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IL GOVERNO SI PREPARA ALLA RESA DEI CONTI. E SARANNO CAZZI – CON LA MANOVRA D’AUTUNNO, LA DESTRA RISCHIA DI PERDERE LA FACCIA SU DUE PROMESSE ELETTORALI FINORA NON RISPETTATE: PENSIONI ANTICIPATE E TAGLIO DELLE TASSE. LE CASSE DEL TESORO SONO VUOTE, LO SPAZIO DI INTERVENTO È MININO – SULLE PENSIONI ADDIO A QUOTA 103, CHE SI È RIVELATO UN FLOP. ORA L'OBIETTIVO È 64 ANNI E 25 DI CONTRIBUTI PER TUTTI – PER IL TAGLIO DELLE IMPOSTE, SUL TAVOLO CI SONO PROPOSTE SENZA COPERTURE E IN CONTRADDIZIONE TRA LORO (STOP ALL'IRAP, TAGLIO IRPEF MA ANCHE FLAT TAX PER I DIPENDENTI)…

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Estratto dell’articolo di Luca Monticelli per “La Stampa”

 

MAURIZIO LEO E GIANCARLO GIORGETTI - FOTO LAPRESSE

Pensioni anticipate e taglio delle tasse. Nei prossimi mesi il governo si gioca un bel pezzo di credibilità rispetto a due punti fondamentali di quello che era il programma elettorale. A ottobre, al giro di boa dei tre anni della legislatura, per attuare le promesse l'esecutivo dovrà accelerare con la legge di bilancio.

 

Il mantra salviniano di picconare la legge Fornero si è scontrato con la dura realtà: la flessibilità è diventata più rigida e il sistema delle Quote si è rivelato un fallimento. Quest'anno termina Quota 103 (62 anni di età, 41 di contributi e l'assegno soggetto al ricalcolo contributivo) dopo che nel 2024 sono state solo 1.153 le persone che ne hanno usufruito.

 

GIORGIA MELONI STRETTA TRA SALVINI E TAJANI SU POLITICO

Stesso discorso per Opzione donna che lo scorso anno ha garantito la pensione anticipata a meno di 3.500 lavoratrici. L'obiettivo di Quota 41 (in quiescenza con 41 anni di contributi indipendentemente dall'età anagrafica) è sparito dai radar, il nuovo miraggio adesso è una sorta di Quota 89, ovvero 64 anni di età e 25 di contributi per accedere alla pensione anticipata, uno strumento che esiste già per i contributivi puri ma che la Lega vorrebbe estendere anche a chi sta nel sistema misto, e quindi ha iniziato a versare prima del 1996.

 

I tecnici del ministero del Lavoro e del Mef ci stanno lavorando, ma è presto per fare le prime simulazioni. Sicuramente sarebbe un meccanismo oneroso per le casse dello Stato, se non accompagnato da penalizzazioni sull'assegno.

 

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MAURIZIO LEO - GIANCARLO GIORGETTI - FOTO LAPRESSE

Per quanto riguarda il taglio delle imposte, sul tavolo ci sono proposte senza coperture e in contraddizione tra loro. Il governo si è dato un altro anno di tempo per completare la delega fiscale, fino al 29 agosto 2026.

 

Il piano di trasformazione del fisco studiato dal viceministro delle Finanze Maurizio Leo è lungo e complesso, già 16 decreti sono stati approvati in via definitiva, ma tra gli obiettivi del testo originario della riforma ci sono due progetti che ormai sembrano irrealizzabili: l'abolizione dell'Irap e la flat tax per tutti.

 

Se veramente il governo volesse mettere in campo queste due misure dovrebbe cercare le coperture fin da subito, e invece da mesi il centrodestra litiga perché non ci sono i soldi per tagliare di due punti l'aliquota Irpef del 35% per i redditi tra 28 mila e 60 mila euro.

 

PENSIONI

Perché alimentare un derby continuo tra Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia tra la riduzione del carico fiscale sul ceto medio e la rottamazione delle cartelle, quando l'obiettivo è un'aliquota unica per tutti? Perché quello è un obiettivo irrealizzabile in questa legislatura.

 

Tuttavia, il testo della delega parla chiaro e all'articolo 5 prevede «la transizione del sistema verso l'aliquota impositiva unica» per tutti i lavoratori dipendenti. Al momento ci sono due ipotesi di scuola: la flat tax al 15% (come quella leghista che si applica alle Partite Iva) o al 23% (proposta da Silvio Berlusconi nel 2018).

 

Entrambe comporterebbero una mancanza di entrate tale da far saltare il bilancio dello Stato. A meno che, suggerisce l'Istituto Bruno Leoni, il minore gettito dell'Irpef venisse compensato da una mega sforbiciata delle spese fiscali e dall'incremento di altre imposte, tra cui l'Iva. Insomma, non è proprio aria di un intervento del genere, destinato perciò a rimanere scritto nel libro dei sogni.

 

maurizio leo

L'altra grande riforma che non si potrà attuare nel giro di un anno è «il graduale superamento dell'Irap», come prevede l'articolo 8 della delega. L'imposta regionale sulle attività produttive è la fonte principale di finanziamento per il sistema sanitario regionale e vale 27,7 miliardi di euro. [...]

PENSIONI