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DON’T WARREN, BE HAPPY – A 94 ANNI E CON UN PATRIMONIO DI 168 MILIARDI DI DOLLARI, WARREN BUFFETT LASCIA LA GUIDA DELLA SUA BERKSHIRE HATHAWAY. E LO FA A MODO SUO, RIFILANDO UN CEFFONE A TRUMP: “È SBAGLIATO USARE IL COMMERCIO COME SE FOSSE UN’ARMA” – L’“ORACOLO DI OMAHA”, DEMOCRATICO “CENTRISTA” HA MANTENUTO SEMPRE UNA DISTANZA TRA I SUOI INTERESSI DI INVESTITORE E LA SFERA PUBBLICA. OBAMA LO VOLEVA MINISTRO DEL TESORO MA LUI DISSE DI NO E SI LIMITÒ A FARE DA CONSIGLIERE. PER MOLTI ANNI SI È VANTATO DI NON AVER MAI FREQUENTATO WALL STREET O WASHINGTON – LA PASSIONE PER LA COCA-COLA E PER MCDONALD’S...

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Estratto dell’articolo di Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”

 

warren buffett e il figlio peter

Dieci minuti di ovazione. Patrimonio personale di 168,2 miliardi di dollari. Anni: 94. Con questi numeri Warren Buffett ha annunciato, avvertendo solo i tre figli, il ritiro dalle cariche operative dalla sua società, la Berkshire Hathaway, una vecchia azienda tessile rilevata nel 1965 e trasformata in una formidabile holding di investimenti finanziari. A fine anno la guida passerà a Greg Abel.

 

Sabato 3 maggio, per l’ultima volta Buffett si è rivolto a 19.700 azionisti, nel «CHI Health Center» di Omaha, la sua città natale nel Nebraska. Un rito collettivo annuale, registrato dalle cronache finanziarie come «la Woodstock dei capitalisti». [...]

 

WARREN BUFFETT E BARACK OBAMA

Condivide il neo protezionismo di Donald Trump? «No, è sbagliato usare il commercio come se fosse un’arma». E ancora, non è con i dazi che «si costruisce un mondo più prospero». A quel punto il palazzetto gli ha riservato l’applauso più convinto, prima della lunga standing ovation finale.

 

Tutti in piedi per salutare il quinto uomo più ricco del mondo, capace di adattarsi a 60 anni di bruschi cambiamenti: fasti e abissi di Wall Street; boom e recessione; il dominio dell’industria e poi quello di Internet.

 

LA CASA DI WARREN BUFFETT A OMAHA

La cultura imprenditoriale degli Stati Uniti, solitamente, è scandita da due fasi. Nella prima il businessman pensa solo ad arricchirsi. Poi, se raggiunge la vetta, promette di voler «restituire» qualcosa alla comunità. Nella storia c’è stato chi, come Solomon Guggenheim, tycoon delle miniere, fondò l’omonimo museo di New York. Altri, più di recente, sono diventati ministri. Fino ad arrivare al più spettacolare corto circuito tra impresa e politica con Elon Musk, il capolista dei miliardari.

 

È interessante notare come Buffett, invece, pur appoggiando copiosamente le iniziative benefiche del suo amico Bill Gates, abbia sempre cercato di mantenere una certa distanza tra i suoi interessi e la sfera pubblica. È un democratico centrista. Ha finanziato prima le campagne elettorali di Barack Obama e poi quella di Hillary Clinton. All’inizio Obama aveva pensato a lui per la carica di ministro del Tesoro.

 

i figli di warren buffett howard susan e peter

Ma Warren gli spiegò che la sua fortuna era legata proprio alla sua posizione defilata rispetto all’establishment del Paese. Non si è sottratto al ruolo di consigliere informale dello stesso Obama, che lo ripagò conferendogli la «Medal of Freedom» nel 2011. Ma le sue uscite pubbliche, anche le più clamorose, hanno sempre avuto il tono dell’outsider, come quando osservò che, in proporzione, pagava meno tasse della sua segretaria.

 

Per molti anni si è vantato di non aver mai avuto bisogno di frequentare Wall Street o Washington. Eppure suo padre, Howard Homan Buffett, era stato anche un deputato repubblicano nel Congresso federale. Lo stesso Warren ricorda che l’incontro-svolta della sua vita fu quello con Benjamin Graham, professore alla Columbia University di New York. Graham mise a punto uno schema di investimenti che Buffett adottò alla lettera, una volta rientrato a casa. Una scalata lenta, ma costante.

 

warren buffett e la figlia susan

Il suo professore gli aveva raccomandato di non farsi trascinare dalle correnti in Borsa, ma di restare all’asciutto, a studiare i bilanci e le strategie aziendali. Buffett ci aggiunse del suo: spesso (non sempre) è meglio andare contro corrente. Comprare quando gli altri vendono; aspettare quando gli altri fuggono. Piano, piano ha realizzato il suo piano, cominciando con la lungimirante acquisizione di imprese sottovalutate o sotto scacco: da American Express alla compagnia di assicurazioni Geico.

 

Dopo il crack del 1987, in una fase di stallo generale, Buffett puntò decisamente sulla Coca-Cola, acquisendo una quota del 6,3% per un miliardo di dollari. Oggi, da sola, quella partecipazione vale 25 miliardi di dollari.

 

WARREN BUFFETT

Poi è venuto il momento di costruire la sua leggenda, quella dell’«oracolo di Omaha». Una via di mezzo tra il profeta e l’eremita, arroccato da decenni nella stessa casa in pietra e stucco di Omaha, bevitore accanito di Coca-Cola (forse l’unico tratto che lo accomuna a Donald Trump), frequentatore assiduo di McDonald’s.

 

L’uomo più ricco con le abitudini, lo stile di vita di un americano medio: ecco la formula del suo successo anche mediatico. E pazienza se per spostarsi usa il suo jet personale. In ogni caso sempre con le mani sulla leva per fare soldi.

 

WARREN BUFFETT E BARACK OBAMA

All’inizio diffidente verso l’hi tech e perfino refrattario all’uso del computer, ha poi fatto i miliardi (150 per la precisione, il 40% del portafoglio di Berkshire Hathaway) puntando sulle azioni di Apple. Sabato scorso è stato anche il giorno dell’ultima profezia dell’«oracolo»: se va avanti così «quello che è accaduto nelle ultime settimane nei mercati finanziari non sarà niente».

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