UN FONDO O UN AFFONDO? - PARIGI TEME DI PERDERE LA SUA ‘TRIPLA A’ E PREME SULLA MERKEL PER ATTIVARE IL SALVA-STATI, TRASFORMANDOLO IN UNA BANCA CHE CONCEDA PRESTITI AI PAESI NEI GUAI E NE ACQUISTI TITOLI DI STATO ANCHE SUL MERCATO PRIMARIO, CIOÈ ALLE ASTE - PER LA STAMPA INGLESE LA GERMANIA HA IN MENTE UN ‘FONDO MONETARIO EUROPEO’ DI SOSTEGNO AGLI STATI MEMBRI - SENZA UN INTERVENTO A LIVELLO CENTRALE L’EUROZONA SI SPACCA: I MERCATI ATTACCANO UN’EUROPA DOVE OGNI PAESE VA PER LA SUA STRADA…

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1 - DAILY TELEGRAPH PIANO SEGRETO DELLA GERMANIA PER FONDO MONETARIO UE
(ANSA) - La Germania ha un piano segreto per la creazione di un Fondo monetario europeo che potrà essere in grado di sostituirsi alla sovranità degli stati membri in
difficoltà. Lo scrive il Daily Telegraph online citando un documento di sei pagine del ministero degli Esteri tedesco. Il documento esamina anche esplicitamente le possibili strade per limitare le modifiche al trattato per renderne più facile la ratifica. Questo - scrive il quotidiano britannico - anche per dissuadere Londra da un referendum sull'Ue.

2 - I MERCATI INTERVENGA LA BCE MA PARIGI E BERLINO LITIGANO

Tonia Mastrobuoni per "la Stampa"

Di questo passo, racconta un analista da Londra a microfoni spenti, i rendimenti francesi raggiungeranno «in poche settimane» quelli italiani e «alla fine del primo trimestre del 2012» Parigi non sarà più in grado di finanziarsi sul mercato. Scenari apocalittici? Forse. Soprattutto, visti da un Paese come la Gran Bretagna che sta apertamente facendo pressione perché la Bce «tiri fuori il bazooka» per citare un'espressione molto in auge tra i commentatori britannici. Tra l'altro, secondo l'analista la Bce ha acquistato titoli italiani e spagnoli anche ieri «e in quantità maggiori rispetto alla media degli acquisti giornalieri degli ultimi mesi». Il differenziale Btp-Bund ha chiuso sotto la soglia dei 500 punti.

Ma al netto del ruolo della Banca centrale, da questo lato della Manica aumentano anche le pressioni perché l'Europa renda finalmente funzionale il fondo salva-Stati Efsf. Nell'intenzione di molti dovrebbe ricevere la «banking licence», la possibilità di interagire con la Bce come una banca vera e propria, chiedendo prestiti e collocando collaterali in cambio di liquidità. Per fare quello che all'Eurotower è proibito dai Trattati: concedere prestiti ai Paesi nei guai e acquistarne titoli di Stato anche sul mercato primario, cioè alle aste.

Il dato politico è che il fronte dei «lobbisti» si sta allargando. E comprende ormai la Francia - non a caso, visto che il contagio della crisi dei debiti ha varcato da giorni le Alpi. Temporaneamente l'asse con la Germania sembra essersi incrinato su quello che i tedeschi chiamano la «monetizzazione del debito», l'idea di usare la Bce o l'Efsf per aiutare i Paesi in difficoltà, con il rischio di allentare la spinta a fare le riforme. Angela Merkel ha ribadito mercoledì che «la Bce non può risolvere questi problemi». Solo una modifica dei Trattati che preveda meccanismi severi di controllo sugli squilibri fiscali dei Paesi potrebbe convincerla ad allentare la presa sulla Bce. Se ne parlerà al vertice europeo di dicembre.

Intanto il fatto che dopo l'insediamento del governo Monti il nervosismo abbia investito anche altri Paesi facendo schizzare i rendimenti dei decennali di Francia, Spagna, Austria o Belgio non deve sorprendere. È il sintomo, appunto, secondo il capoeconomista di Intesa Sanpaolo, Gregorio De Felice, «che c'è il tentativo di forzare la Bce a intervenire con più forza sul mercato e a rifinanziare l'Efsf. E in effetti sul fondo salva-Stati è calato il silenzio, da fine ottobre». I Paesi europei «devono fare i compiti a casa. Quando la Germania capirà che senza un intervento a livello centrale l'Eurozona rischia di spaccarsi, penso che si potrà rendere finalmente operativo l'Efsf, consentendo alla Bce di finanziarlo».

Ieri il Financial Times sosteneva che un intervento più deciso della Bce potrebbe «evitare il rischio di una recessione e di una stretta del credito, e scongiurerebbe il fatto che l'Italia e la Spagna siano tagliate fuori dai mercati». Tuttavia, se il contagio sta arrivando al cuore dell'Europa, qualche motivo di fondo c'è, argomenta Luca Cazzulani, strategist di Unicredit. I mercati stanno segnalando più che mai la loro ansia per un'Europa dove «ogni Paese va per la sua strada, dal punto di vista delle politiche fiscali e dove c'è una mancanza di unità politica».

E guardando ai dati, l'esperto di reddito fisso sottolinea che la Francia sconta in particolare un deficit alto, un Pil in forte rallentamento e che rischia di perdere la «tripla A»:, «un altro pezzo del castello europeo che frana». Domattina Mario Draghi interverrà a un convegno a Francoforte. Pare che ai suoi abbia espresso l'intenzione di parlare poco, durante il suo mandato. Una scelta saggia, visto che uno degli errori madornali della crisi è stato la comunicazione anarchica dei leader politici. E nel caso di Draghi si può star certi che i mercati soppeseranno anche le sillabe.

 

MARIO DRAGHI E ANGELA MERKEL NICOLAS SARKOZYbanca_centrale_europeaCHRISTINE LAGARDE