FONSAI, AHI AHI AHI! LA GESTIONE DELLE “RISERVE SINISTRI” INGUAIA I LIGRESTO’S

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Gianluca Paolucci per "la Stampa"

Nella migliore delle ipotesi, un colabrodo. Nella peggiore, una vera e propria frode. La ricostruzione fatta da Consob e Isvap sulla gestione delle riserve sinistri del gruppo Fondiaria-Sai e Milano Assicurazioni ha messo in luce una serie tale di carenze e irregolarità da portare, secondo quanto reso noto martedì, all'iscrizione al registro degli indagati da parte della procura di Torino di 11 persone, compresi i membri della famiglia Ligresti.

Secondo la documentazione inviata dalle due autorità alla procura di Torino nel maggio del 2012 - sulla base della quale è poi partita l'attività della procura piemontese -, il sistema messo in piedi dal gruppo assicurativo per quella che è una funzione essenziale di una società assicurativa - la gestione dei sinistri appunto fa acqua da tutte le parti.

Manca una procedura sul ciclo sinistri formalizzata e codificata, manca un «presidio» delle rete per le liquidazioni dei sinistri, attribuzione di riserve carenti, chiusura dei sinistri frettolosa, pratiche chiuse senza valide motivazioni, pagamenti parziali di importo nettamente superiore a quanto accantonato senza giustificato motivo.

Nel 2010, tutti i sinistri chiusi nei primi 21 giorni dell'anno sono stati «retrodatati», anticipando la data di chiusura per farla ricadere nelle competenze dell'esercizio precedente. Proprio in base ai rilievi dell'Isvap, la compagnia aveva deciso di rafforzare le riserve per 810 milioni di euro tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012, portando le perdite dell'esercizio 2011 ala cifra monstre di 1,1 miliardi.

Ancora, l'autorità evidenzia una serie di irregolarità sulla determinazione delle riserve per quanto riguarda la Rc Auto, con una serie di raccomandazioni Isvap disattese nelle procedure. E nel mirino finiscono anche gli attuari, figura chiave in una compagnia assicurativa, che devono valutare proprio la congruità delle riserve.

I due professionisti hanno entrambi utilizzato, per la loro valutazione, un unico modello di calcolo, quello detto di Fisher-Lange. Guarda caso, rilevano Isvap e Consob, l'unico tra i quattro più diffusi che evidenziava una eccedenza nelle riserve.

Secondo i ricalcoli fatti dall'Isvap, (ora sostituita dall'Ivass) alla riserva per gli anni 2009 e precedenti mancano non meno di 314 milioni per Fonsai e 203 milioni per Milano Assicurazioni. Considerando inoltre «l'integrazione da effettuare sulla riserva corrente 2012, l'insufficienza totale evidenziata risulta non inferiore a 383 milioni di euro per Fonsai e 249 milioni per Milano».

Per i due attuari Fulvio Gismondi e Riccardo Ottaviani, riferisce il documento, l'Isvap ha dunque rilevato la «non correttezza delle attestazioni positive» e ha contestato ad entrambi l'omissione degli obblighi d'informativa.

Di qui le nuove ipotesi di reato formulate nei giorni scorsi dalla procura di Torino e dai pm Marco Gianoglio e Vittorio Nessi. Che riguardano appunto il bilancio consolidato di gruppo del 2010, nel quale, anche a seguito di quanto accertato dall'ispezione Isvap, sarebbe stato nascosto il buco nelle riserve. In questo modo, secondo l'accusa, gli investitori sarebbero stati privati di informazioni determinanti per una corretta valutazione dei titoli azionari.

Il bilancio 2010, sostengono i magistrati, è stato preso a base anche per la predisposizione del progetto informativo dell'aumento di capitale di Fonsai. Una operazione di circa 450 milioni di euro, avvenuta nel luglio 2011, che avrebbe finito con il fornire al mercato altre informazioni fuorvianti.

I pm torinesi hanno anche sentito, nei mesi scorsi, il numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel. Mentre la Consob ha convocato Giulia Ligresti per chiarire le sue affermazioni dei giorni scorsi secondo le quali la fusione Unipol-Fonsai sarebbe «destinata a naufragare».

 

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