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1 – CREVAL: PIENI POTERI A LOVAGLIO, SELVETTI LASCIA
(ANSA) - Il presidente del Credito valtellinese Luigi Lovaglio diventa anche amministratore delegato e direttore generale della banca e l'a.d. Mauro Selvetti lascia. Lo rende noto un comunicato del Creval. Il Cda ha affidato a Lovaglio "la definizione del nuovo piano industriale triennale" che sarà presentato entro il primo semestre dell'anno, mentre Selvetti "ha dato la propria disponibilità, su richiesta espressa della banca di discontinuità, a rimettere le cariche", spiega la nota.
Con il conferimento delle deleghe operative, Lovaglio lascia la carica di presidente, che passa ad Alessandro Trotter, vice presidente vicario, "in continuità con l'attuale governance", specifica la banca. A seguito delle dimissioni di Selvetti, il Cda del Credito valtellinese ha nominato per cooptazione Maria Giovanna Calloni nel board. Dopo aver portato a termine con successo il processo di ricapitalizzazione e derisking del Creval, Selvetti lascia "nell'ambito di un accordo per la risoluzione consensuale economicamente incentivata del complessivo rapporto di collaborazione", spiega la banca, che ringrazia l'ex a.d. "per l'importante opera svolta e gli augura i migliori successi professionali".
Per la cessazione del suo incarico dirigenziale e per le dimissioni dalla carica di consigliere, a Selvetti vanno 1,7 milioni lordi, comprensivi del preavviso, più 300mila per l'impegno di non concorrenza della durata sei mesi. A Lovaglio è stata affidata la definizione del nuovo piano industriale triennale "che punterà a un'accelerazione dell'attività tradizionale di banca commerciale del territorio, forte della sua rilevante esperienza manageriale e dei risultati raggiunti in grandi realtà finanziarie anche internazionali".
2 – CREVAL, È RUSSO IL FONDO ALTERA CAPITAL, PRIMO SOCIO AL 7%. ECCO CHI C’È DIETRO
Fabrizio Massaro per www.corriere.it
Il fondo Altera Capital deve credere molto nelle potenzialità dell’ex popolare Credito Valtellinese: un anno fa ha sottoscritto poco più del 3% nell’aumento da 700 milioni che ha ribaltato l’istituto azzerando i piccoli azionisti; ora ha comprato altre azioni — a prezzi più bassi del 37% — fino a diventarne primo socio con il 7,07%. Una quota che oggi vale 31 milioni di euro e che orienta la banca di Sondrio verso la Russia: perché Altera Capital è sì un fondo delle Cayman ma ha testa e capitali russi.
Da Mosca a Sondrio il passo non è breve. A compierlo sono stati due manager con un passato nell’amministrazione Putin, che hanno fondato nel 2012 Altera Capital Investment Fund: Vyacheslav Pivovarov e Kirill Androsov. Il primo, che è il ceo del fondo, 46 anni, è un ex trader di Citi e di Old Lane, ha preso un Mba a Stanford ed è stato anche consulente del ministro dello sviluppo economico nei primi anni Duemila. Androsov, il managing director, 47 anni, Mba a Chicago, è stato tra il 2008 e il 2010 vice capo dello staff di Vladimir Putin primo ministro, ed è stato presidente di Aeroflot e delle Ferrovie russe.
Il fondo ha spaziato negli investimenti dalle miniere d’oro armene e russe di GeoProMining alla più recente società di cybersecurity russa Group-Ib. Prima ancora, le cronache locali hanno dato Altera in affari con società dell’oligarca russo Oleg Deripaska, che era stato colpito dalle sanzioni degli Usa, e tra i soci del gruppo petrolifero Ruspetro.
Nell’istituto valtellinese guidato da Mauro Selvetti Altera ha concentrato una quota rilevante del suo patrimonio, che ammonterebbe a circa 200 milioni di euro. Creval dice di non avere informazioni sulle ragioni dell’investimento; è un fatto che per coprire l’aumento le banche coordinatrici Mediobanca e Citi abbiano puntato tutto sugli hedge fund, che però si sono poi mossi in maniera differente date l’alta volatilità del mercato.
Altera ha superato la soglia del 7% l’8 febbraio e dovrebbe aver comprato i titoli immessi sul mercato dal fondo Steadfast, appena sceso sotto il 5%. Altera si affianca così agli altri soci pesanti, tutti sopra il 5%, come l’hedge Hosking Partners e il fondo Algebris di Davide Serra, al finanziere francese Denis Dumont (5,7%), e al Credit Agricole, al 5%.
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