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Giovanna Boursier per il “Corriere della Sera”
«Allora questa è la volta della galleria, l’arcatura, queste sono le spalle, che devono tenere lo sforzo, ma qua cemento non ce n’è! Ci sono 10 centimetri e invece dovrebbero essercene minimo 40. Non c’è lo spessore. E può cascare. Essendo una zona sismica, trema, si rompe».
A parlare è un operaio che ha lavorato per un appalto di Anas alla galleria La Franca, lunga un chilometro, sulla statale Foligno -Civitanova, tra l’Umbria e le Marche, con apertura al traffico prevista nei prossimi mesi. L’intervista, in onda nella prima puntata di «Report» (domenica 12 aprile alle 21.45 su Rai 3), prosegue: «Sopra la volta c’è anche un problema di vuoti, che si creano quando costruisci ma dovrebbero essere riempiti con un cemento alleggerito. Non l’abbiamo messo, perché costa». Con indebito vantaggio per l’impresa. Il problema è che la riduzione del materiale potrebbe causare dei crolli: «Tutto quel tratto è fatto male. Io ai miei figli dico sempre di non passarci».
Una testimonianza inquietante a cui replica il presidente dell’Anas, Pietro Ciucci: «A prima vista mi sembrano affermazioni difficilmente confermabili, perché le gallerie le controlliamo anche in corso d’opera. Su La Franca abbiamo effettuato test su più del 20% del percorso, in ogni caso andremo a verificare e controllare l’intero tratto».
Fare la cresta sui materiali, però, non è una novità. Chi ha lavorato su un tratto dell’Aurelia racconta la stessa storia: «I controlli sul cemento si fanno su campioni che sceglie la ditta, e guarda caso vanno bene. Non sempre, ma dove si può risparmiare si risparmia. Ci sono anche ferri e centine che non sono posizionati alla distanza giusta, così ne metti due anziché tre».
È storia di alcuni tratti della Salerno-Reggio Calabria dove la mafia controllava le ditte e il risparmio del 3% era la tangente alla criminalità organizzata. Anche il cedimento della rampa di accesso al viadotto di Scorciavacche in Sicilia, aperta con 3 mesi di anticipo e crollata una settimana dopo, porta dritto a lavori fatti in economia.
Infatti Anas ha anticipato a Report le conclusioni della sua Commissione. Tra le cause individuate risultano: «Sensibile riduzione del sistema di rinforzo, mancata verifica di idoneità dei piani di posa, scadente esecuzione del drenaggio». La responsabilità, per Anas cade sul Direttore lavori. Non dice, però, che prima di aprire Anas avrebbe dovuto collaudare quel tratto di strada. Ma non l’ha fatto.
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