesti dal sindacato, in via Rizzoli, a Crescenzago, nel quartier generale di Rcs Periodici, si respira un'atmosfera pesante, per molti versi surreale. La crisi, che ha investito come un tir i periodici (molto più dei quotidiani), è una realtà incontrovertibile e i giornalisti ricordano con nostalgia i tempi, anche solo del 2005-2006, in cui il gruppo si lanciava in avventure editoriali sempre nuove assumendo dipendenti come se non ci fosse un domani.
Ma adesso tutto è cambiato: mentre si abbassa il sipario su testate storiche quasi come se nulla fosse, il conto degli esuberi chiesti dall'azienda guidata dall'amministratore delegato Pietro Scott Jovane si alza man mano che passano i mesi. Basti pensare che, quando è stata annunciata la chiusura di 10 periodici, nell'agosto scorso, le persone da far fuori erano 98, delle quali 37 si trovano tuttora in cassa integrazione.
Poi, lo scorso novembre, Rcs ha chiesto altri nove esuberi nell'area "infanzia", dopo la chiusura di altre due testate. E, da ultimo, Jovane ha individuato 23 lavoratori di troppo nelle sei testate sopravvissute a quello che i sindacati definiscono lo smantellamento del settore periodici, cioè in "Io Donna", "L'Oggi", "Amica", "Dove", "Style" e "Living". Il tutto mentre il gruppo editoriale ha deciso di abbassare le serrande in altre dieci testate, ultime delle quali "Il Mondo" e "Abitare", che vanno così ad aggiungersi alle dieci liquidate lo scorso agosto.
In altri termini, ai 37 giornalisti ancora in cassa integrazione si sommeranno altri 50 colleghi la cui presenza è considerata un costo inutile. E proprio per questo i 168 giornalisti di Rcs Periodici sono riuniti in assemblea per votare un verbale d'accordo che prevede l'adozione di un contratto di solidarietà al 30%, come chiesto dal sindacato della Fnsi, contestualmente all'avvio di un nuovo stato di crisi.
Arriverà a breve un verdetto definitivo o succederà come a "Repubblica", del gruppo Espresso della famiglia De Benedetti, dove, messa di fronte alla scelta tra prepensionamenti e contratti di solidarietà al 15% per tutti, la redazione si è spaccata e la trattativa è passata a livello nazionale? Si scoprirà nel giro di qualche ora. Intanto, l'assemblea è in corso e le tensioni non si placano. Sepolti per sempre i tempi in cui lavorare in Rcs era un punto d'arrivo invidiato.
Ferruccio de Bortoli Paolo Mieli Scott Jovane e Laura Donnini, amministratore delegato di RCS Libri.
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