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Luigi Guelpa per “Libero Quotidiano”
Un piano per destabilizzare l' Egitto con la complicità della polizia corrotta, al soldo della Fratellanza musulmana e di apparati collusi con la jihad. Lo scrive il quotidiano filo-governativo el Shorook, rivelando che ci sarebbe un piano per creare instabilità in tutto il Paese e far ricadere la colpa su Al Sisi. La notizia è stata confermata dal ministro degli Interni Magdy Abdel Ghaffar, che esce allo scoperto accostando la corruzione delle forze di polizia alla morte di Regeni.
«Siamo di fronte a casi di abusi. Esiste il rischio che la situazione ci possa scappare di mano. A dire il vero è già accaduto e non deve più ripetersi». Ghaffar parla a anche proposito del barbaro assassinio di un taxista, avvenuto giovedì scorso a non più di 700 metri da dove il 25 gennaio il dottorando di Fiumicello venne prelevato con la forza.
Tra la morte del 26enne Mohamed Ali Ismail Dayed, autista freddato con un colpo di pistola da un poliziotto dopo una lite, e la tragica fine di Regeni ci sarebbero punti di convergenza. Persino Al Sisi non sembra escluderlo a priori. Il presidente egiziano ha parlato di «mele marce» tra gli agenti. Nella polizia ci sono persone fuori dal nostro controllo che stanno tentando di proposito di mettere in cattiva luce l' Egitto».
I provvedimenti che sta per adottare al Sisi sono clamorosi: in ballo non ci sarebbe solo il probabile allontanamento del capo della polizia di Giza Khaled Shalaby, balzato agli onori delle cronache nella vicenda Regeni per aver sostenuto che il giovane friulano aveva perso la vita in un incidente stradale, ma anche arresti eccellenti. Come accadde un anno fa con l' allora capo della polizia Osama Bedair, accusato di passare informazioni riservate alla Fratellanza musulmana. Al Sisi chiede stabilità e non rinuncia al ruolo di un Egitto «cerniera» tra l' Occidente e il Medioriente.
Al tempo stesso incoraggia accordi con l' Italia, partner privilegiato del Cairo. Non a caso domenica il ministro del Petrolio Tariq El Molla ha approvato l' assegnazione a Eni del Contratto di Sviluppo di Zohr che ratifica l' avvio dello sviluppo del giacimento a gas situato al largo delle coste egiziane nel Mar Mediterraneo.
L' accordo prevede l' inizio della produzione entro la fine del 2017, a soli due anni dalla scoperta, con un aumento progressivo fino a raggiungere un volume di circa 75 milioni di metri cubi di gas al giorno. Le relazioni con l' Italia «sono davvero uniche», incalza il premier Sherif Ismail a margine dell' Africa Forum in corso di svolgimento a Sharm el Sheikh. Sulla vicenda Regeni Ismail ha aggiunto che «una squadra di investigatori sta lavorando al caso e non appena avremo i risultati di questa indagine li annunceremo».
MOHAMED MOURSI FRATELLI MUSULMANI
FRATELLI MUSULMANI EGITTO
GIACIMENTO DI GAS SCOPERTO DA ENI IN EGITTO
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