DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
Andrea Bonanni per “la Repubblica”
angela merkel con aereo lufthansa in manogiuseppe conte meme
Mentre il mondo politico italiano si sta dilaniando sul dilemma se utilizzare o meno i 36 miliardi di prestiti del Mes, Bruxelles ha autorizzato a fine aprile aiuti di stato straordinari alle imprese europee per oltre 1.900 miliardi di euro. Di questi, circa la metà sono pagati dalla Germania e destinati al tessuto produttivo tedesco. L' Olanda, l' Austria, la Danimarca, che hanno grandi margini di spesa, ma pure la Francia, che ne avrebbe meno, sono anche loro impegnate a rifinanziare massicciamente le proprie aziende per aiutarle a superare la crisi e ripresentarsi sul mercato più forti e competitive di prima.
La decisione europea di allentare le regole sugli aiuti di stato è giusta e necessaria, anche per evitare che potenze straniere, come la Cina, facciano incetta a buon mercato di imprese europee messe in ginocchio dall' epidemia. Ma è evidente che la disparità negli interventi su base nazionale altera la concorrenza e favorisce indebitamente i Paesi più ricchi.
Questi non perdono certo tempo. Sul fronte delle compagnie aeree danneggiate dall' isolamento, Air France ha ricevuto aiuti per sette miliardi. Lufthansa otterrà sovvenzioni per dieci miliardi. Un primo piano di intervento presentato da Berlino e approvato dalla Commissione il 22 marzo prevede che la banca federale per la ricostruzione, KfW, possa coprire il 90 per cento del rischio per finanziamenti fino a 1 miliardo concessi dalle banche alle imprese. Prestiti più ingenti, fino al 50 per cento dell' indebitamento totale di una società, possono essere concessi da KfW e da banche private beneficiando di garanzie pubbliche. Il 2 aprile, il piano tedesco è stato esteso autorizzando anche i Laender e le banche regionali a erogare finanziamenti.
Com' è facile intuire, questa pioggia di miliardi beneficia non solo le imprese, ma anche le banche tedesche che possono finanziare la ripresa in tutta sicurezza, restando relativamente al riparo delle possibili insolvenze. Non a caso la cancelliera Merkel e i suoi ministri economici tengono regolari videoconferenze con i capi delle grandi imprese nazionali per esaminare i loro bisogni e assicurarsi che la irripetibile opportunità offerta dalla sospensione delle restrizioni europee sugli aiuti di stato venga utilizzata per potenziare la competitività tedesca. La prima riunione è stata l' 11 marzo. L' ultima di cui si ha notizia il 25 aprile.
È evidente che tutto questo pone un grosso problema per quei Paesi, come l' Italia, che non hanno migliaia di miliardi da investire in una strategia di aiuti di stato e che, peggio ancora, non hanno neppure una strategia ben definita in materia. Un eccesso di divaricazione nella competitività delle economie nazionali può essere deleterio per la tenuta del mercato unico, come l' eccessiva divergenza degli spread lo è per la tenuta della moneta unica. Se ne rende conto anche la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager: «Occorre un coordinamento del supporto all' economia, specie laddove le misure nazionali sono insufficienti, per evitare uno shock asimmetrico alle nostre economie», scrive in una lettera citata dal Financial Times.
All' indomani della crisi finanziaria dello scorso decennio, Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Irlanda, Olanda e Belgio salvarono e ristrutturarono il loro sistema bancario iniettandovi migliaia di miliardi di soldi pubblici. L' Italia non lo fece, vantando le virtù delle proprie banche (Tremonti). Quando poi il sistema creditizio italiano andò in difficoltà, l' Europa aveva ormai chiuso la possibilità degli aiuti pubblici e il prezzo della crisi fu pagato dagli investitori privati.
giuseppe conte memegiulio tremonti
Adesso rischiamo di subire, sul fronte degli aiuti di stato, la stessa beffa che subimmo allora sul fronte bancario. Ma anche in questo caso non sarà colpa della Germania e degli altri Paesi che sanno sfruttare le opportunità offerte dall' Europa, quanto piuttosto di una classe politica italiana che fatica a mettere a punto una strategia condivisa in materia. Mentre Berlino e le altre capitali del nord si orientano verso una politica di sostegno al credito, che lascia libere le imprese e tutela anche le banche, una fetta della nostra maggioranza di governo interpreta la questione degli aiuti di stato come un cavallo di Troia per tornare all' Iri e ai carrozzoni pubblici. In questo modo, però, non si aiuta la produttività delle imprese. Si rafforza soltanto la longa manus della politica su più ampie fette di un' economia che rimane comunque malata.
macron sull aereoMargrethe Vestagergiulio tremonti silvio berlusconi 1giuseppe conte memegiuseppe conte memegiuseppe conte meme7angela merkel con aereo lufthansa in mano
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