DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
«La fine prevista degli acquisti di attività nette nel dicembre 2018 non significa che la nostra politica monetaria cessi di essere espansiva». Così il presidente della Bce, Mario Draghi, ha illustrato la fase di chiusura del quantitative easing (gli acquisti di titoli di Stato fatti dall’Eurotower per sostenere le economie dell’area euro) durante un’audizione alla commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo.
Al contrario, «la politica monetaria dovrà continuare ad accompagnare l’espansione economica per qualche tempo». E infatti Draghi conferma la politica di reinvestimento e le linee guida sui tassi. Spiega: «Ci aspettiamo che i tassi di interesse della Bce restino ai livelli attuali almeno durante l’estate del 2019 e in ogni caso per tutto il tempo necessario a garantire che l’evoluzione dell’inflazione rimanga allineata con le nostre attuali aspettative di un percorso di aggiustamento sostenuto».
Da un punto di vista italiano, la preoccupazione è che la fine del sostegno pesi sull’economia in affanno del Paese. L’Italia non preoccupa Draghi, che comunque ricorda: «la nostra funzione, la nostra missione e il nostro mandato non sono volti a proteggere i bilanci nazionali.
Detto questo, siamo fiduciosi che l’economia si stia rafforzando e che la riduzione degli acquisti di titoli sia mitigata da altre misure di politica monetaria cosicché l’espansione monetaria rimarrà ampia». E frena quando qualcuno gli chiede se non sia preoccupato dalle misure annunciate dal governo italiano: «Prima di pronunciare un giudizio è necessario attendere.
La prova del nove saranno i fatti. Per ora ci sono stati sono annunci, e sono anche cambiati. Prima di parlare dobbiamo aspettare i fatti». Certo il sogno di un banchiere centrale sarebbe che i Paesi ad alto debito «nei periodi positivi ricostituiscano delle riserve di bilancio per quando ci sartà un rallentamento della crescita. Come si dice: è quando c’è il sole che bisogna aggiustare il tetto”.
Tutto questo non significa che non ci siano motivi di preoccupazione: per l’economia dell’Eurozona «rischi al ribasso sono connessi principalmente alla minaccia dell’accresciuto protezionismo.
Un’Unione europea unita e forte può aiutare a cogliere i benefici dell’apertura economica, proteggendo nel contempo i suoi cittadini da una globalizzazione incontrollata». Draghi propone all’Europa un ruolo in contraltare con quello che s’è ritagliato Donald Trump, il profeta del dazio: l’Europa secondo il numero uno della Bce «con il suo esempio può dare sostegno al multilateralismo e al commercio globale, che sono stati delle pietre angolari della crescente prosperità economica nel corso degli ultimi sette decenni.
Ma per avere successo all’esterno, l’Ue ha bisogno di istituzioni forti e di una robusta governance economica al suo interno».
E qualche cruccio arriva anche dal tavolo della Brexit. Difficile valutarne le conseguenze, spiega ancora Draghi: «dipende molto da come verrà gestita: per l’economia reale l’impatto può essere limitato, anche se in alcune aree dell’Ue ci saranno conseguenze. Per quanto riguarda la stabilità finanziaria è evidente che deve essere protetto il mercato unico: le dichiarazioni dei leader europei vanno in questo senso. Mettere a repentaglio la stabilità finanziaria del sistema sarebbe un danno per entrambe le parti».
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA…
DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
DAGOREPORT - COME ANDRÀ A FINIRE LO PSICODRAMMA MASOCHISTICO DEL CENTRO-SINISTRA IN VISTA DELLE…
“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…